Джек Марс

Gloria Primaria


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il via libera?"

      “Ho il potere di darti il via libera sin dall'inizio. Puoi sparare quando sei pronto".

      Adesso non c'era nessun altro oltre ad Aahad. La sua faccia era al centro del mirino. Aahad stava parlando. Stava parlando a qualcuno dell'accordo, di come si sarebbe verificato.

      Aahad era intelligente ed esperto. Sapeva il fatto suo. Era furbo. Era spietato. In tutti questi anni era rimasto vivo e un passo avanti ai suoi nemici.

      La luce della torcia gettava il suo riflesso rossastro sul viso di Aahad.

      Non avrebbe potuto presentarsi un momento migliore, nemmeno se il nostro uomo avesse potuto pianificarlo nel dettaglio.

      Il tiratore sussurrò qualcosa a bassa voce.

      Inspirò ed espirò di nuovo.

      Premette il grilletto. L’arma scattò verso la sua spalla.

      Ci fu un debole suono sordo.

      Il proiettile volò nell'aria.

      Abdel Aahad era un uomo intelligente e un avversario pieno di risorse.

      Ma ora non più.

      Pochi secondi dopo l’uomo il cui nome non era Murphy correva accucciato, con la mano stretta attorno alla spalla del ragazzo, con il favore del buio.

      CAPITOLO DUE

      Ore 17:55 del fuso orario della Costa Orientale

      Contea di Queen Anne, Maryland

      Sponda orientale della baia di Chesapeake

      "Venerdì sera", disse Luke Stone.

      Luke e Becca si sedettero al tavolo del patio. Il sole stava tramontando sulla baia, in un tripudio di rosso, giallo e arancione. Era una serata fresca e frizzante. Gli alberi cominciavano a cambiare le foglie. Luke adorava quel periodo dell'anno. Indossava una maglietta sottile e dei jeans, lasciando che la brezza gli facesse venire la pelle d'oca. Becca indossava un pullover di pile giallo.

      Becca sospirò contenta. "Venerdì sera", disse in tono di conferma. Fecero tintinnare i bicchieri, come a brindare a quel programma.

      Avevano appena cenato, avevano ordinato pizza da asporto da un locale piuttosto rinomato. Luke era al terzo bicchiere di vino rosso.

      Il bambino dormiva in grembo a Becca, avvolto in un pile azzurro, con un berrettino di maglia e una coperta.

      Ah, il bambino.

      Gunner aveva già cinque mesi. Stava crescendo a passi da gigante. La sua testa era enorme e ricoperta di folti riccioli biondi. Aveva penetranti occhi azzurri, era molto forte e riusciva già a tenere su da solo quel testone gigante.

      Osservava e gorgogliava, come se non vedesse l'ora di parlare. E amava giocare a bubusettete. Poteva giocare per ore e ore e ridere di gioia ogni volta.

      Tutto per lui era motivo di mistero e di incanto. Proprio l'altro giorno, Luke aveva detto ad alta voce "Gunner" e poteva giurare che il bambino si fosse voltato a guardare, come se avesse riconosciuto il suo nome.

      La vita era bella.

      "Dovrei portarlo dentro", disse Becca. “Inizia a fare freddo”.

      Luke annuì. "Penserò io a sparecchiare. Rimarrò qui ancora un po'".

      Becca fece il giro del tavolo, lo baciò sulla fronte e poi si incamminò su per la collina verso la casa, tenendo il bambino in braccio. Luke la guardò allontanarsi.

      Trovarsi lì era idilliaco. Gli dispiaceva doversene andare.

      Gli era stato concesso un mese di ferie. Era un regalo da parte di Don Morris. Don aveva deliberatamente rallentato l'operazione di investigazione in merito agli eventi che avevano avuto luogo sulla piattaforma petrolifera artica Martin Frobisher.

      Alla fine, proprio la settimana precedente, Luke era stato sollevato da tutti gli incarichi, aveva ricevuto un encomio dall'agenzia per la Frobisher, e probabilmente ne avrebbe ricevuto un altro in segreto per aver disinnescato la bomba nucleare di Zio Joe. L'incidente di Zio Joe, come lo chiamerà un giorno la storia, era stato classificato come Top Secret per i successivi settantacinque anni.

