Patrizia Barrera

Robert Johnson Figlio Del Diavolo


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sua mania di girarsi di schiena è ben confermata an‐ che da Son House che, come al solito, la colora di voodoo . ” Egli non voleva che gli altri musicisti lo guardassero negli occhi mentre suonava e si voltava di schiena, probabilmente perchè nessuno potesse strappargli il segreto della velocità delle sue esi‐ bizioni. Si sa che al diavolo non piace essere guardato in faccia! ”

      Ecco, bastano frasi come queste per alimentare una leggenda! Molto più semplice ipotizzare un mancinismo contrastato, un’ipotesi questa che spiegherebbe in parte anche i mal di testa infantili di Johnson, le sue difficoltà di concentrazione, l’ irritabilità e il non voler frequentare la scuola.

      Il mancinismo è stato per secoli considerato un ” segno demoniaco” e non pochi individui finirono sul rogo durante il periodo dell’Inquisizione per questo motivo!

      Perfino in epoca moderna ( e sto parlando della metà degli anni ’70) si tendeva a correggere questa diversità fasciando la mano del bambino e stimolandolo a scrivere con la destra!

      Se quindi rapportiamo l’ essere mancini agli inizi del ‘900 in America, sul Delta, presso una comunità nera e in un bambino ” bastardo” ( quindi figlio della colpa, marchiato già di suo) che per giunta una volta cresciuto ” va a fare il blues”…beh, possiamo comprendere l’ enormità del carico psicologico ed emotivo che ha accompagnato il giovane Johnson per tutta la sua breve vita. In questa ottica è facile supporre che le improvvise capacità imputate al patto col diavolo fossero semplicemente un riappropriarsi del mancinismo perduto, forse proprio su stimolo del suo maestro Zimmerman, che aveva saputo leggere nell’ animo tormentato del ragazzo.

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      Un anziano Ike Zimmermann nel 1974, due mesi prima della sua morte.

      Quindi, musicalmente parlando, assistiamo ad un vero e proprio sdoppiamento di Robert Johnson: da un lato un artista in grado di suonare qualsiasi cosa gli si chiedesse in qualunque stile, una capacità tipica dei ramblers che dovevano adattarsi ai variegati gusti degli avventori dei bar; dall’ altro un artista che faceva volare le dita sulla chitarra suonando il blues ..di schiena..

      Nel primo caso c’è sicuramente l’ acquisizione di un ” metodo” che, se per Son House e altri musicisti di razza era innato, in Johnson era frutto di un impegno costante e disciplinato; nel secondo c’è invece il senso di liberazione del Blues, che viene quindi eseguito secondo la propria natura mancina e che viene mantenuto nascosto agli altri, per i motivi che abbiamo detto.

      D’ altra parte, che Johnson fosse un dissociato e un alienato è ampiamente documentato: Shines riferisce di quanto l’amico fosse affabile e gentile col pubblico e violento e manesco in privato, soprattutto con le donne che maltratta, malmena e abbandona.

      “Spesso scompariva proprio mentre stavamo suonando e mi lasciava solo – narra Shine – stava fuori dei giorni interi senza dare sue notizie, poi tornava come se nulla fosse. Io sapevo che amava mettersi nei guai, circuire le donne sposate e più di una volta ha fatto a botte con i loro mariti. Qualche volta è stato sbattuto in prigione per un paio di notti per ubriachezza molesta e risse. All’inizio era bello viaggiare con lui, fare su e giù per i treni, suonare dovunque avessimo voglia. Johnson era amato dalla gente, poiché sapeva soddisfarla in tutto e per tutto. Ma quando ha cominciato a darci dentro con le donne è cambiato. Sfogava la sua rabbia su qualsiasi donna gli arrivasse a tiro, la picchiava a morte e poi veniva a suonare con me.

      Mi diceva ” Ah, picchiare una donna mi fa stare meglio!” e in realtà quasi tutte le canzoni che scriveva parlavano di donne. A un certo punto la convivenza con lui diventò impossibile e ci separammo. ”

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      Un maturo Johnny Shine, anni dopo la morte di Johnson… che suona le canzoni dell’amico.

