e Olivia gli sorrise, incantata. Neanche un giorno da quando era arrivata in Italia e già era stata accettata dai locali.
Dirigendosi verso il limitare del piccolo centro abitato, Charlotte guidò fino a un piccolo bar affollato, in cima ad una ripida stradina a fondo chiuso. C'erano macchine parcheggiate in ogni angolo e non c'era l'ombra di un posto libero. Olivia cominciava a capire come mai tutti in Italia guidassero auto di dimensioni ridotte. Gli spazi per parcheggiare erano pochi e preziosi. Quando era salita per la prima volta sulla Fiat, le era sembrata piccola in confronto alle comode berline e ai SUV a cui era abituata. Ora, invece, si era resa conto che non solo era una macchina di dimensioni appropriate per il luogo, era addirittura piuttosto spaziosa.
Tuttavia, mentre Charlotte imprecava nel tentativo di fare inversione nello spazio angusto, Olivia avrebbe desiderato che la Fiat fosse ancora più piccola.
Dopo una trentina di manovre, Charlotte riuscì a girare la macchina senza danneggiare paraurti e cerchioni.
Ripercorsero la strada in discesa e parcheggiarono in una via tranquilla poco più in là, poi tornarono a piedi al bar.
Il ritmo martellante della musica le guidò di nuovo in cima alla salita. Olivia si meravigliò di quanto suonasse melodioso il rock italiano, grazie alla musicalità della lingua. Pensò che sarebbe stato il caso di imparare qualche frase in italiano. Forse avrebbero potuto fare pratica quella stessa sera, al bar.
Olivia respirò l'aroma derivante da una combinazione di birra, vino, fumo di sigaretta e—ne era certa—testosterone. Sullo schermo nell'angolo del bar stavano trasmettendo una partita di calcio. Si accorse con piacere che non si sentiva neanche una parola in inglese nel trambusto della conversazione. Era sicuramente un bar per locali.
Ci fu una pausa nel momento in cui i clienti abituali si accorsero delle due nuove arrivate. Olivia notò alcune occhiate di apprezzamento in direzione sua e dell'amica.
Non erano neanche arrivate al bancone, quando vennero salutate da due uomini del posto, appollaiati su degli sgabelli attorno ad un piccolo tavolo rotondo.
"Ciao!" fece quello più vicino.
Il cuore di Olivia saltò un battito. L'uomo dallo sguardo provocante aveva più o meno trent'anni. Aveva i capelli scuri, le sopracciglia folte e un sorriso ammiccante. Il suo amico, che sembrava avere qualche anno in più, aveva la testa rasata ed era molto abbronzato.
"Ehm—ciao," rispose lei. Lanciò uno sguardo a Charlotte, che ricambiò con un sorriso malizioso.
L'uomo cominciò a parlare rapidamente in italiano.
Olivia allargò le braccia. "Non comprehendo?" provò a spiegare.
"Ah, Americano."
Seguirono altre frasi in italiano e, dopo un'animata conversazione coi tavoli di fianco, vennero recuperati due sgabelli per le nuove arrivate.
"Giuseppe," fece l'uomo, indicando sé stesso. "Alfredo," continuò, presentando il suo amico.
"Olivia, mi dispiace ma non parlo italiano. Sono qui da poco," si scusò Olivia, in equilibrio sul sedile imbottito dello sgabello. Nel mentre, si presentò anche Charlotte.
"Benvenuta, Olivia." Giuseppe sorrise. "E ehm—Carlotta?”
Olivia si accorse che i locali avevano qualche difficoltà a pronunciare correttamente il nome di Charlotte, cosa che non avveniva per il suo.
"Vino? Rosso o Bianco?"
"Rosso, grazie."
Nel locale affollato, era pressata contro il braccio muscoloso di Giuseppe. Charlotte e Alfredo sembravano decisamente in sintonia. Quanto a sé, con Matt fuori dalla sua vita, si sentiva più che pronta per flirtare un po'. Chissà come si sarebbe evoluta la serata?
"Sei molto bella," le disse Giuseppe, Olivia arrossì. Diceva sul serio o era tanto per dire? E se fosse stato l'inizio di una travolgente storia d'amore?
"Dove stai a dormire?" chiese lui.
"Sto in una villa qui vicino. Sono in vacanza per due settimane," rispose Olivia.
