casa di Giacomo spessi ed oscuri, simili in tutto alla schiera delle formiche quando s'imbattono in un mucchio di grano lasciato su l'aia, e non rifinivano mai di cavargli di sotto ora questo, ed ora quell'altro benefizio: dandogli ad intendere, che per quanto ei donasse, già non presumesse risarcire il Convento per la perdita inestimabile del Crocifisso, davanti al quale aveva pregato san Gregorio Magno; imperciocchè, senza contare il pregio del dipinto, ch'era pure d'illustre magistero, gl'infiniti miracoli che soleva operare procacciavano elemosine abbondantissime, e reputazione di santità al luogo e a chi l'abitava non meno proficua. Messere Giacomo Cènci, con tutto che santissimo uomo si fosse, preso nonostante da stizza per la pretesa improntitudine, certo giorno gli disse: «Padre Brancazio, che il Crocifisso di san Gregorio Magno alle sue mani abbia operato miracoli, sarà: lo dice lei, e non ho motivo per dubitarne; però dopo ch'è entrato nella mia cappella le posso giurare da gentiluomo di onore, che non ne ha fatti più». E il Frate, voltandogli bruscamente le spalle, gli rispose: «Mi rincresce dirglielo, spettabile signor Conte; ma questo è segno, che nè lei nè la sua casa sono degni di ricevere queste grazie.» E così messer Giacomo rimase saldato da fra Brancazio.
Di reliquie poi cotesta chiesa non pativa difetto, e tutti questi tesori ecclesiastici si conservavano dentro un'urna di marmo posta sotto l'altare maggiore. Lascio dei Santi di seconda qualità, chè troppo ci vorrebbe a favellare di tutti, e ricorderò soltanto la piegatura del collo di san Felice dove venne trafitto da un colpo di lancia in Calamina, ora detta Madapor, ed anche Città di san Tommaso, nella India: de pandone circa collum eius in percussione ipsius, come ne fa fede la iscrizione posta sopra la porta minore della medesima chiesa. Ma vedete dove quel benedetto Santo girava per cercare la morte, mentre questa è sicuro che sarebbe andata a trovarlo anche standosene quieto e tranquillo a casa sua![3]
Chiedo licenza ai miei lettori (i quali so che non me la negheranno) di passare sotto silenzio le altre cappelle; molto più che, gli assicuro io, non meritano speciale menzione. Non pertanto piacemi ricordare come la chiesa e le case dei Cènci fossero erette sopra le rovine del Teatro Balbo…
Una chiesa sopra un teatro! I secoli trapassano come i vetri dipinti della lanterna magica; il mondo è la parete dove si riflettono le immagini loro, e nel continuo passaggio le cose più strane si succedono senza dar tempo a compire un pianto, o un riso. Noi fabbrichiamo sopra i sepolcri dei nostri padri; le generazioni future s'impazientano di fabbricare su quelli di noi. Cenere sopra cenere; e l'universo si allarga e si feconda per queste incessanti alluvioni della morte. Dove gli umani sollazzavansi un giorno, oggi pregano; forse vi decapiteranno domani, domani l'altro danzeranno. La Fortuna, gittata via la benda, all'antica follia aggiunse la ebbrezza nuova; e, fatta Menade, percuote orribilmente un suo crotalo infernale, eccitando al ballo tondo Grazie, Furie, Satiri e Muse. Marte balla anch'egli; Nemesi co' flagelli di vipere batte la misura. E l'uomo presume mettere il chiodo a questa ruota, che affatica il cielo e la terra? Ah! ella è pretensione cotesta da far morire di riso lo stesso dio del Riso, il vecchio Momo.
