Lodovico Ariosto

Orlando Furioso


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v'ha condotti a questa pugna fella?

      17

      Vicino un miglio ho ritrovato Orlando

      che ne va con Angelica a Parigi,

      di voi ridendo insieme, e motteggiando

      che senza frutto alcun siate in litigi.

      Il meglio forse vi sarebbe, or quando

      non son più lungi, a seguir lor vestigi;

      che s'in Parigi Orlando la può avere,

      non ve la lascia mai più rivedere. —

      18

      Veduto avreste i cavallier turbarsi

      a quel annunzio, e mesti e sbigottiti,

      senza occhi e senza mente nominarsi,

      che gli avesse il rival così scherniti;

      ma il buon Rinaldo al suo cavallo trarsi

      con sospir che parean del fuoco usciti,

      e giurar per isdegno e per furore,

      se giungea Orlando, di cavargli il core.

      19

      E dove aspetta il suo Baiardo, passa,

      e sopra vi si lancia, e via galoppa,

      né al cavallier, ch'a piè nel bosco lassa,

      pur dice a Dio, non che lo 'nviti in groppa.

      L'animoso cavallo urta e fracassa,

      punto dal suo signor, ciò ch'egli 'ntoppa:

      non ponno fosse o fiumi o sassi o spine

      far che dal corso il corridor decline.

      20

      Signor, non voglio che vi paia strano

      se Rinaldo or sì tosto il destrier piglia,

      che già più giorni ha seguitato invano,

      né gli ha possuto mai toccar la briglia.

      Fece il destrier, ch'avea intelletto umano,

      non per vizio seguirsi tante miglia,

      ma per guidar dove la donna giva,

      il suo signor, da chi bramar l'udiva.

      21

      Quando ella si fuggì dal padiglione,

      la vide ed appostolla il buon destriero,

      che si trovava aver voto l'arcione,

      però che n'era sceso il cavalliero

      per combatter di par con un barone,

      che men di lui non era in arme fiero;

      poi ne seguitò l'orme di lontano,

      bramoso porla al suo signore in mano.

      22

      Bramoso di ritrarlo ove fosse ella,

      per la gran selva inanzi se gli messe;

      né lo volea lasciar montare in sella,

      perché ad altro camin non lo volgesse.

      Per lui trovò Rinaldo la donzella

      una e due volte, e mai non gli successe;

      che fu da Ferraù prima impedito,

      poi dal Circasso, come avete udito.

      23

      Ora al demonio che mostrò a Rinaldo

      de la donzella li falsi vestigi,

      credette Baiardo anco, e stette saldo

      e mansueto ai soliti servigi.

      Rinaldo il caccia, d'ira e d'amor caldo,

      a tutta briglia, e sempre invêr Parigi;

      e vola tanto col disio, che lento,

      non ch'un destrier, ma gli parrebbe il vento.

      24

      La notte a pena di seguir rimane,

      per affrontarsi col signor d'Anglante:

      tanto ha creduto alle parole vane

      del messagger del cauto negromante.

      Non cessa cavalcar sera e dimane,

      che si vede apparir la terra avante,

      dove re Carlo, rotto e mal condutto,

      con le reliquie sue s'era ridutto:

      25

      e perché dal re d'Africa battaglia

      ed assedio s'aspetta, usa gran cura

      a raccor buona gente e vettovaglia,

      far cavamenti e riparar le mura.

      Ciò ch'a difesa spera che gli vaglia,

      senza gran diferir, tutto procura:

      pensa mandare in Inghilterra, e trarne

      gente onde possa un novo campo farne:

      26

      che vuole uscir di nuovo alla campagna,

      e ritentar la sorte de la guerra.

      Spaccia Rinaldo subito in Bretagna,

      Bretagna che fu poi detta Inghilterra.

      Ben de l'andata il paladin si lagna:

      non ch'abbia così in odio quella terra;

      ma perché Carlo il manda allora allora,

      né pur lo lascia un giorno far dimora.

      27

      Rinaldo mai di ciò non fece meno

      volentier cosa; poi che fu distolto

      di gir cercando il bel viso sereno

      che gli avea il cor di mezzo il petto tolto:

      ma, per ubidir Carlo, nondimeno

      a quella via si fu subito volto,

      ed a Calesse in poche ore trovossi;

      e giunto, il dì medesimo imbarcossi.

      28

      Contra la voluntà d'ogni nocchiero,

      pel gran desir che di tornare avea,

      entrò nel mar ch'era turbato e fiero,

      e gran procella minacciar parea.

      Il Vento si sdegnò, che da l'altiero

      sprezzar si vide; e con tempesta rea

      sollevò il mar intorno, e con tal rabbia,

      che gli mandò a bagnar sino alla gabbia.

      29

      Calano tosto i marinari accorti

      le maggior vele, e pensano dar volta,

      e ritornar ne li medesmi porti

      donde in mal punto avean la nave sciolta.

      — Non convien (dice il Vento) ch'io comporti

      tanta licenza che v'avete tolta; —

      e soffia e grida e naufragio minaccia,

      s'altrove van, che dove egli li caccia.

      30

      Or a poppa, or all'orza hann'il crudele,

      che mai non cessa, e vien più ognor crescendo:

      essi di qua di là con umil vele

      vansi aggirando, e l'alto mar scorrendo.