drin!», Kyoko sussultò, poi alzò un sopracciglio e mormorò: «Spero che sia Suki così posso dirle quanto odio essere comandata a bacchetta!». Prese il telefono e rispose ad alta voce: «Pronto?».
Toya sorrise per il suo tono, «Ehi, tua madre non ti ha insegnato ad essere educata quando rispondi al telefono?».
Kyoko aveva voglia di aprire la finestra e far cadere il telefono nel vuoto. «Perché nessuno vuole lasciarmi finire di fare il bagno, oggi?» piagnucolò, sbattendo un piede a terra, e facendo strisciare l’aria fresca sotto la vestaglia.
Il ghigno di Toya svanì mentre la sua immaginazione si scatenava e delle visioni erotiche iniziavano a danzare nella sua mente. «Sei nu…» s’interruppe prima di chiederle se era nuda e, scacciando quel pensiero, fece un respiro profondo per calmarsi, nella speranza di tenere sotto controllo i suoi ormoni ormai infuriati. “Accidenti, che bella immagine…” pensò.
Kyoko si accigliò, chiedendosi se lui non fosse accanto a Suki in quel momento.
Toya riprovò: «Ehm, non importa. Ascolta, stasera andiamo al cinema, perciò preparati.».
Lei restrinse lo sguardo, quella doveva essere la giornata di chi dava ordini. «Stasera sono impegnata.» gli disse. Naturalmente il suo piano era quello di stare in ammollo nella vasca da bagno e poi guardare un film sul divano. Magari si sarebbe anche addormentata, senza nessuno che le dicesse di uscire.
«Che cosa?! Annulla tutto, tu esci con me!» le ordinò Toya, irritato che lei non facesse quello che voleva lui… come se non fosse sempre così.
Kyoko chiuse gli occhi e scostò il telefono, ripetendo a se stessa: “Non buttarlo fuori dalla finestra, non buttarlo fuori dalla finestra.”. «Toc toc.»… Kyoko si voltò verso la porta. “Adesso lo lancio a chiunque stia bussando a quella dannata porta!” gridò mentalmente, sentendo il suo lato cattivo che sogghignava.
Si diresse con calma verso la porta e la aprì, poi sbirciò per vedere chi fosse. «Kotaro.» sussurrò quasi senza fiato, poi chiuse la bocca con aria colpevole, sperando che lui non se ne fosse accorto.
Gli occhi di Kotaro s’illuminarono e si oscurarono al tempo stesso quando la porta si aprì. Era contento di vedere che Kyoko stava bene… e che non era completamente vestita. Rimase perplesso per il modo in cui aveva pronunciato il suo nome. Premendo la mano contro la porta, la aprì con il suo solito sorriso fiducioso mentre le passava accanto… quasi toccandola.
«Come sta la mia ragazza, oggi?» le chiese, entrando nell’appartamento come se fosse suo.
“Non commetterò nessun omicidio e non lancerò il telefono.” continuava a ripetersi Kyoko mentre lui la guardava con quel sorriso mozzafiato. All’improvviso le sembrava che l’aria condizionata avesse smesso di funzionare.
Come faceva quel tipo, che poteva essere descritto come il sesso in persona, ad influenzarla in quel modo? Le veniva sempre la voglia di gettarlo a terra e lanciarglisi addosso. Scuotendo la testa, sussultò quando si rese conto che la vestaglia si era aperta un po’. Non si vedeva niente ma aveva comunque troppa pelle scoperta, e arrossì.
Toya s’irrigidì quando sentì il campanello e poi la voce di Kotaro. Gridò al telefono per attirare l’attenzione di Kyoko: «Accidenti, Kyoko! Che diavolo ci fa Kotaro lì?». Poi s’interruppe, arrabbiato per il fatto che la guardia di sicurezza si fosse presentata di nuovo nell’appartamento della sua Kyoko.
Kyoko fece una smorfia quando l’urlo del telefono risuonò forte e chiaro nel soggiorno. Guardando l’orologio da parete, capì che doveva iniziare a prepararsi, altrimenti Suki sarebbe stata la prossima a bussare alla porta. Adesso ne aveva abbastanza. Si voltò e si avvicinò al ripiano con l’intenzione di riagganciare il telefono.
Lo prese e gridò: «Ci vediamo più tardi!». E uno era sistemato.
Kotaro sorrise, sapendo che era stato Toya a gridare. Il suo sguardo si posò sulla seta che avvolgeva Kyoko come una seconda pelle e non poté fare a meno di avvicinarsi. Chiuse lentamente gli occhi per un istante mentre inspirava profondamente, adesso il suo corpo era a pochi centimetri. Il pensiero di toccarla senza contatto gli faceva venire voglia di stringerla.
