Edmondo De Amicis

La vita militare: bozzetti


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i suoi ospiti affacciati alle finestre e appoggiati alla ringhiera del terrazzino lo guardavano e lo salutavano colla mano gridando:—Buon viaggio! A rivederci presto! Addio! Addio!—

      Egli restò un istante immobile, come stordito e sopraffatto dalla tenerezza; poi si riscosse, cercò un modo di rispondere a quell'ultimo e inatteso saluto, pensò, pensò....

      —Ah!—gridò poi con un trasporto di gioia; cacciò le mani in tasca, ne trasse il ritratto, lo mostrò, stendendo il braccio, al padrone, lo baciò tre volte e disparve.

      —Ebbene, sorella?—dimandò il padrone col sorriso sulle labbra, ma colla voce mal ferma.

      La sorella trasse di tasca il fazzoletto.

      —L'avrei giurato!—esclamò il vecchio percuotendosi col pugno la palma della mano.

       Indice

      Cominciava a farsi buio. Le vie della città formicolavano di gente. Quelle botteghe che di sera sogliono restar aperte erano in gran parte già chiuse, e l'altre si andavano a mano a mano chiudendo. Qua e là, sui crocicchi, nelle piazze, davanti ai caffè, sulle gradinate delle chiese, v'eran molti capannelli d'uomini e di ragazzi che parlavano fra loro a voce bassa e concitata, volgendosi di tratto in tratto a guardare intorno se nessuna faccia sospetta li stesse ad ascoltare. Era un continuo scendere di gente dalle case nella strada; sostavano un momento sulla soglia, guardavano a destra e a sinistra come incerti del dove dirigersi, e poi s'internavano nella folla. Era un insolito moto, un insolito brulichìo; ma pure nel bisbiglio della moltitudine, comunque più continuo e più forte del consueto, si sentiva un non so che di sommesso e quasi di peritoso. Di quando in quando, una frotta di persone attraversava la via a passo frettoloso, e dietro a loro un lungo codazzo di monelli che si facevano strada fra le gambe della gente a pugni e a spallate, mettendo gridi e sibili acuti. Ad ogni voce che s'udisse un po' distintamente tra il bisbiglio generale, molte persone si soffermavano e si voltavano indietro domandando che fosse. Era uno che avea detto una parola un po' più forte dell'altre, ecco tutto; dopo che la gente lo aveva un po' guardato ed egli aveva un po' guardato la gente, ognuno ripigliava la sua strada. Di lì a un momento s'udiva un gran colpo da una parte della via: tutti si voltavano da quella parte:—Chi è? cosa c'è? cos'è stato?—Era un bottegaio che aveva chiuso e sprangato la porta della bottega. Le carrozze procedevano lente lente, e i cocchieri pregavano che si facesse largo con un sorriso insolitamente gentile e un cenno della frusta insolitamente garbato. Sugli angoli delle vie, al chiarore dei lampioni, si vedevano que' poveri rivenditori di giornali assaliti ad un tempo da cinque, sette, dieci persone, che porgendo il soldo con una mano strappavan coll'altra il foglio sgualcito, e si ritraevan poi in disparte, lo spiegavano in fretta, e cercavan qua e là coll'avido sguardo se vi fosse la notizia di qualche gran cosa. Qualche passante si fermava e faceva crocchio intorno al possessore del giornale; questi leggeva a bassa voce, gli altri ascoltavano attenti.

      All'improvviso, si vede correre tutta la gente verso l'imboccatura d'una strada; vi si fa subito un gran serra serra, un gran gridìo, un gran rimescolamento; al di sopra delle teste si vedono quattro o cinque canne di fucile sbattute di qua e di là, s'ode uno scoppio di battimani, la folla ondeggia, dà indietro, si apre da una parte; n'escono a passi concitati quattro o cinque figuri sinistri con un fucile fra le mani, danno un'occhiata intorno in aria di trionfo, imboccano la prima viuzza e via di corsa. Uno sciame di ragazzi, urlando e fischiando, li segue—Che fu? Che è accaduto?—Niente, niente; è stata disarmata una pattuglia di guardia nazionale. Di lì a un momento, la folla si apre da un'altra parte, e n'escono quattro o cinque disgraziati, col volto pallido, col capo scoperto, coi capelli rabbuffati, colla cravatta e coi panni laceri e scomposti; intorno intorno si leva un mormorio di compassione; qualche pietoso se li piglia a braccetto, li conduce fuori della calca, e gli accompagna a casa esortandoli con atti e con parole a farsi coraggio.

