Marco Bruno

L'Allenatore Di Calcio


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il 90% si realizza un lavoro massimo (poco consigliato).

      

      ● breve o lungo;

      ● continuo o variabile;

      ● con o senza interruzione.

      

      ● semplice (es. la maratona);

      ● complesso (es. il calcio).

      

      ● aerobico;

      ● anaerobico;

      ● misto.

      Per il calcio, lo sforzo specifico è considerato:

      Per intensità:

      –submassimale (freq.card. 180/200 – freq.resp. 30/40)

      Per durata:

      –variabile con numerose interruzioni

      Per complessità:

      –complesso poiché ricorre a qualità fisiche diverse (velocità, forza, ecc.) ad azioni tecniche, tattiche, con situazioni di scontro fisico.

      Per processi metabolici:

      – misto, con notevole impegno anaerobico alattacido

      La terza operazione è quella di stabilire la crescita e la diminuzione degli sforzi durante l'allenamento

      in pratica stabilire il piano d’allenamento e il programma di preparazione fisica.

       (Bisanz-Gerisch, 1990). Quest’affermazione serve a ridimensionare l’importanza dei fattori di condizione per evitare una loro sopravalutazione e sottovalutazione eccessiva nell’allenamento. In un mirato allenamento calcistico si cercherà di favorire un esercizio della velocità d’azione che si orienti alla pratica del gioco tenendo sempre conto di tutti i fattori di prestazione a livello psicofisico, tecnico-tattico e sociale. Le seguenti citazioni dimostrano che una teoria specifica dell’allenamento calcistico si deve basare sulle esigenze della gara e che l’allenamento della condizione deve assimilarsi alla pratica del gioco o possibilmente integrarsi ad essa.

      “Il migliore maestro per l’allenamento è la gara” (Cramer, 1987).

      “Dalla gara capiamo che cosa dobbiamo allenare” (Krauspe-Rauhut-Teschner, 1990).

      “Se la gara è il miglior allenamento è anche vero che un buon allenamento deve per forza avere il carattere di una gara” (Northpoth, 1988).

      “Il segreto del calcio sta sempre nell’allenamento alla gara” (Beenhakker, 1990).

      “L’obiettivo centrale di ogni allenamento calcistico deve essere il miglioramento della capacità di agire del giocatore” (Bisanz-Gerisch, 1990).

      Da queste citazioni risulta che l’allenamento calcistico della condizione deve assimilarsi alla pratica del gioco o possibilmente integrarsi ad essa. L’allenamento non è perciò fine a se stesso ma segue l’obiettivo di “migliorare la capacità di giocare e di ottimizzare la capacità d’agire”.

      Se da una parte si vuole ridimensionare l’importanza dei fattori della condizione fisica, dall’altra sarà opportuno favorire nell’allenamento calcistico un esercizio della velocità d’azione che si orienti alla pratica del gioco tenendo sempre presente tutti i fattori di prestazione a livello tecnico-tattico e psico-sociale. Questo significa che è necessario attribuire più importanza a un allenamento vicino alla pratica del gioco con metodi e mezzi sempre più specializzati. (Lottermann, 1990).

L'ALLENATORE DEVE

      1) Conoscere bene gli atleti e lavorare per migliorare costantemente il loro apprendimento e la loro formazione.

      2) Analizzare con gli atleti e i dirigenti, le ragioni del successo e le cause dei risultati scadenti.

      3) Contribuire alla formazione del gruppo, senso di responsabilità e rispetto.

      4) Indurre gli atleti a seguire un allenamento regolare.

      5) Preoccuparsi dello stato di salute degli atleti.

      6) Inculcare negli atleti il senso dell'attaccamento ai colori sociali e il rispetto della proprietà sociale.

      7) Incoraggiare gli atleti a partecipare con impegno ad ogni allenamento.

      8) Curare il proprio aggiornamento professionale.

      9) Tenere una documentazione giornaliera relativa all'allenamento.

      10) Preparare l'allenamento in modo da suscitare l'interesse dei calciatori per gli esercizi fisici, tecnici e tattici.

      L'ALLENAMENTO DEI GIOVANI CALCIATORI

      E' opportuno soffermarsi prima sui più gravi errori che sono commessi a proposito degli obiettivi dell'allenamento giovanile.

      Il primo errore sta nel rapportare il giovane ad un’immagine ridotta dell'adulto senza considerare che egli ha una personalità ancora in formazione, modi di pensare ancora in evoluzione e soprattutto un fisico e capacità completamente differenti. Non è possibile trasferire nella sfera giovanile l'allenamento degli adulti, magari facendo solo attenzione a ridurre la quantità e l'intensità.

      L'incremento delle capacità fisiche non può essere proposto allo stesso modo per i giovani e per gli adulti, anzi ci deve essere un’ulteriore differenziazione anche nello stesso ambito giovanile, secondo le fasce d’età.

      Condurre per esempio un ciclo d’allenamenti per ragazzi di 12-13 anni (giovanissimi) avendo come obiettivo il massimo rendimento per raggiungere immediati successi, significa stravolgere lo spirito dell'allenamento stesso; infatti, il ragazzo deve essere condotto gradatamente ed a piccoli passi e negli anni verso il rendimento desiderato.

      Una preparazione troppo veloce e precoce, che in genere è sempre collegata al raggiungimento di traguardi ambiziosi per gli adulti, darà notevoli risultati a breve scadenza, ma provoca sicuramente danni che quasi sempre sono irreversibili.

      Quando i giovani e gli adolescenti in particolare sono sottoposti ad un eccessivo carico fisico e psicologico diminuisce la loro motivazione per quello che stanno facendo, diminuisce il loro desiderio sino a giungere ad un vero e proprio rifiuto di fronte ai primi insuccessi. Così si può capire come più volte i giovani calciatori dopo l’allenamento con la propria squadra, si ritrovino (in oratorio, in cortile o in spazi aperti) per giocare finalmente a calcio.

      Un graduato e mirato allenamento conducono ad un grado più alto di preparazione fisica e atletica in età adulta e la mantiene stabile più a lungo nel tempo.

      Alla conclusione del ciclo giovanile il giocatore dovrà:

      avere raggiunto una giusta maturazione fisica;

      avere acquisito un completo bagaglio tecnico;

      avere acquisito un corretto senso tattico;

      avere sviluppato le cosiddette "qualità di volontà" indispensabili per ottenere risultati duraturi e cioe’:

      ● disponibilità al lavoro di gruppo;

      ● spirito di collaborazione;

      ● disponibilità ad apprendere