mentre le braccia si muovevano su e giù con vigore. Era giovane, in perfetta forma e chiaramente un runner esperto.
Zoe completò a stento cinque passi prima di capire che non avrebbe avuto la minima speranza di raggiungerlo.
Nella sua mente, il campus si dispiegò davanti a lei come una mappa, topografia e angoli di pendenza inclusi. Il ragazzo stava serpeggiando a sinistra, dirigendosi verso un gruppo di piccoli edifici che punteggiavano il margine del campus. Alle loro spalle c’era una recinzione, costruita per garantire una barriera tra il college e la città circostante.
Zoe pensò più velocemente di quanto riuscisse a correre. Il tragitto del ragazzo avrebbe necessariamente dovuto curvare, seguendo la linea della recinzione, prima di poter raggiungere un cancello per il passaggio pedonale; questo se avesse portato con se la sua tessera studentesca, che lei sapeva sarebbe stata necessaria per uscire da lì, proprio vicino a diverse strutture del college.
“Stagli addosso!” urlò, vedendo Shelley con la coda dell’occhio mentre si staccava a destra. A quella velocità, lui l’avrebbe seminata senza alcun dubbio. Ma Zoe poteva percorrere una distanza più breve nello stesso intervallo di tempo e, calcolando la velocità in chilometri all’ora del ragazzo rispetto alla sua, capì che avrebbe potuto raggiungerlo in prossimità del cancello.
Ma soltanto se avesse tagliato in linea retta, attraversando un cortile interno aperto, uno stretto corridoio tra due edifici, e poi il parcheggio retrostante.
E soltanto se qualcuno non le avesse intralciato la strada.
Zoe spinse ulteriormente le braccia e le gambe, accelerando nonostante pensasse di aver già raggiunto il suo limite, lottando contro l’aria fredda della sera che fluiva nei suoi polmoni. Non era frequente, negli ultimi tempi, che dovesse affrontare una vera e propria sfida atletica. E lei non era giovane quanto lui. Ma si sforzò comunque, con l’intenzione di essere dannatamente sicura che sarebbe arrivata lì in tempo, anche se ci fosse stato un ostacolo sulla sua strada.
Attraversò il cortile di volata, poi fu la volta del corridoio, il sottile valico fortunatamente libero da qualsiasi altro corpo che potesse ostacolarle la corsa. Il terreno sotto i piedi mutò, passando alla ruvida, stridente sensazione dell’asfalto, che punì i suoi piedi per aver scelto di indossare delle semplici scarpe formali al posto delle scarpette da ginnastica.
Zoe non riusciva ancora a scorgere la recinzione dall’altra parte degli edifici, ma vide il cancello. Scattò in avanti con un’altra scarica di adrenalina. Se non fosse arrivata in tempo …
CAPITOLO OTTO
Non c’era tempo da perdere. Zoe diede un’intensa spinta finale, forzando il suo corpo oltre il suo limite di sopportazione naturale.
Il cuore di Zoe batteva in sintonia con i suoi piedi mentre attraversava il parcheggio, e la donna si fermò di schianto quando andò a sbattere contro un altro corpo. Allontanò istintivamente le braccia per mantenere la presa su di lui, e spinse Jensen Jones contro la recinzione di tre metri in modo che non potesse usare il vantaggio offerto dalla sua costituzione fisica per scappare.
Shelley si trovava a poca distanza. Era pesantemente a corto di fiato e rossa in viso, con ciocche di capelli che sfuggivano dal suo chignon, ma era lì. Aiutò Zoe a mettere un paio di manette ai suoi polsi, dietro la schiena, mentre ansimavano avvisi riguardanti il fatto di fuggire dalle forze dell’ordine e il diritto a interrogarlo. Lui si limitò ad abbassare la testa, cercando di riprendere fiato a sua volta.
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