Amanda Mariel

Il Conte Della Persuasione


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sulle spine e più che leggermente imbarazzata, per giunta. Tuttavia, cercò di comportarsi come se fosse tutto a posto. Forse sua cognata non aveva assistito a quella breve scenata.

      Carstine si sedette di fronte a Minerva, poi piegò la testa di lato, valutandola. “Di cosa si trattava?” disse con un forte accento scozzese.

      Minerva le rivolse un sorriso disinvolto. “Non so bene a cosa vi stiate riferendo.”

      Carstine strinse lo sguardo. “Vi stavate sporgendo fuori dalla carrozza, quando sono uscita dalla merceria, e stavate gridando a qualcuno di aspettare.”

      “Oh, quello.” Minerva si strinse nelle spalle con indifferenza. “Non era nulla.”

      “Nulla un corno.” Carstine si spostò accanto a Minerva, mentre la carrozza si metteva in movimento. “Le signore non si sporgono dalle carrozze e non gridano. Immagino che vostra madre avrebbe molto da ridire sul soggetto. E anche Blake, vi assicuro.”

      Minerva raddrizzò la schiena e sollevò il mento fino a incrociare lo sguardo di Carstine. “Non lo fareste.”

      “Certo che no.” Carstine sembrò avvilita, ma solo per un istante. “Perché mi racconterete cosa è successo.”

      “Molto bene. Pensavo di aver visto qualcuno con cui non parlo da molto tempo... una mia vecchia amica, e speravo di poter scambiare una parola con lei.”

      Carstine annuì. “Quindi dirò solo una cosa: se un'occasione simile si ripresentasse in futuro, vi consiglio di affrontarla come si addice a una signora. E pregherò che non compariate sulle riviste scandalistiche domani mattina.”

      “In effetti,” disse Minerva, facendo una smorfia colpevole. Mentiva molto di rado- e certo non a Carstine. Tuttavia, non poteva dirle la verità. Non senza raccontarle tutto quanto, e Minerva non era pronta a condividere il suo sconosciuto.

      In effetti, non aveva intenzione di raccontarlo ad anima viva. Preferiva pensare a quell'uomo misterioso e fin troppo bello come ad un'avventura. Sì, ecco cos'era. La sua avventura segreta. E se lo avesse incontrato di nuovo ...

      Si sentì travolgere dall'eccitazione a quel pensiero.

      Si appoggiò all'indietro e lasciò vagare l'immaginazione tra varie opportunità, mentre la carrozza rimbalzava e procedeva a scossoni lungo le strade di Londra. Era da molto tempo che Minerva desiderava l'avventura e forse questo era l'inizio del suo viaggio.

      O della sua rovina.

      Capitolo 2

       Tre mesi dopo

      Minerva si bloccò nel bel mezzo della frase e rimase senza fiato quando lo vide. Un gentiluomo alto, dalle spalle ampie, con i capelli neri come il mogano e dei penetranti occhi scuri stava attraversando la sala da ballo. Era lui. La sua avventura. Lo aveva sognato spesso, lo aveva cercato continuamente e dopo tre lunghi mesi aveva stabilito di essere veramente impazzita.

      E adesso lui era lì.

      Minerva deglutì, prima di ritrovare la parola. Senza distogliere gli occhi dall'uomo, disse, “Vogliate scusarmi.”

      “C'è qualcosa che non va?” chiese sua madre.

      “No, assolutamente.” Minerva cercò una scusa per allontanarsi dal fianco della madre. “Ho visto Carstine e vorrei scambiare una parola con lei, tutto qui.”

      “Molto bene, cara.” Sua madre annuì con approvazione.

      Minerva si incamminò verso il tavolo del rinfresco, dove ora si trovava la sua avventura. Questa volta non gli avrebbe permesso di scappare. Almeno fino a quando non avesse appreso il suo nome. Si fece strada tra gruppi di signore che chiacchieravano e coppie che passeggiavano, prima di passare tra due piante di felce e girare intorno ad una statua di marmo.

      Quando raggiunse il tavolo del rinfresco, sollevò un bicchiere di ratafià, poi si spostò, fermandosi alla fine del tavolo- vicino alla sua avventura. Minerva bevve un sorso del liquido dolce, poi si voltò a guardarlo.

