per nutrire il gran numero dei capi di bestiame, durante l’inverno a venire.
I primi fiori punteggiavano i vasti prati di trifoglio, disseminati di piante da bacche, di more e lamponi, e si estendevano fino a dove la terra si innalzava in pareti rocciose e colline che giungevano al confine con le terre di Harald.
Con il disgelo, la cascata d’acqua aveva ricominciato a scivolare lungo le rocce, ricoperte di licheni, gonfiando il torrente che attraversava il bosco e la Sacra Radura.
La strada che stavano percorrendo era fiancheggiata da filari di meli e biancospini, che avevano germogliato, e cominciavano già a spuntare i primi fiori bianchi.
Proseguirono in silenzio, fra i rumori della natura che si era risvegliata e i raggi del sole che filtravano tra gli alberi. S’intravedevano i primi nidi fatti dagli uccelli e da alcuni rami pendevano delle ceste di paglia spiraliformi, nelle quali le api avevano cominciato a costruire i loro alveari che, per la fine dell’estate, sarebbero stati colmi di miele, con il quale i Vichinghi avrebbero prodotto dell’ottimo idromele.
Giunsero alla Sacra Radura, dove la vecchia Sigrùn li attendeva.
Si avvicinarono alla donna che, in piedi vicino a una quercia, era avvolta, dalla testa ai piedi, nel suo nero mantello. Dal cappuccio ricadevano, lunghe fino ai fianchi, due trecce bianche e i suoi occhi vispi risaltavano come due acquemarine. Due corvi, creature legate al culto del loro Dio Odino, stavano immobili sulle sue spalle.
La vecchia tese le braccia verso il cielo e i due uccelli si librarono in volo, gracchiando sopra le loro teste, prima di scomparire tra il folto degli alberi.
- Questa quercia l’hanno piantata i vostri padri, quando avevano all’incirca la vostra età, è cresciuta sana e forte come la loro amicizia - dichiarò con una sfumatura di orgoglio nella voce.
Poi si piegò a raccogliere un germoglio, nato dalle radici dell’albero e lo innalzò al cielo.
- Oggi gli Dei hanno espresso la loro volontà attraverso i vostri dardi e l’albero di Thor ha generato una nuova vita... Siete pronti per il vostro Giuramento! - proferì la vecchia Sigrùn, offrendo il germoglio ai due ragazzi.
I due piccoli Vichinghi scelsero un punto, poco distante dalla quercia, e rivoltarono una zolla d'erba, sopra la quale si incisero il palmo della mano destra, poi con una stretta di mano mescolarono il loro sangue, giurandosi fedeltà reciproca; con esso concimarono la zolla e la usarono per ricoprire la base del germoglio che avevano piantato, suggellando così un patto di fratellanza per tutta la vita...
Isgred, oltre all'istruzione, riservata ai figli di una casata nobile, doveva imparare come governare la casa, soprattutto quando il marito sarebbe stato imbarcato in una spedizione.
Un giorno anche lei, come sua madre, avrebbe dovuto dirigere la fattoria, educare i figli, amministrare gli affari del marito.
Un giorno anche lei avrebbe portato, appeso alla cintura, il mazzo di chiavi della casa, simbolo dell'autorità e del rispetto di cui godeva una donna nella famiglia.
Capitolo 4
L'infanzia dei Nativi scorreva serena e tranquilla.
Ai bambini veniva insegnato dai genitori a costruire delle piccole armi, delle trappole, a riconoscere il legno adatto per costruire le canoe e tutte le tecniche per imparare a cacciare e a pescare.
Le bambine apprendevano dalle madri a costruire i tepee, coltivare, cucinare, acconciare le pelli e confezionare gli abiti.
Ma la pratica, che era alla base dell'animo buono e pacifico dei Nativi, era senz'altro quella del silenzio e della meditazione. Perché il Grande Spirito è ovunque, per questo gli adulti insegnavano ai loro bambini la semplice pratica del guardare e ascoltare. Perché Lui è in ogni cosa o essere vivente...
Quando calava la sera, e ogni famiglia si ritirava nel proprio tepee, sedevano intorno al fuoco mentre l'anziano della famiglia narrava i suoi racconti, ricchi di storia e di tradizioni culturali.
