andava spesso in giro. Il perché di questa lugubre scelta è molto semplice: si trattava di luoghi sacri, tranquilli e un po' fuori mano, posti in cui neanche la più scatenata testa calda del circondario sarebbe partita con invettive…o peggio. Col tempo, la figura di Ike viene " assorbita e tollerata" e iniziò a far parte del paesaggio. Le sue brevi scorribande lo portano a Martinsville, dove abitava il fratello Herman e dove lui si fermava spesso in un locale all'epoca chiamato ONE STOP perché l'intera zona aveva un' unica fermata d' autobus. Proprio qui avviene il fatidico incontro tra Zimmerman e Johnson.
A sentire le testimonianze Robert era senza un soldo e si era fermato nel bar per rifocillarsi e suonare un po'. I due si piacquero subito e Ike invitò il ragazzo squattrinato, che dimostrava un grande amore per la chitarra e una forte volontà di imparare a suonarla, a casa sua. Johnson ci rimarrà un intero anno. L'intera famiglia Zimmerman si affezionò al ragazzo e i bambi ni giocavano con lui. La sera si riunivano tutti intorno al fuoco per suonare delle ballate tradizionali o anche delle canzoni tipiche della famiglia Zimmerman. A sentire le testimonianze dei figli, pare che le famose Ramblin' on my mind e Come on into my kitchen , pubblicate da Johnson, erano in realtà canzoni composte da Ike di cui poi Johnson s’impossessò.
Comunque sia i due si davano molto da fare: di sabato e di domenica salivano a piedi per una strada sterrata attraverso i boschi, attraversavano un incrocio (!) e poi si incamminavano a destra per entrare in un cimitero dove si esercitavano a suonare, sia di giorno che di notte. Anzi, molto più di notte, visto che il buon Ike di giorno lavorava come operaio per mantenere la famiglia! A volte Robert tornava dalla moglie Callie...ma per brevissime pause. Oltre alla chitarra sembra che Zimmerman lo abbia aiutato ad affinare l'arte dell'armonica e che sia stato co- autore di molte canzoni fra quelle poi furono incise per la Okeh, qualche anno dopo.
In breve cominciarono ad esibirsi in " duelli musicali" in tutta la zona tra Juke e Martinsville: si sfidavano a colpi di chitarra in mezzo alle strade e infine partirono per il Texas, dove le loro strade si divisero. Robert tornò al nord a stupire i suoi colleghi musicisti con le acquisite abilità, e Ike poi lasciò Beauregard per trasferirsi con la famiglia prima a Los Angeles e infine a Compton, in California, dove intraprese un' attività pastorizia. Non smise mai di suonare il blues e morì serenamente nel suo letto nel 1974.
Una rarissima foto di Ike Zimmermann quando faceva da mentore al giovane Johnson.
Tutto qui? E allora, il Patto col diavolo?
Diciamo che, se proprio non vogliamo tirare in ballo il povero DOCTOR FAUST, l'idea di vendere la propria anima al Maligno...è storia vecchia! L'intera tradizione Afro-Americana e anche quella Europea è piena di riferimenti a questa pratica; basti ricordare il famoso racconto di Irving Washington Il diavolo e Tom Walker del 1824, oppure Il Diavolo e Daniel Webster di Stephen Vincent Bennet del 1936. E che dire di uno degli illustri predecessori di Robert Johnson, il musicista nero TOMMY JOHNSON che, triste e alcoolizzato e sulla scia dell' altrettanto fuso CHARLIE PATTON, se ne andava in giro per il Mississippi urlando la sua BIG ROAD BLUES?
E se proprio vogliamo dirla tutta, non fu ancora Son House a sottolineare la " familiarità " tra la storia di Robert Johnson e quella del bluesman di St. Louis PEETIE WHEATSTRAW, che si autoproclamava " Figlio legittimo di Satana?" Infine, se vogliamo
attingere alle storie di casa nostra, che ne dite di Nicolò Paganini e di molti suoi brani che si diceva gli fossero stati dettati dal demonio ?
Insomma, fare di un acquisito talento nato da un duro impegno e da una predisposizione innata una Leggenda, e ricamarci su per vanagloria da parte di Robert Johnson e ampliare quest’immagine per puri fini commerciali da parte delle etichette che lo produssero, non fu difficile. Peccato che poi il musicista DANNATO si sia strozzato da solo alimentando le sue stesse favole!