Il vino era delizioso, con note marcate di frutta matura e un leggero retrogusto speziato. Bevendolo si ricordò delle decorazioni sui muri della cucina della villa, che raffiguravano un'abbondanza di succosi grappoli di un intenso color porpora.
"E tu, vivi qui a Collina?" chiese Olivia, curiosa di scoprire quale fosse il suo ruolo in quello scenario idilliaco.
Giuseppe scosse la testa. "No, non vivo qui."
"Lavori qui, allora?" Forse abitava in uno dei paesi vicini, pensò Olivia.
Giuseppe rispose con un altro dei suoi ampi sorrisi. "Nemmeno."
"Ah," fece lei, momentaneamente spiazzata. "Che lavoro fai?"
Dato che non viveva né lavorava nella piccola città, Olivia immaginò fosse un viticoltore con una sua piccola cantina artigianale, che lavorava instancabilmente nella sua vigna baciata dal sole caldo del Mediterraneo. Sarebbe calzato a pennello. Pensa se da una storiella innocente fosse nato qualcosa di più. Un giorno avrebbero potuto coltivare insieme la sua terra, innamorati l'uno dell'altra. Si immaginò le giornate passate con lui alla vigna, al sole, a pigiare l'uva in uno spazioso capannone areato. Avrebbero prodotto uno squisito vino artigianale di qualità, dal carattere unico.
"Sono un addetto alle pulizie." spiegò Giuseppe.
"Pulizie?" Olivia si sentì presa alla sprovvista. Un addetto alle pulizie non era esattamente quello che si era immaginata nella sua romantica fantasia rurale. Era il pezzo sbagliato del puzzle. La sua fantasia non si sarebbe potuta realizzare.
"Lavori in una cantina?" chiese lei speranzosa, tentando di mandare avanti la conversazione.
"No, lavoro su una nave da crociera, pulisco i bagni," disse Giuseppe. "La nave è ancorata al porto di Livorno per la notte, così sono venuto qui a bermi qualcosa con mio cugino."
"Capisco." disse Olivia sforzando un sorriso. Puliva i bagni?
"Senti, che ne dici se facciamo un salto a casa tua per un caffè?" Giuseppe sorrise ancora con malizia. "Facciamo in fretta però, che devo essere di nuovo a bordo entro le cinque di domattina."
I sogni romantici di Olivia andarono in frantumi.
Altro che storiella innocente, Giuseppe sarebbe stato in città soltanto una notte. Non era quello che aveva in mente quando i loro sguardi si erano incrociati poco prima. Era esattamente l'opposto di quello che voleva!
In quel momento sentì che Charlotte aveva alzato il tono di voce, oltraggiata.
"No! Assolutamente no! Sai cosa, io me ne vado. Olivia, muoviti!"
Sorpresa, ma anche sollevata, Olivia saltò giù dallo sgabello, salutando Giuseppe senza troppe cerimonie mentre Charlotte la trascinava per un braccio fuori dal locale.
Cosa poteva aver spinto Charlotte a decidere così bruscamente di abbandonare il locale?
Le domande avrebbero dovuto attendere. Olivia aveva a malapena il fiato per star dietro alla sua amica che scendeva lungo lo stradino a passo lanciato, fumante di rabbia.
CAPITOLO NOVE
"Cos'è successo prima al bar?" Chiese Olivia, cercando di riprendere fiato, mentre giravano l'angolo.
"Quell'Alfredo! Sai cosa mi ha detto?" Charlotte era visibilmente alterata. "Ha detto che, siccome ero un americana coi soldi, avrei dovuto pagare io il primo giro di vino!"
"Cosa?" chiese Olivia, incredula. "Ti avrà anche invitata al tavolo, ma non vuol dire tu sia tua a dover pagare il primo giro. Come si permette?"
"Sono furiosa. Furiosa!" Charlotte proseguì lungo la stradina ciottolata, pestando i piedi. "Dove sta scritto che debba pagare io da bere? No, sul serio, dove?"
Mentre si affrettavano verso la macchina, Olivia si chiese se la rabbia di Charlotte fosse da attribuire unicamente all'arroganza di Alfredo.
Sospettava che fosse un altro il motivo di quella reazione, così decise che sarebbe tornata sull'argomento, non appena l'amica si fosse calmata a sufficienza. Non