a canticchiare per la vittoria e iniziò a spogliarsi lanciando i vestiti per aria. “Molto probabilmente troverò qualcosa appeso al ventilatore, dopo.” pensò tra sé, poi scrollò le spalle ed entrò in acqua.
Scivolò giù, lasciando che le bolle le accarezzassero il collo e le spalle. I suoi occhi verde smeraldo, che a volte diventavano burrascosi in un istante, brillavano di contentezza.
I suoi capelli erano raccolti in modo spettinato e la sua pelle setosa era nascosta dalla schiuma. Si sentiva felice e tutto quello che voleva fare davvero era rilassarsi per il resto della giornata. Un po’ di musica soft in sottofondo, alcune candele profumate accese in tutto il bagno ed ecco l’ambiente perfetto.
Chiuse gli occhi, sapendo che avrebbe rivisto presto la sua immagine... come se la stesse aspettando. Quello era un suo segreto.
Gli occhi color ghiaccio la guardavano nella sua mente. Lo sognava così tante volte, di notte, che adesso lo vedeva anche di giorno. Più sprofondava nel sogno, più diventava reale finché non le sembrò che lui fosse davvero lì... inginocchiato accanto alla vasca.
Lui accennò un sorrisetto sensuale mentre allungava una mano per toglierle l’asciugamano... i suoi occhi erano luminosi come una fiamma blu.
«I sogni sono belli.» sussurrò lei, girando la testa per lasciargli fare ciò che voleva.
«Drin drin!» uno dei suoni più fastidiosi al mondo echeggiò in tutto l’appartamento. Kyoko scattò in avanti, facendo scivolare l’acqua fuori dal bordo e sul pavimento. Sfiorandosi la guancia, sentì il calore e arrossì mentre il telefono continuava a squillare.
«Accidenti!» si alzò subito, sapendo che il telefono era in soggiorno. Afferrò la vestaglia di seta e se la infilò mentre correva a rispondere.
Rendendosi conto di aver lasciato una scia d’acqua, si appuntò di ricordarsi di portare il cordless in bagno, la prossima volta.
Dall’altro capo del telefono, Suki tamburellava con le dita sul ripiano della cucina, augurandosi che Kyoko si sbrigasse a rispondere. Aveva la fastidiosa sensazione che Shinbe sarebbe stato lì da un momento all’altro e non voleva fargli sapere quello che stava pianificando.
Udì un “clic” ed esclamò: «Era ora!».
Kyoko scostò il telefono dall’orecchio e lo guardò storto, poi lo riavvicinò. «Suki, ero nella vasca!» si lamentò, guardando con nostalgia la porta del bagno, dove l’acqua calda e il profumo di gelsomino la stavano ancora aspettando. La invitavano a tornare di là... e anche il sogno. Si morse il labbro inferiore mentre distoglieva lo sguardo.
«Sei nuda?» le chiese Suki ridacchiando, sapendo che arrossiva facilmente.
«Suki!» gridò Kyoko. La sua amica aveva un senso dell’umorismo distorto, probabilmente passava troppo tempo con Shinbe. Sorrise maliziosamente mentre rispondeva: «Ti serviva qualcosa? Perché ho un bagno caldo e pieno di vapore che mi chiama e tu stai interrompendo il mio appuntamento.».
«Appuntamento?» chiese Suki alzando gli occhi al cielo, «Tu hai bisogno di aiuto, Kyoko. Chi è che farebbe un bagno romantico da solo? Usa almeno un pizzico di immaginazione e pensa a un uomo sexy che ti lava la schiena.», poi sospirò, ignara di quanto si avvicinassero alla realtà le sue parole. «Comunque, stasera usciamo per festeggiare la fine degli esami.» continuò, «Non accetto un “no” come risposta, perciò inizia a prepararti. E metti le cose che abbiamo comprato la settimana scorsa.». Suki inspirò profondamente e riprese subito prima che Kyoko potesse dire qualcosa: «Preparati per le sette e mezza. Ti voglio bene. Ciaooo!».
Kyoko rimase a bocca aperta quando la linea cadde, avrebbe voluto dire “no” alla prima occasione ma non ne aveva avuto il tempo. Lanciò un’occhiataccia verso la parete del soggiorno che divideva i loro appartamenti, chiedendosi se Suki avesse chiamato da lì o fosse in giro.