Gli anziani possedevano le virtù più importanti di un essere umano, erano i depositari della cultura e della saggezza del loro popolo. Venivano tramandati così, ai bambini, l'insegnamento della Generosità, il Coraggio, il Rispetto e l'Amore verso tutti gli esseri viventi.
Anno dopo anno i piccoli Nativi crescevano…
Anche per Falco Dorato giunse il tempo della pubertà.
All'esterno del tepee tutti erano affaccendati con i preparativi della festa che Grande Aquila aveva organizzato per onorare la figlia.
All'età di 14 anni si poteva già vedere la splendida donna che sarebbe diventata.
Sua madre le spiegò il significato del cambiamento avvenuto in lei.
- Questo è un momento molto importante nella vita di una fanciulla... stai diventando una donna. -
Con infinita tenerezza cominciò a pettinarle i lunghi capelli neri, soffermandosi con lo sguardo sulla frangetta che le copriva la fronte. Quell’acconciatura simboleggiava la verginità delle fanciulle.
- Potrai lasciar crescere anche questi capelli, non farà più parte della tua acconciatura di donna la frangia, poiché da oggi potrai essere corteggiata e chiesta in moglie - fece una pausa, mentre separava in due il resto della folta chioma, per procedere con la pettinatura.
- Ascolta sempre la voce del tuo cuore. Lui ti parlerà e ti guiderà nel tuo cammino. Un giorno ti sposerai e avrai dei figli, ti prenderai cura della tua famiglia come io ho fatto con voi, e tuo marito si prenderà cura di voi come tuo padre ha fatto con noi - le spiegò la madre, mentre le sistemava alcune piume di falco rosso tra i lacci colorati che fissavano le lunghe trecce.
Falco Dorato ascoltava in silenzio e custodì quelle parole come il più prezioso dei tesori, depositandole nel suo cuore.
- Anche questo abito non farà più parte della tua condizione di donna, verrà donato a una famiglia più bisognosa - aggiunse la donna, invitandola a toglierselo.
La giovane si spogliò e consegnò le vesti alla madre, che le fece indossare l'abito, in pelle di daino, che aveva cucito e riccamente decorato per lei.
Le cuciture delle maniche e il bordo del vestito erano ornate da frange che a ogni movimento ondeggiavano sinuose. Lo scollo del vestito lo aveva decorato con i suoi colori preferiti, il giallo e il rosso, e anche i gambali riprendevano lo stesso motivo.
Qualcuno fece capolino all'interno. Era la nonna, Rugiada del Mattino.
Gli occhi scuri e vispi della donna la passarono in rassegna dalla testa ai piedi.
- Sei davvero bella! - ammise orgogliosa. - L'uomo che ti avrà in sposa sarà un uomo molto fortunato. -
Falco Dorato le rivolse un sorriso carico di affetto.
- Credo che dovremo iniziare presto a costruirle il tepee - ridacchiò la nonna, mentre si accingevano a uscire.
Raggiunsero il centro dell’accampamento, dove il Fuoco Sacro ardeva e un piccolo altare, sul quale vi erano un teschio di bisonte, la pipa e una ciotola con della tintura rossa, era stato allestito per la cerimonia. Lo Sciamano la invitò a sedere con le gambe incrociate, mentre tutti i membri della Tribù, che indossavano gli abiti più belli, quelli per le grandi feste, si chiusero in un ampio cerchio colorato intorno a loro.
L’uomo accese la pipa e ne tirò una boccata, poi soffiò sul muso del cranio del bisonte, avvolgendolo in una nuvola di fumo, intinse il dito nella tintura e tracciò una linea rossa sulla fronte del teschio. La sua voce si elevò in un canto sacro e propiziatorio, e il suo corpo cominciò a danzare, davanti alla ragazza, con movimenti che rappresentavano un bisonte e, ogni volta che le si avvicinava, la madre le metteva delle foglie di salvia sul grembo.
Poi lo Sciamano la invitò a sedersi alla maniera di una donna, quale era diventata, con entrambe le gambe da un lato.
La