coltello in un’altra. Si scagliarono sulle sentinelle e non fu neanche un combattimento vero e proprio. La maggior parte degli uomini laggiù non riuscì neanche a estrarre la spada e, di quelli che lo fecero, quasi tutti morirono senza neanche arrivare a usarla. Uno azzardò un colpo goffo verso uno dei Taciturni, ma la pura e semplice verità era che i sorveglianti dei ponti non erano i guerrieri più brillanti del regno, ma solo uomini addestrati per stare lì fermi in eterno, a gestire i traffici fra i due lati del ponte. L’ultima guardia morì tanto in fretta quanto le altre, uno spruzzo di sangue le uscì dalla gola mentre uno dei Taciturni gliela apriva con una spada.
I rapitori di Lenore si fermarono lì per un secondo o due, pulendo le loro armi prima di procedere e quello dette modo alla principessa di lanciare uno sguardo al di là del ponte, scorgendo quella costa lontana e gli alberi che giacevano oltre a un tratto di campo aperto. Quello era un terreno che non apparteneva a suo padre, un terreno dal quale non poteva immaginare che qualcuno l’avrebbe riportata indietro.
“Ci siamo quasi,” mormorò Ethir alle sue spalle. “Re Ravin si divertirà molto con te, Principessa.”
Lenore pensò a tutte le cose che le erano capitate il giorno precedente e a tutte quelle che potevano ancora succederle. Re Ravin non era noto per la sua gentilezza e se l’avesse avuta come prigioniera… Lenore si trovò a sperare di nuovo di morire, perché persino la morte sarebbe stata meglio di ciò che poteva capitarle a sud.
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