Si sporse in avanti avvicinandole la bocca all’orecchio, prima di sussurrare il suo nome. Le sue labbra si ammorbidirono, così come i suoi occhi blu di ghiaccio. Spesso desiderava che lei ricordasse il passato… e quanto erano vicini un tempo. Che cos’avrebbe fatto se avesse ricordato che avevano vissuto insieme? Lui, lei e Toya… affinché entrambi potessero proteggerla.
Kyoko rimase senza fiato mentre sentiva i brividi sul collo e sulla guancia. Era abbastanza difficile rimanere lucida con lui così vicino e le sembrava che la stesse toccando anche se non lo stava facendo. Ricordando cosa stava facendo nella vasca, arrossì.
Continuò a voltargli le spalle per nascondersi e scacciò il ricordo del bagno. Chiudendo gli occhi, lottò contro l’impulso di appoggiarsi a lui e dovette afferrarsi al ripiano per farlo.
Kotaro aveva voglia di intrappolarla lì tra le sue braccia ma si trattenne. Sentiva il profumo del bagnoschiuma che aveva usato, ma un altro odore attirò la sua attenzione… eccitazione? Sentendosi indurire, si scostò da lei.
Passandosi una mano tra i capelli, si mise a distanza di sicurezza, sforzandosi di ignorare la scossa nel suo stomaco… Perché era tornato di nuovo lì? Era qualcosa di importante.
Sentiva il proprio istinto protettivo che scalciava per ricordargli la notizia che aveva ricevuto. «Passi la serata con me?», il tono innocente della domanda nascondeva un doppio significato.
Kyoko respirò piano ancora una volta, pronta a combattere i propri sentimenti. Sarebbe stato troppo pericoloso stare da sola con lui. All’improvviso aveva voglia di ringraziare Suki per averla costretta ad uscire.
Vedendo il suo cipiglio, Kotaro aggiunse rapidamente: «Possiamo fare quello che vuoi. Noleggiare un film e stare a casa… o uscire.».
«Noleggiare un film e stare a casa…» ripeté Kyoko, pensando che era esattamente quello che voleva fare. Poi, notando gli occhi di Kotaro che s’illuminarono, si corresse subito: «Era quello che volevo fare, se non fossi stata trascinata nei piani di qualcun altro. Mi sarebbe piaciuto restare sveglia a guardare film con te ma mi dispiace, non posso.». Sorrise per scusarsi, imprecando mentalmente per essersi persa una serata piuttosto calda con quel bel fusto.
Kotaro afflosciò le spalle ma sorrise, sapendo che lei non voleva ferirlo. Capì che lei voleva che restasse e si chiese come mai… aveva il suo stesso desiderio? Per lui, Kyoko era la gemma più preziosa della Terra e avrebbe fatto il possibile per farla sorridere e proteggerla allo stesso tempo.
Dopotutto, aveva aspettato più di mille anni solo per rivederla.
Volendo assicurarsi che fosse fuori pericolo, le chiese: «Allora, che programmi hai? Magari potrei unirmi.». Le fece un sorriso birichino, sperando che funzionasse, altrimenti avrebbe potuto seguirla…
Kyoko sapeva che Suki non sarebbe stata d’accordo, una “serata al femminile” era un’uscita di sole donne. Sapeva anche che, se Kotaro avesse scoperto che uscivano da sole, si sarebbe accodato presentandosi per caso. L’aveva fatto parecchie volte.
Toya era invadente, mentre lui cercava sempre di essere discreto, anche se, quando erano nella stessa stanza, sembravano comportarsi quasi allo stesso modo e si punzecchiavano costantemente. Entrambi avevano un cuore d’oro e lei lo sapeva. In un certo senso li amava entrambi… così tanto da stare male, ecco perché aveva deciso di non scegliere nessuno e rimanere single, per il momento. Onestamente, non voleva ferire i sentimenti di nessuno dei due.
Ma sapeva per certo che, se Kotaro avesse creduto che sarebbe uscita con Toya, non si sarebbe preso la briga di seguirla. O almeno così sperava.
«Mi dispiace ma ho un appuntamento con Toya, ti prometto che sarà per un’altra volta.» gli disse, poi abbassò lo sguardo, sentendosi a disagio per la bugia, ma era l’unico modo per toglierselo di torno. Notò che lui fece un passo avanti e quindi indietreggiò, mordendosi il labbro inferiore quando rimase bloccata dal tavolo.
Kotaro sentì