l’altro si mosse appena, si sentì liberare e si allontanò di scatto. Poteva percepire l’intensa rabbia di Kotaro ma la sua aumentò quando si rese conto di ciò che era accaduto. «E tu che diavolo pensavi di fare venendo qui, pervertito?» gli chiese di getto.
Sentendo Toya che alzava la voce, Kotaro capì che la situazione si stava scaldando. Guardò verso la camera da letto e, vedendo la porta socchiusa, fece un cenno verso l’ingresso, ringhiando: «Continuiamo fuori, prima che si svegli.».
Vedendo che Toya stava per dissentire, lo provocò, sapendo che avrebbe funzionato: «A meno che tu non abbia paura di affrontarmi.», poi sorrise e gli lanciò un’occhiataccia, convinto che l’altro avrebbe abboccato.
«Certo che no, mai far aspettare gli idioti.» mormorò Toya, aspettando e sperando che Kotaro facesse la prima mossa. Era così furioso che avrebbe potuto distruggere l’intero quartiere. Doveva sfogare la frustrazione su qualcuno e poi, dopotutto, era da tempo che cercava un pretesto per fare a pugni con Kotaro.
Entrambi svanirono in una sfocatura e, in un istante, finirono nel cortile vuoto. Quando Kotaro si voltò per affrontarlo, Toya gli sferrò un pugno con la certezza di metterlo k.o., ma ringhiò quando lo vide barcollare senza cadere. Quel tipo non gli piaceva, sotto molti punti di vista. Eppure, sentiva sempre il desiderio di prenderlo a botte. Era come avere un nemico per un amico.
Toya sentì la gelosia assalirlo… il motivo per cui erano sempre ai ferri corti era perché volevano entrambi Kyoko.
Kotaro scosse la testa e guardò il rivale, «Vediamo se ci riesci quando non sono distratto, coglione!» ringhiò, proprio mentre si scagliavano l’uno contro l’altro.
Tutti coloro che avevano la capacità di sentire quei rumori, percepirono il potere dell’impatto.
Kamui li seguì nel cortile e si appoggiò a un muro, osservandoli sotto le luci dei lampioni. Fischiettò per la potenza del pugno di Toya.
“Sembra che il nostro Toya si stia svegliando.” pensò, poi restrinse lo sguardo quando notò la strana ombra proiettata dall’edificio. Scostandosi dal muro, guardò in alto per capire chi ci fosse sul tetto.
Kyou era in piedi sul tetto dell’edificio e guardava giù nel cortile mentre i due lottavano sull’erba. Si accovacciò, osservando il ragazzo infuriato che colpiva il Lycan con più forza di quanto un normale umano potesse avere. Quando entrambi corsero a tutta velocità, capì che nessuno dei due era umano.
Osservò il potere emanato da loro in onde blu fluorescenti. “Il potere degli antichi?” pensò… credeva che lui e Hyakuhei fossero gli unici rimasti con un potere del genere. I suoi occhi iniziarono a brillare mentre continuava ad osservare la lotta.
Toya non si era mai sentito così forte mentre combatteva, e nessuno dei due aveva intenzione di arrendersi. Si scontravano e si allontanavano per poi scontrarsi di nuovo, e sentiva qualcosa dentro di sé risvegliarsi come da uno stato dormiente.
Se avesse potuto vedersi in quel momento, sarebbe rimasto scioccato. I suoi capelli si erano allungati ancora di più e i suoi occhi erano diventati argentati. Si accorse che le unghie si erano allungate ed erano simili ad artigli quando si scagliò verso Kotaro, che lo evitò per un soffio.
Kyou era pietrificato dai movimenti di quel ragazzo che somigliava tanto a suo fratello. Ma era una follia… suo fratello era morto per mano di Hyakuhei secoli fa… lo aveva seppellito lui stesso.
Strinse il cornicione mentre percepiva il potere del Lycan che diventava sempre più intenso. Sapeva che il lupo si stava trattenendo ma, quando la forza dell’avversario era aumentata, era aumentata anche la sua. Kyou ebbe l’impulso di salvare l’ingenuo ragazzo prima che si facesse male.
Nella stanza buia, sotto il suo sguardo attento, Kyoko si mise a sedere sul letto come se fosse stata svegliata da una paura improvvisa. Lo sentiva… qualcosa non andava. La sua attenzione si concentrò sulla finestra, sapendo che proveniva da lì.
Strisciando giù dal letto, corse in quella direzione e aprì le ante. Si sporse dal davanzale in cerca di qualcosa di strano e rimase a bocca aperta quando vide Toya e Kotaro. Erano entrambi in posizione di combattimento e sembravano affannati, come se stessero combattendo già da un po’.