      Nel 1936 Johnson era tormentato dal desiderio di incidere le sue canzoni e di entrare nel mercato discografico. Si dette molto da fare , quindi, per farsi ricevere da HC Speir, un talent - scout bianco che gestiva un negozio di dischi sul Mississippi e che aveva già scoperto grandi talenti come Charlie Patton, Skip James, Tommy Johnson e Son House. A quanto si dice, Speir riconobbe al volo le capacità di Johnson ma, per una antipatia d’impatto, preferì passarlo a Ernie Oertle, un altro TC che si offrì di portarlo a S. Antonio nel novembre ’36 per fare una sessione di prova.

      Ciò avvenne nella stanza 414 del Gunter Hotel , dove la Brunswick Record aveva impiantato uno studio di registrazione ” volante “, come si usava all’ epoca.

      Insieme a Johnson, infatti, c’erano uno stuolo di musicisti raccattati qua e là sul Delta, Messicani soprattutto , e perfino la Wagon Gang Chuck , un gruppo musicale molto gettonato in quel periodo nei locali del Delta. Qui Johnson, come riferisce Oertle, “registrò accucciato e di schiena, tanto che faticai non poco a posizionare i microfoni “

      Tuttavia Oertle non si meraviglia più di tanto: era abituato alle manie dei Bluesman e ai loro rituali e pensò che Johnson stesse semplicemente cercando ” l’angolo di carico”, cioè il modo migliore per tirare fuori il suono.

      In questa prima sessione furono registrate, tra le altre,, l’ COME ON INTO MY KITCHEN, KINDHEARTHED WOMAN, CROSSROAD BLUES e TERRAPLANE BLUES, l' unica di cui Johnson ascoltò la registrazione e che divenne un grande successo, vendendo nella prima settimana ben 5000 copie, un vero record per l’epoca!

      In questa prima esperienza di prova troviamo un ciclo di canzoni sicuramente legate al Sud rurale, viscerali e d’ impatto, considerate da sempre ” la più vera espressione del malinconico Johnson”. Tra queste si distingue Kindhearted Woman per la sua complessità e per una maggiore ricerca del suono; il testo è sicuramente molto più articolato delle altre e non a caso per anni, unitamente a Crossroads blues, divenne quasi il vessillo distintivo dell’artista.

      Una seconda sessione fu poi fatta nel 1937 direttamente a Dallas nel Vitagraph Building sito in 508 Park Avenue, dove la Brunswick Record aveva il suo Quartier Generale.

      In tutto 29 canzoni, più alcune prove incompiute e delle registrazioni scartate, per un totale complessivo di 41 incisioni. Un numero esiguo di brani che tuttavia costituiscono un prezioso patrimonio per la musica mondiale.

      Comunque, quello di Robert Johnson fu un successo POSTUMO. Benché apprezzato come musicista, le sue capacità di innovazione non furono ben comprese all’ epoca e non fu certo la sua prematura morte a relegarlo in un immediato oblio che lo nasconderà alla critica per circa trent’ anni. Nel 1938, periodo del suo massimo successo, se chiedevate a qualcuno per strada Chi è Robert Johnson? non avrebbe saputo rispondervi; però avrebbe saputo descrivervi quanti capelli in testa aveva Son House. Tuttavia il suo nome cominciava a farsi strada tra gli esperti del settore visto che proprio quell’ anno il famigerato John Hammond , produttore della Columbia Records, lo aveva messo sotto contratto per la prima edizione del poi famosissimo ” Da Spiritual a Swing ” alla Carnegie Hall di New York, come dire la consacrazione ufficiale del giovane Johnson! Pensate che, quando si seppe della sua morte, con Big Bill Broonzy che lo sostituiva sul palco, vennero osservati due minuti di silenzio e fatte suonare due delle sue ultime registrazioni, tra una folla attonita e in lacrime.

      Se solo avesse resistito a non farsi uccidere per soli altri due mesi, quella sera Johnson si sarebbe goduto il suo meritato successo!

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      Ecco la copertina del disco del famoso evento a cui Johnson non potè partecipare.. Notate l' elenco incredibile di nomi illustri.

      Come si spiega allora questa sua scarsa popolarità tra la gente comune?

      Robert Johnson in realtà NON FU MAI famoso in vita, e la sua produzione appare irrisoria rispetto a quella degli altri Bluesman dell’epoca. Ma rientrò in auge , e si può dire fu riscoperto, negli anni ’60 con la nuova