Ecco Tommy Johnson, il primo Figlio del Diavolo delle paludi del delta. Eppure la figura di questo musicista alcoolizzato non creò problemi alla comunità nera dell’epoca: perché? Lo vedremo in seguito.
Comunque ,il suo comportamento non era certo edificante: intrattenutosi in lieti convegni sessuali con la signorina Virginia Mae Smith già due mesi dopo la morte della sua povera moglie, ingravidata costei di un figlio che non volle mai riconoscere e fuggito in gran segreto per sposarsi con la benestante e pluri- divorziata Callie Craft, di dieci anni più grande, per soli motivi economici, disseminava ovunque rancori, dissidi e cuori spezzati.
A differenza di molti bluesman che si ficcavano nel letto di chiunque al solo scopo di ricavarne qualche spicciolo, una bottiglia e un po' di calore, Robert Johnson metteva a frutto le sue doti amatorie con il calcolo preciso di un uomo d'affari, vendendosi a chi offriva di più. Non considerava disdicevole farsi mantenere da donne anziane e danarose, che seduceva, sfruttava e il più delle volte malmenava, per infine abbandonarle quando trovava di meglio. IL suo secondo matrimonio finì… quando Callie si ammalò ( alcuni dicono per un aborto o un figlio nato morto) ed era necessario starle accanto. Dalla sera alla mattina Robert la lasciò per accompagnarsi nelle sue scorribande ad una stellina di passaggio..
Tra il 1932 e il 1933 lo troviamo spesso in viaggio: faceva l'autostop o saliva sui treni come clandestino, e talvolta prendeva anche l'autobus. Per un breve periodo si stabilì ad Helena, in Arkansas, iniziando a fare proseliti tra i musicisti del luogo come Howlin' Wolf, Honeboy Edwards, Memphis Slim, Robert Nigthawk, Sonny Boy Williamson, solo per citarne alcuni. Intrecciò anche una relazione ( ancora?) con la bella Estella Coleman, aiutando poi il figlio di lei, il futuro bluesman Robert Lockwood Jr. a prendere la strada del successo.
Un maturo Robert Lockwood nel 1940...
Ma il suo compagno preferito di peregrinazioni fu Johnny Shine, col quale arrivò fino a New York e in Canada.
Troviamo traccia di questa sua preferenza in una foto che risale forse al 1933 e che ha fatto il giro del mondo come " la terza sconosciuta foto del grande Robert Johnson"....
IL MISTERO IN UNA FOTO
Dalla polvere ad Ebay
La storia di questa foto è estremamente singolare: scoperta per caso su Ebay nel 2007 da un collezionista, pubblicata sulla rivista Vanity Fair nel novembre 2008, fu infine autenticata nel gennaio 2013 dopo lunghe e attente dissertazioni sulla sua originalità. Ciò che faceva dubitare, a parte l’espressione del giovane Robert che qui non sembra avere proprio NULLA di demoniaco, è che i bottoni della giacca di Shines sembrano essere al ” femminile”. A meno che il giovane Shines non usasse indossare la giacca della sorella è dunque ipotizzabile che la foto originale fosse ” girata ” e che quindi il musicista individuato come Johnson fosse in realtà mancino, altro punto a favore riguardo la sua natura.. Luciferina !
Ecco la foto di prima girata nel verso giusto
Fino a quel momento, infatti, le uniche due foto “confermate ” erano quelle in possesso della sorellastra di lui Carrie, che sono poi quelle che ben conosciamo; in entrambe Johnson NON appare affatto mancino. Allora come stanno realmente i fatti?
Abbiamo varie testimonianze di Johnny Shines in merito. Sappiamo che quest’ ultimo si accompagnò a Johnson per un paio d’anni, dal 1933 al 1935 c.a. e che entrambi girarono in lungo e in largo per il Delta secondo le migliori tradizioni dei Ramblers. Shines non parla mai del presunto mancinismo dell’ amico ma narra minuziosamente di come Johnny amasse suonare il Blues di schiena rispetto agli altri musicisti , mentre si girava tranquillamente