Rebekah Lewis

L'Ascesa Di Mercurio


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stata di grande aiuto.

      Al momento dell'intrusione, il centauro lasciò cadere il piatto, spargendo fragole nella pozza di riflessione mentre inciampava sui suoi quattro piedi, tirando un arco e una freccia dalla faretra sulla sua schiena. I ciuffi di capelli sui gomiti corrispondevano alla lunga treccia rossastra che pendeva lungo la schiena. Cicatrici increspate incrociavano il suo corpo di cavallo marrone dorato, lasciate dagli umani che avevano tentato di ucciderlo. Gli umani erano riusciti ad afferrarlo ma Artemide l’aveva salvato e aveva punito gli umani. Hybris aveva sempre rispettato la dea per aver salvato il centauro, anche se gli aveva regalato l'ambrosia per renderlo il suo servitore eterno. Non sembrava preoccuparsene però.

      Artemide strillò mentre le fragole la colpirono e la maggior parte schizzò nell’acqua. "Per amore di Ade, Xylon, ti ho detto mille volte di non far cadere il cibo nella mia piscina. Frigge e diventa nebulosa. Ariston e Lily lo stavano facendo di nuovo nel fiume. Oh". Artemide li notò finalmente. "Non vi ho sentito entrare". La porta era stata mostruosamente rumorosa. Lei era troppo concentrata sul suo atto di voyeurismo per notare gli intrusi.

      "Artemide", disse Hermes. Inclinò leggermente la testa per sembrare rispettoso. Pfft. Dopo essere entrato. Quanta premura.

      "Hermes", rispose lei, poi il suo sguardo si spostò su Hybris e si accigliò. "E tu".

      "Io", disse Hybris divertita. Nessuno era mai sembrato granché entusiasta di vederla. Come se le importasse. Lei soffocò l'impulso di calciare una fragola ribelle nella piscina mentre passava, ma si trattenne. Non c'era bisogno di causare agitazione. Artemide non aveva fatto nulla per offenderla. Ancora.

      "Cosa vi porta nel mio tempio?" Artemide tentò di nascondere la sua agitazione dietro un sorriso allegro. Si passò i lunghi capelli biondi argentati sopra la spalla. "Vi offrirei le fragole, ma questo stupido le ha lasciate cadere tutte". Lei lanciò a Xylon uno sguardo cattivo, che lo fece precipitare nella piscina per raccogliere la frutta caduta. L'acqua era alta fino al ginocchio.

      "Ho un favore da chiederti". Hermes scoccò un’occhiata e le porte sbatterono dietro Hybris. Lui riapparve un secondo dopo sulla sedia a sdraio che Artemide aveva sistemato sull'estremità opposta della piscina.

      "Vorrei che non volassi in giro come un insetto minaccioso. È irritante". Artemide si alzò in piedi e poi camminò sul pavimento di marmo, la fronte corrugata per la concentrazione. "Riguarda mio fratello, vero? E la ninfa?"

      "Come hai fatto ..." iniziò Hybris, ma Hermes la interruppe con un gesto della sua mano. Lei avrebbe cercato vendetta per tutta l'arroganza con la quale inaspettatamente la trattava. Forse gli avrebbe strappato gli occhi che avrebbero visto fuori del suo corpo mentre lei gli dava un calcio nel culo. Nah. Perché rovinare uno smalto perfetto, glamour o no.

      "Sì", rispose Hermes ad Artemide, interrompendo le fantasie violente di Hybris.

      "Ma ... Zeus te l’ha proibito", avvertì Hybris. "in modo esplicito".

      Artemide alzò un sopracciglio e si rivolse a Hermes. "E’ così, vero? E tu vieni qui a chiedere il mio aiuto sfidando non solo mio fratello, ma anche Zeus?"

      "Ovviamente no". Lui sorrise. "Lui ha affermato in modo esplicito di non interferire con i satiri. Sto interferendo con una ninfa".

      "Quella particolare ninfa significa moltissimo per un satiro. Salvarla interferisce con un satiro". Hybris incrociò le braccia, sfidandolo a discutere. Non era una sciocca. Qualunque cosa lui avesse fatto, avrebbe creato problemi. Artemide la raggiunse accanto alla piscina e imitò la sua posa. Lei pensò che la dea bionda non la stesse deridendo intenzionalmente, ma Hybris si costrinse a non rivelare come la vicinanza di Artemide la infastidisse. Spingere via Artemide sarebbe stato controproducente.

      "Cos'è questo? Voi due state insieme contro di me?" Hermes sollevò i piedi da terra e si rilassò sulla sedia. "Quindi questo è ciò che sentiva Ariston". Sghignazzò per qualcosa che solo lui ricordava.

      Xylon fece un gran trambusto mentre usciva dalla piscina con le fragole mollicce e uscì dall'uscita posteriore per buttarle. Inalterata, Artemide inclinò la testa di lato e guardò Hermes. Quindi lei fece cenno a Hybris di sedersi su una delle altre sedie - non che Hybris aspettasse che gliela offrisse - e ne prese un'altra per sé, sollevando la vestaglia quel tanto da permetterle di incrociare delicatamente le gambe.

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