mi riferivo alla colazione… intendevo grazie per tutto, per ieri, per la colazione, per avermi salvata... per tutto".
Jess non sapeva cosa dire, lui non la vedeva esattamente allo stesso modo, se solo avesse agito prima... si limitò a versare il caffè e servire i pancake, su cui Magda mise una quantità esagerata di sciroppo d'acero...
Mangiarono in silenzio, poi Jess si alzò per sparecchiare.
"Lascia, faccio io".
"Niente da fare, ordini di Mark".
Prese i piatti e le tazze prima che lei potesse protestare di nuovo.
"Io devo andare adesso, i miei compagni si staranno preoccupando".
"Oh! Certo che sciocca, ti ho tenuto qui per tutto questo tempo, vai pure, io farò una doccia e poi andrò al rifugio".
"Posso rimanere se vuoi, devo solo fare una telefonata".
"No, sto bene, vai pure".
Magda sentì una stretta al petto, le avrebbe fatto piacere passare dell'altro tempo con lui.
"Ok, ci vediamo sabato allora, Mark mi ha detto di andare da lui verso le otto, sempre che a te vada bene".
"Non sei obbligato, lo sai, vero? Mark sa essere molto insistente quando vuole".
Anche dicendo così, sperava ardentemente che quel ragazzo così gentile, tornasse da lei al più presto.
"Nessun obbligo, mi fa piacere, Mark sembra un tipo a posto... ora vado, a presto Magda".
Il ragazzo si avviò alla porta, sperando che lei lo fermasse, e gli desse qualcosa tipo… un bacio per salutarlo, o qualcosa del genere...
Gli sembrava di essere tornato un adolescente...
"A sabato allora", sussurrò Magda, rimanendo a guardare Jess uscire dal suo appartamento.
"Mori ci sei?".
Non ci fu nessuna risposta.
"Mori?", lo chiamò ancora, in tono allarmato.
"Sono qui".
Magda si rilassò, ormai per lei Mori era diventato una presenza costante, un amico.
"Pensavo te ne fossi andato... non devi farlo, vero?".
"No, non ancora comunque, ma prima o poi dovrò lasciarti".
"C'è qualcosa che non va? Mi sembri preoccupato".
"Io non sapevo niente del tuo passato, avevo capito che c'era qualcosa di brutto, visto come tendi a nascondere le tue emozioni e i tuoi ricordi, ma non immaginavo fino a che punto...".
"Mori... non fa niente, sul serio. Ormai sono passati molti anni, non voglio farmi ostacolare da quello che mi è capitato, le persone che conosco e che incontrerò non sono le stesse che mi hanno fatto del male, non ho mai confuso loro con le altre, e non comincerò adesso, quindi non pensarci, ok? Io sto bene".
Ed era vero, in qualche modo si sentiva un po’ meno sporca, un po' meno vuota, di come si sentisse il giorno prima.
"Avere un confronto con qualcosa che riguarda il mio passato, e sfogarmi con Jess, mi ha fatto superare un po’ dello smarrimento che provavo...".
"Sai Magda, Jess ha ragione, tu meriti rispetto, mi sarebbe piaciuto conoscerti in circostanze diverse dalla mia morte...
"Sarebbe piaciuto anche a me, conoscerti da vivo".
Magda passò la mattinata al rifugio per prendersi cura dei cani e dei gatti che si trovavano lì, poi verso le quattro del pomeriggio tornò a casa, mangiò un po’ di frutta al volo e si buttò sotto la doccia.
Era eccitata come non le capitava da molto tempo, e già pensava al sabato, quando lei e Jess si sarebbero rivisti.
Chissà se l’accompagnava solo per educazione o magari perché era interessato a lei...
"Bambina, quel ragazzo è cotto di te". Proruppe Mori nella sua mente.
"No, non credo, è solo gentile, tutto qua". Effettivamente un po' ci sperava, anche se era spaventata da un'eventualità simile, dell'intimità che si sarebbe sicuramente venuta a creare, se si fossero avvicinati di più...
"Non so se sono pronta per una cosa del genere...".
Mentre si asciugava i capelli sentì il campanello, ed andò al citofono.
"Chi è?".
"Sono Jess".
Magda aprì la porta e attese che Jess entrasse.
"Ciao". Disse il ragazzo, con un gran sorriso stampato sul viso.
"Ciao".
Rispose lei, altrettanto contenta di vederlo.
"Scusa se sono arrivato senza preavviso, ma non avevo niente da fare, così ho pensato di passare da te, ecco … sempre se non hai altri impegni".
Sperava ardentemente di no...
"Dai entra, io finisco di prepararmi, tu fai come se fossi a casa tua".
"Coccolerò Diego allora, credo di essergli simpatico".
"Penso che tu stia simpatico a tutti in questa casa... meglio che vada a prepararmi".
"Sul serio lo pensi?", Jess era contento di quel suo commento,
"Ti sono simpatico?", e sono proprio un imbranato quando sto con lei, sembro avere quindici anni invece dei miei quasi centosessanta...
Magda diventò tutta rossa.
"Sì, beh! Ecco... in caso contrario non saresti nel mio appartamento... comunque ora vado a finire di prepararmi".
Jess guardò quella ragazza così dolce diventare tutta rossa, è provò uno strano sentimento, come di possesso, voleva che lei arrossisse solo per lui... e cominciava a pensare anche ad altri modi per farla arrossire, ma questo non andava per niente bene, non con lei.
Sicuramente l'ultima cosa che Magda desiderava, era suscitare certi pensieri in un uomo e, a dire il vero, non era nemmeno da lui, non gli interessava più di tanto il sesso... almeno fino a quel momento.
Capitolo 6
Incomprensioni
Magda uscì dalla sua stanza e andò da Jess, che era tutto preso dai suoi animali, certo che era veramente bello, pensò. Sicuramente un ragazzo così non poteva essere interessato minimamente a una come lei.
Sentendola entrare nel salotto, il ragazzo si girò e rimase senza fiato: aveva i capelli ramati, portati sciolti sulle spalle, jeans chiari e una camicia verde militare con le maniche arrotolate. Era bellissima, anche nella sua semplicità.
"Pensavo di andare a mangiare qualcosa fuori", propose Magda.
"Offro io naturalmente. Così mi farò perdonare per la mancata cena di ieri sera".
"Sei così... bella!", le disse Jess, guardandola negli occhi.
Magda fu attraversata da un brivido e si sentì improvvisamente a disagio, non era proprio paura ma ci andava vicino, anche se sapeva che Jess non le avrebbe mai fatto niente, contro la sua volontà.
Quelle parole la portarono indietro nel tempo, a quando era segregata in quella stanza, legata come un animale alla mercé dei suoi aguzzini. Quanti di loro le avevano detto quella frase, specialmente il primo, quello che aveva preso la sua verginità, pagando profumatamente suo padre per averla.
Oddio! Le veniva da vomitare a sentire quelle mani su di sé, quel respiro sulla pelle... aveva cercato con tutte le sue forze di lottare, ma lui l'aveva picchiata e poi immobilizzata per poterla violentare.
Una volta finito l'aveva derisa e umiliata, e ridendo aveva detto a suo padre che era stato proprio un buon affare, la migliore scopata della sua vita.
Suo padre... quell'uomo, sangue del suo sangue,