      Ma tutte le cose belle finiscono, compresa quella sospensione dal servizio. Luke era atteso al quartier generale dello Special Response Team il lunedì successivo, molto presto al mattino. E ciò significava che quello era il loro ultimo fine settimana in quel casolare, un bellissimo posto antico che era appartenuto alla famiglia di Becca per più di un secolo.

      Era un edificio rustico. Era piccolo e chiaro che fosse stato costruito alla fine del diciannovesimo secolo per persone minute, non nel ventunesimo secolo per persone alte come Luke Stone. I soffitti erano bassi. La scala al secondo piano era stretta. Le assi del pavimento scricchiolavano. La porta della cucina aveva una molla troppo tesa e, se la lasciavi andare, si chiudeva sbattendo con forza ogni volta.

      Luke adorava quel posto. Forse era il suo posto preferito al mondo.

      Adorava che si trovasse sul mare e amava la vista panoramica sulla baia di Chesapeake che si poteva vedere dal promontorio. Niente avrebbe potuto batterlo.

      Sospirò. Bisognava tornare alle miniere di sale. Beh, anche quello poteva andare.

      Il suo cellulare squillò.

      Diede un'occhiata al display illuminato. La chiamata in ingresso veniva da un numero non registrato in rubrica.

      Non erano molte le persone al mondo ad avere il numero di quel telefono. Solo in rarissime occasioni arrivava una telefonata da un numero sconosciuto.

      Era riluttante a rispondere alla chiamata, ma forse era una buona notizia. Forse le ferie gli erano state prolungate. Prese il telefono e rispose.

      "Luke Stone", disse.

      "Sai chi sono?" disse una voce. "Se lo sai, non pronunciare il mio nome".

      Era la voce di un uomo, e ovviamente Luke capì subito di chi si trattasse. Nonostante ciò, gli servì un po' per elaborare l'informazione. Un fantasma lo stava chiamando dall'oltretomba.

      Tre settimane prima, Luke ed Ed erano andati a New York City e avevano partecipato al funerale di un uomo di nome Kevin Murphy. Era stato celebrato in una vecchia chiesa cattolica nel Bronx. Successivamente, avevano assistito alla sepoltura in un cimitero vicino.

      Era stato chiamato un uomo in kilt a suonare la cornamusa. Era stata organizzata una scorta d'onore, ma la salma non aveva ottenuto la sepoltura presso il cimitero nazionale di Arlington: era stato un eroe di guerra diverse volte, ma era scomparso, era stato accusato di diserzione e aveva concluso la sua carriera militare con un congedo disonorevole.

      Luke ed Ed erano rimasti dietro alla folla. Una donna sulla settantina, vestita completamente di nero, era seduta davanti. Era rimasta ferma e impassibile quando un membro della guardia d'onore le aveva consegnato la bandiera americana piegata in tre.

      Nel suo patio sul retro, Luke riuscì finalmente a parlare. Era rimasto senza parole per un lungo momento.

      "Tua madre pensa che tu sia morto".

      "Le farò uno squillo", rispose la voce.

      "È troppo tardi. Ti ha già seppellito".

      “Deve essere stato qualcun altro. Mia madre sarebbe capace di uccidere qualcuno anche solo per avere un corpo da seppellire".

      La madre di Murphy aveva seppellito una bara vuota. La moschea di Beirut dove era morto Murphy era bruciata da due settimane. I prodotti chimici nel seminterrato avevano preso fuoco durante i bombardamenti e non era stato possibile estinguere l'incendio. Dozzine di cadaveri si trovavano ancora all'interno di quella moschea, ma nessuno era stato recuperato.

      "Dove ti trovi?" Disse Luke.

      "In giro", rispose la voce. "Hai letto le notizie dal Medio Oriente oggi?"

      "Forse".

      “Un uomo è stato colpito alla testa. Aveva potenti avversari, che stanno cercando di preparare il terreno per una partita importante. L'uomo era un po' famoso,