Kyou sentiva il proprio istinto protettivo pulsare sotto la pelle nei confronti di quel ragazzo. Sarebbe saltato giù e lo avrebbe portato via, prima che il Lycan gli facesse male sul serio. Proprio mentre i suoi occhi diventavano rossi e si preparava a saltare, i due avversari caricarono di nuovo.
Un grido acuto impedì qualsiasi altro movimento nell’area: «Toya!». Kyoko urlò poco prima che si scontrassero, «Basta, ti prego!» aggiunse con voce più bassa… senza sapere che tutti e tre avrebbero ascoltato quell’appello disperato.
Sentendo quel nome, Kyou s’inginocchiò sul tetto, afferrandosi di nuovo al cornicione. “Toya? Non è possibile.” pensò, poi distolse lo sguardo dalla ragazza e guardò di nuovo verso il cortile. I due rivali si erano girati a guardarla e lo avevano visto, adesso lo stavano fissando.
Toya ringhiò quando riconobbe la stessa figura che aveva visto fuori dalla finestra poco prima, era un uomo in carne e ossa e lo stava fissando.
Kotaro quasi esplose vedendo Kyou così vicino a Kyoko, ma si bloccò quando notò che l’attenzione del vampiro era concentrata su Toya. Si chiese se Kyou avesse riconosciuto il fratello perduto nell’essere umano che adesso era diventato. Restrinse lo sguardo con sospetto quando sentì Toya sussurrare con rabbia: «Sei tu!».
Kotaro guardò di nuovo la figura che torreggiava sul tetto, il luccichio dei capelli argentati quando la luce della luna illuminò Kyou lo fece esitare. Era possibile che Toya avesse ricordato Kyou in qualche modo? Anche se era il fratello immortale del suo amico… era sicuro lasciarlo avvicinare a Kyoko? Kotaro non aveva idea di dove fosse stato finora né se Hyakuhei avesse ancora il controllo su di lui.
Kyoko si accigliò quando notò che Toya che Kotaro non la stavano neanche guardando. Avendo la brutta sensazione che ci fosse qualcosa sul tetto, si sporse dalla finestra e si girò per guardare nella direzione in cui stavano guardando loro.
Proprio mentre intravedeva dei capelli argentati e un soprabito nero, sentì gridare: «Kyoko, no!». Toya aveva urlato per avvertirla, non si fidava della strana figura sul tetto proprio sopra di lei.
Spaventata, Kyoko non ebbe neanche il tempo di gridare che scivolò dalla finestra e cadde nel vuoto.
Toya sentì il cuore fermarsi quando la vide cadere e, in un istante, raggiunse il punto in cui sarebbe atterrata, pronto ad afferrarla. All’improvviso lo sconosciuto sul tetto e lo scontro con Kotaro non avevano più importanza. Tutto quello che contava era Kyoko e lui doveva salvarla.
Kotaro sapeva di poter saltare abbastanza in alto da afferrarla prima ancora che si avvicinasse al suolo… o alle braccia tese di Toya. Ma, proprio mentre stava per muoversi, Kyou balzò dal tetto e si fiondò su Kyoko come una nuvola scura.
I loro sguardi s’incrociarono mentre la ragazza cadeva all’indietro e la afferrò senza esitare, come se lei gli stesse sfuggendo intenzionalmente. L’istinto gli diceva di non lasciarla cadere… né scappare.
Sembrava che tutto accadesse al rallentatore. Kyoko non riusciva a distogliere lo sguardo da quel viso pallido e da quei capelli argentati circondati dall’oscurità mentre lui le si avvicinava sempre di più. Poi si sentì afferrare e stringere contro un corpo sodo… non stava più cadendo, adesso era sospesa a mezz’aria.
«Ancora tu.» sussurrò, trovando strano il fatto di non avere paura di lui.
Toya era immobile mentre osservava l’uomo dei suoi incubi che salvava Kyoko dalla caduta. Digrignò i denti quando li vide levitare invece di scendere verso il marciapiede. «Maledizione, no! Bastardo! Riportala qui!» gridò con un pugno alzato, rimpiangendo di non poter volare mentre cercava di rincorrerli.
Le sue grida destarono Kyoko dallo shock. Si accigliò e si spinse contro il petto di quell’uomo sensuale che la teneva così stretta. Girando la testa il più possibile, vide Toya e Kotaro che correvano e si rese conto che… stava volando.
Allungò