Assicurano taluni, che quando la fede rimane vedova convoli facilmente a seconde nozze; e dicono ancora, che abbia dato il medesimo anello a parecchi mariti. Io per me mi astengo da simili argomenti, che putono di abbrustolito… per fuoco infernale di certissimo, e per fiamme di Santo Offizio non lo sappiamo per ora di certo, ma in breve lo sperano. Intanto i reverendi Padri Gesuiti s'insinuano piamente fra i Popoli ad apparecchiare i fornelli.—Quello, che a me pare poter dire, senza pericolo della salvazione dell'anima nell'altra vita e del Regio Procuratore in questa (però che si tratti di pretta storia) si è, che parecchi dei nuovi Numi s'introdussero nel tempio degli antichi; nè più nè meno come gli Austriaci, col biglietto di alloggio, in casa dei buoni borghesi toscani. Veteres migrate coloni! Molti altri inquilini dell'Olimpo di Giove migrarono con armi e bagaglio nel Paradiso di Santa Madre Chiesa; e, offrendo esempio da imitarsi agli uomini politici dei nostri tempi, voltato mantello continuarono a deliziarsi nel profumo delle adorazioni[4]. Anche su i riti accaddero, più che non si crede, transazioni, e per opera degli stessi Pontefici. Nè in ciò sembra che meritino punto biasimo, perchè, i più astuti scrittori affermano pericoloso stravincere, e doversi accettare qualunque accomodamento: basta che si assicuri un guadagno (pei Numi, bene inteso); però che, in quanto ai Sacerdoti, se ne stieno contenti a quello che loro invia la Provvidenza: e questo sanno tutti, insegnandolo il Vangelo di Cristo… Svergognati! Quando mai fu fatta penuria di moneta spirituale per acquistare beni temporali? Lo spirito, predicato più nobile della materia, in diritto le ha sempre ceduto nel fatto. La Chiesa, donna e madonna del Paradiso celeste, si accinse a cercare anche il terrestre. La investigazione non sembrava difficile. solo che avesse badato e perlustrare il paese che giace tra i fiumi Pisone, Ghilone, Hiddechel, e l'Eufrate[5]; ma non le venne fatto, o non potè trovarlo. Allora si mise con maggior profitto a cercarlo fra le spoglie di guerra dei Franchi e dei Normanni, o nelle transazioni tra l'Inferno (di cui è procuratrice del pari, o per lo meno ne tratta i negozii senza mandato) e il rimorso e la paura dei peccatori, perchè coll'oro si fanno anche arrivare l'anime in paradiso, come affermava Cristofano Colombo scrivendo a Ferdinando e ad Isabella cattolicissimi regnanti[6]; e così dicendo non iscuopriva l'America. Affermano eziandio, che la Chiesa per mettersi in possesso del Paradiso terrestre si avvantaggiasse a fabbricare carte false; ma queste sono cose che non si devono credere: almeno io non le credo. Nel mille predicavano i Chierici la fine del mondo, e nonostante ciò facevansi instituire eredi. I beni terreni di cui dovevano astenersi, tanto, all'opposto, piacquero loro, che pretesero ritenerli anche dopo la fine del mondo! Considerata a dovere questa clericale improntitudine, farà meno maraviglia l'avaro Ermocrate, che instituì erede se stesso.
Qui dentro, e mi si può credere, non vi sono biblioteche per comporre dotti discorsi; ed anche libri vi fossero, io non ho avuto tempo per leggerli: pure ricordo che in Roma, il tempio che fu di Vesta la Dea del fuoco, oggi è consacrato alla Madonna del sole; quello di Remo e Romolo gemelli, ai santi Cosimo e Damiano gemelli; l'altro della Salute, a Santo Vitale: su l'orlo del lago Numicio, dov'è fama che si precipitasse la sorella di Didone Anna Perenna, adesso si venera la cappella di santa Anna Petronilla: ed oggi ancora, a Messina nel giorno dell'Assunzione, come la Cerere sicula andava in traccia della sua figlia Proserpina rapita da Pluto, la Madonna, tratta in processione, va per le strade cercando il suo divino figliuolo: quando poi, dopo un lungo errare, le mostrano la immagine del Salvatore, ella trema, storna, e dodici uccelletti proromponle dal seno spandendo pel cielo la esultanza del suo cuore materno. Nel foro Boario, presso l'ara massima dove i Romani pronunziavano il giuramento solenne, ora sorge la chiesa di _santa Maria Rocca della verità. Il Panteon è diventato Santa Maria della Minerva. Qui fra noi, San Giovanni era il tempio di Marte: la Cattedrale di Pisa, il palazzo di Adriano fabbricato di ruderi di case e di tempii. Uno dei pilastri della parete esterna da mezzogiorno notai composto in parte d'un architrave di granito col nome di Cerere Eleusina. Del monte Soracte hanno fatto il monte Santo Oreste, e a canto la cassa di Santo Ranieri ho veduto una statua di Marte convertita in San Potito (il quale, insieme a Santo Efeso, fu solennissimo operatore di miracoli) con la lieve variante di torle dalla destra la spada, e sostituirvi un libro. I Gesuiti nell'Indie consentivano l'adorazione degl'Idoli si continuasse; solo a piè dei mostri ponessero o crocellina, o cuore di Gesù, o altro segno della religione nostra; anzi nella China giunsero perfino a velare la immagine di Cristo confitto in croce, per paura che i popoli si scandalizzassero di un Dio morto coll'ultimo supplizio: e Gregorio VII manda lettera a Santo Agostino apostolo della Brittania, con la quale lo conforta a sopportare i sagrificii di vittime co' riti pagani per acquistare a mano a mano terreno[7]. Gesù Cristo predicò non potersi servire a Dio ed a Mammone, e cacciò via risoluto i profanatori dal tempio. I suoi vicarii hanno proceduto più blandamente; bene o male abbiano fatto, ne renderanno conto al Mandante. A me basta aver detto la verità quando affermai, che i Chierici andarono corrivi anche troppo per acquistare impero… Ahi tristo aere del carcere! non mancherebbe altro, ch'ei mi facesse diventare teologo. Io mi affretto a tornare più che di passo alla storia, lasciando molte cose per via che furono dette, e che sono state dimenticate con iscandalo di tutti i professori del progresso umano.
La cappella di san Tommaso dei Cènci nel giorno dieci di agosto compariva parata a lutto: lungo le pareti pendevano lugubri gramaglie: da per tutto si vedevano ghirlande di fiori intrecciate con rami di cipresso: