Loretta Candelaresi

Ti Presento Francesca


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ha la bocca sanguinante.

      Suo padre lascia tutto com'è, salta in macchina con lui; non c'è tempo da perdere.

      Francesca rimane in un batter d'occhio da sola a casa a cercare di togliere le tracce di sangue dai pantaloni del fratello, a cercar di tenere testa agli eventi .

      A me, che arrivo ignara di tutto dopo mezz'ora, dice : “Mamma non ti preoccupare, papà ha portato Gabriele a fare una tac e ci chiamerà ogni mezz'ora per darci notizie”.

      Lei nel frattempo cerca di tranquillizzarmi, mi dedica attenzioni mi propone di vedere un film in attesa poter sapere l'evolversi della situazione.

      Ed è così che passiamo il pomeriggio cercando di avere tregua tra una telefonata e l'altra. Ricordo ancora i film che aveva scelto “Flash dance” e “The terminal”.

      Con il passare delle ore sappiamo solo che la situazione è sotto controllo, ma che ci sono delle criticità che potranno essere chiarite entro le 48 ore successive, Gabriele dovrà comunque subire un intervento alla mandibola.

      I giorni successivi all'incidente ci hanno dato molte preoccupazioni, ma per fortuna dopo l'operazione alla mandibola qualche rassicurazione è arrivata.

      La convalescenza, molto dura, Gabriele ha dovuto alimentarsi per due settimane soltanto con la cannuccia.

      La sua bocca doveva rimanere serrata. In quel periodo ha perso quasi 10 chili. Ma siamo andati avanti.

      A fine marzo 2006, mia sorella esce dall'ospedale, e da allora in poi abbiamo dovuto trovare una soluzione per assisterla a casa, terapie comprese.

      Abbiamo avuto la fortuna e la gioia di conoscere Wanda una signora , meravigliosa che oltre le cure e l'assistenza le ha donato da subito le stesse premure che le avrebbe dato una mamma.

      Io mi dedicavo a mia sorella soprattutto nel week end venerdì compreso.

      Per il resto cercavo di portare avanti i miei impegni con i ragazzi regolarmente: loro andavano a scuola ed io al lavoro con assiduità come sempre.

      A pensarci ora non so nemmeno io come abbiamo fatto.

      Intanto, con il passare dei mesi, Francesca si era inserita molto bene nella sua classe ed insieme alle sue amiche Flavia e Martina aveva accettato di partecipare ad una gara sportiva a Roma.

      La sua professoressa di ginnastica Wilma, era entusiasta di questo terzetto e non voleva rinunciare a loro per la gara.

      Nonostante la notte prima della gara avesse diluviato, Francesca è riuscita a convincermi ad acconsentire alla partecipazione. Così prima di andare al lavoro, l'ho lasciata al pullman con tutti i suoi compagni, felice di poter partecipare.

      Altra novità della scuola media, erano i viaggi. Ogni anno secondo il progetto scolastico avrebbero fatto una gita di una settimana. La prima riunione prevista per parlarne è all'inizio di aprile 2006.

      Ero presa da tanti pensieri, ma vedere l'entusiasmo di Francesca che fremeva per sapere tutti i dettagli del viaggio, in qualche modo mi dava energia.

      Pensavo -almeno loro devono avere tutte le occasioni per essere felici e stare in compagnia-.

      E così da quel momento ogni volta che c'era uno stimolo verso l'esterno, un progetto che li coinvolgeva, ho deciso di appoggiarlo e di trarre io stessa gioia di riflesso.

      In qualche modo questo ha avvantaggiato soprattutto Francesca.

      Ogni volta che diceva “”voglio andare …..”” lei sapeva che io, pur di vedere quel sorriso sulla sua faccia, non avrei mai negato la mia autorizzazione.

      Lo so, è un paradosso, come proprio la figlia femmina e non ha ancora 13 anni.

      Io mi fidavo della sua gioia e della sua gratitudine.

      In prima media il viaggio era previsto per una distanza a medio raggio- zona inusuale il Molise- ma a detta dei partecipanti il viaggio ha avuto molti spunti di interesse.

      Il paesino dove hanno soggiornato è Capracotta, si proprio quello dove si producono le campane: della chiesa.

      Ricordo ancora i preparativi, dentro quella valigia avrebbe messo tutto il mondo e secondo me, non riusciva a credere veramente che sarebbe partita per davvero.

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