      Intanto fra la moltitudine s'è destato un vivo fermento, un'agitazione convulsa, uno strepito assordante.—Largo! Largo!—si grida improvvisamente da una parte della via. Tutti si voltano da quella parte:—Chi è? Che c'è? Chi viene?—Largo! Largo!—La folla si divide, indietreggia rapidamente, fa siepe ai lati della strada, e una compagnia di bersaglieri l'attraversa a passo di corsa. Una ragazzaglia cenciosa e schiamazzante le tien dietro. La folla si richiude.

      Di repente, si leva in un altro punto un rumore confuso di molte voci sdegnate e minacciose; la gente accorre e si accalca in quel punto; al di sopra delle teste si vedono due o tre volte apparire e sparire due cappelli da carabiniere, poi scoppia una salva d'applausi, la folla si divide, n'esce correndo un uomo tutto lacero, pallido, ansante, la gente gli fa largo, è sparito.—E' volevano mettergli le manette—si mormora da qualcuno in accento di viva soddisfazione—ma non ci son mica riusciti, veh! E' c'eran dei musi duri che si son messi frammezzo. Oh le vorremo veder belle! Glieli leveremo via noi i ghiribizzi dal capo!—

      La folla procede lentamente tutta in una direzione; ancora pochi passi e la via svolta: ad un tratto, la gente che è innanzi si ferma, la gente che le vien dietro le si serra addosso, quella retrocede di alcuni passi, questa è respinta addietro violentemente; poi ritorna a spingere innanzi e poi daccapo retrocede, e ne nasce un parapiglia infinito.—Che c'è? Chi impedisce d'andare avanti? Avanti, avanti—Oh sì, avanti! C'è nientemeno che una compagnia di soldati colla baionetta in canna che sbarra il passaggio.—Urli, fischi, bestemmie, imprecazioni;—abbasso i prepotenti—non vogliamo prepotenze—giù quei fucili—libero il passo—via di lì.—Ad un tratto la folla volge le spalle a' soldati, si dà a una fuga precipitosa lasciando il suolo ingombro di caduti, e invade in men d'un istante le vie laterali, i caffè, i vestiboli e i cortili delle case vicine. I soldati banno abbassato le baionette.

      —Largo! Largo!—si urla da un'altra parte. Da una delle viuzze laterali s'ode uno scalpitare di cavalli e un suonar di sciabole rumoroso; è uno squadrone di cavalleria che s'avanza; ecco, si veggono luccicare i primi elmi; ecco i primi cavalli; tutto lo squadrone è nella strada; la folla si getta a destra e a sinistra contro i muri delle case; lo squadrone passa, silenzio generale; è già quasi passato, qua e là si leva qualche fischio e qualche voce; è passato, urli, sibili, improperi, e una pioggia di torsi di cavolo e di buccie di limone sopra gli ultimi cavalli. Lo squadrone si ferma, gli ultimi cavalli indietreggiano di pochi passi, la folla volge le spalle e sgombra per un cento passi di strada.

      Dal crocicchio più vicino si sente tutto ad un tratto uno scoppio rabbioso di bestemmie, un picchiare di bastoni, un grido acuto, un lamento fioco, e poi un lungo bisbiglio, e poi un pauroso silenzio.—Che è stato? che fu?—Niente, niente; non si tratta che di quattro dita di lama cacciate nella schiena a una guardia di pubblica sicurezza.—La folla si ritira a destra e a sinistra, e un carabiniere col capo scoperto e con ambe le mani nei capelli attraversa la via tentennando e barcollando a mo' d'un ubriaco.—Che cos'ha? Che gli hanno fatto?—Niente, niente, non gli han dato che una bastonata sul capo.—In piazza! In piazza!—grida all'improvviso una voce poderosa.—In piazza!—si risponde concordemente da tutte le parti. E la moltitudine irrompe tumultuando nella via più vicina, e si dirige alla piazza.

      Tutto questo accadeva non sono molti anni in una delle principali città d'Italia, mentre in una strada vicina al centro del tumulto passava un drappello di otto soldati, un caporale e un sergente di fanteria di linea, per recarsi a dare il cambio a un altro drappello, che stava alla guardia di un edifizio pubblico in una piazzetta vicina. Il drappello andava innanzi a passo lento, e i soldati guardavano curiosamente di qua e di là. Appunto in quella strada appariva più viva che altrove l'effervescenza degli animi e più risoluto e più fiero il contegno della gente.

      La pattuglia passò vicino ad un folto crocchio di que' tali figuri che vengono a galla solamente in codeste sere, i quali colle faccie torve ed accese discorrevano molto clamorosamente in mezzo a un circolo di monellacci adulti, intorno a cui s'era affollata una quantità d'altri monelli piccini. Uno del crocchio vede la pattuglia, si volta, e appuntando il dito verso i soldati esclama a mezza voce:—Guardateli là.—Tutto il crocchio si volta da quella parte, e l'un dopo l'altro alzando gradatamente la voce cominciano