Vide l’identificativo del chiamante e sospirò: «Cellulare, ovviamente.». Sfondare il muro non sarebbe servito, allora. Tuttavia, l’idea di strozzarla con le sue stesse mani la fece sorridere. «Posso inventare una scusa, però.» si disse e, lanciando il cordless sul bancone, Kyoko guardò la vestaglia di seta che adesso le si era appiccicata addosso. L’acqua sulla sua pelle era diventata fredda e le stava dando i brividi, quindi decise di tornare in bagno.
«Drin drin!», Kyoko sussultò, poi alzò un sopracciglio e mormorò: «Spero che sia Suki così posso dirle quanto odio essere comandata a bacchetta!». Prese il telefono e rispose ad alta voce: «Pronto?».
Toya sorrise per il suo tono, «Ehi, tua madre non ti ha insegnato ad essere educata quando rispondi al telefono?».
Kyoko aveva voglia di aprire la finestra e far cadere il telefono nel vuoto. «Perché nessuno vuole lasciarmi finire di fare il bagno, oggi?» piagnucolò, sbattendo un piede a terra, e facendo strisciare l’aria fresca sotto la vestaglia.
Il ghigno di Toya svanì mentre la sua immaginazione si scatenava e delle visioni erotiche iniziavano a danzare nella sua mente. «Sei nu...» s’interruppe prima di chiederle se era nuda e, scacciando quel pensiero, fece un respiro profondo per calmarsi, nella speranza di tenere sotto controllo i suoi ormoni ormai infuriati. “Accidenti, che bella immagine...” pensò.
Kyoko si accigliò, chiedendosi se lui non fosse accanto a Suki in quel momento.
Toya riprovò: «Ehm, non importa. Ascolta, stasera andiamo al cinema, perciò preparati.».
Lei restrinse lo sguardo, quella doveva essere la giornata di chi dava ordini. «Stasera sono impegnata.» gli disse. Naturalmente il suo piano era quello di stare in ammollo nella vasca da bagno e poi guardare un film sul divano. Magari si sarebbe anche addormentata, senza nessuno che le dicesse di uscire.
«Che cosa?! Annulla tutto, tu esci con me!» le ordinò Toya, irritato che lei non facesse quello che voleva lui... come se non fosse sempre così.
Kyoko chiuse gli occhi e scostò il telefono, ripetendo a se stessa: “Non buttarlo fuori dalla finestra, non buttarlo fuori dalla finestra.”. «Toc toc.»... Kyoko si voltò verso la porta. “Adesso lo lancio a chiunque stia bussando a quella dannata porta!” gridò mentalmente, sentendo il suo lato cattivo che sogghignava.
Si diresse con calma verso la porta e la aprì, poi sbirciò per vedere chi fosse. «Kotaro.» sussurrò quasi senza fiato, poi chiuse la bocca con aria colpevole, sperando che lui non se ne fosse accorto.
Gli occhi di Kotaro s’illuminarono e si oscurarono al tempo stesso quando la porta si aprì. Era contento di vedere che Kyoko stava bene... e che non era completamente vestita. Rimase perplesso per il modo in cui aveva pronunciato il suo nome. Premendo la mano contro la porta, la aprì con il suo solito sorriso fiducioso mentre le passava accanto... quasi toccandola.
«Come sta la mia ragazza, oggi?» le chiese, entrando nell’appartamento come se fosse suo.
“Non commetterò nessun omicidio e non lancerò il telefono.” continuava a ripetersi Kyoko mentre lui la guardava con quel sorriso mozzafiato. All’improvviso le sembrava che l’aria condizionata avesse smesso di funzionare.
Come faceva quel tipo, che poteva essere descritto come il sesso in persona, ad influenzarla in quel modo? Le veniva sempre la voglia di gettarlo a terra e lanciarglisi addosso. Scuotendo la testa, sussultò quando si rese conto che la vestaglia si era aperta un po’. Non si vedeva niente ma aveva comunque troppa pelle scoperta, e arrossì.
Toya s’irrigidì quando sentì il campanello e poi la voce di Kotaro. Gridò al telefono per attirare l’attenzione di Kyoko: «Accidenti, Kyoko! Che diavolo ci fa Kotaro lì?». Poi s’interruppe, arrabbiato per il fatto che la guardia di sicurezza si fosse presentata di nuovo nell’appartamento della sua Kyoko.
Kyoko fece una smorfia quando l’urlo del telefono risuonò forte e chiaro nel soggiorno. Guardando l’orologio da parete, capì che doveva iniziare a prepararsi, altrimenti Suki sarebbe stata la prossima a bussare alla porta. Adesso ne aveva abbastanza. Si voltò e si avvicinò al ripiano con l’intenzione di riagganciare il telefono.
Lo