      Cercò di reprimere l'istinto di sorridere, quando il suo piano per avvicinarsi a lui funzionò. Invece, si limitò a portarsi il bicchiere alle labbra, sostenendo lo sguardo dell'uomo. Qualcosa in quel gioco l'aveva resa audace. Lui la eccitava e quel sentimento le piaceva- il pericolo.

      Lui le porse il braccio, facendo un inchino. “Posso avere questo ballo?”

      Sì, gridava la mente di Minerva, ma la sua bocca aveva altre idee, quindi disse, “Temo che non siamo stati presentati nel modo corretto.”

      Lui strinse il suo sguardo scuro su di lei, riflettendo. “E permetterete a una cosa del genere di ostacolarvi?” Fece un suono scettico. “Stento a crederci. Non dopo che vi siete avvicinata a me in questo modo, proprio adesso.”

      Lei si voltò quando le sue guance avvamparono, bevve un altro sorso di ratafià, poi posò il bicchiere.

      “Ballate con me, bellezza,” disse lui con voce vellutata e troppo vicino all'orecchio di Minerva.

      Un brivido di eccitazione la percorse, quando accettò il suo braccio in silenzio. Lo sconosciuto la condusse sulla pista da ballo, mentre il quartetto iniziava a suonare un valzer. Ogni nervo del corpo di Minerva formicolava, quando l'aristocratico la prese tra le braccia.

      Per alcuni lunghi minuti si godette semplicemente il ballo. Si godette la sensazione delle sue braccia muscolose intorno a sé e del suo aroma virile che la circondava. Il cuore di Minerva si mise a correre, quando lei incontrò il suo sguardo. “Ho iniziato a pensare a voi come alla mia avventura.”

      Lui le rivolse un sorriso da furfante. “Mi piace abbastanza essere un'avventura.”

      Le labbra della ragazza si incurvarono all'insù, mentre lui la faceva volteggiare sulla pista da ballo. “Chi siete?” chiese lei con voce affannata.

      “Il mio nome è Brian Kennington.” L'uomo avvicinò il viso al suo. “E qual è il vostro, bellezza?”

      “Bellezza mi piace abbastanza.” Il calore le risalì fino al petto per quell'ammissione. “Ma il mio nome è Minerva Fox.”

      Un lampo passò negli occhi scuri di Brian, un attimo di esitazione o indecisione. Minerva riuscì solo a comprendere che la voglia di scherzare lo aveva abbandonato. La conosceva? Forse conosceva la sua famiglia? In ogni caso, aveva delle domande e si stava divertendo davvero troppo con lui, perché la sua avventura terminasse già.

      Lo guardò dritto negli occhi e chiese, “Perché avete invaso la mia carrozza?”

      “Temo che rovinerei la vostra avventura, se vi dessi una risposta.” La fece volteggiare di nuovo, prima di ricondurla attraverso la pista da ballo. “Sembra che bramiate un'avventura.”

      “E' vero...” Le parole di Minerva si spensero, mentre le sue guance avvampavano. Riusciva a malapena a credere di aver davvero pronunciato quelle parole. Era da molto tempo che desiderava un' avventura. Eppure, non ne aveva mai veramente vissuta una.

      Fino a quel momento.

      Lo guardò con un'espressione raggiante, l'imbarazzo vinto dal desiderio di vivere l'attimo. “Voglio cavalcare come un uomo, ballare dentro una fontana, sparare con una pistola...” Distolse lo sguardo. “Voglio camminare a piedi nudi sull'erba, ballare sotto la pioggia e baciare un estraneo.” Il suo battito accelerò a quella confessione, ma per la prima volta si sentì libera. “Dovete considerarmi una donna della peggior specie.”

      “Credo che siate della specie migliore,” disse lui con voce bassa e vellutata. Le prese la mano e la portò lontano dalla pista da ballo.

      Minerva gli gettò un'occhiata curiosa, quando la guidò verso le porte della terrazza, invece che da sua madre. “Cosa state facendo?”

      “Do inizio alla vostra nuova avventura.”

      Minerva fu presa da un istante di panico. Una cosa era dar voce ai propri desideri,