che tengo al mio servizio. Tu sai bene in quali tormenti ti trovai. Faceano urlare i lupi le tue grida e i furiosi orsi a pietà muovevano. Un tormento di dannato. E non era più presente Sicoràx per disfar l'opera sua. Fu l'arte mia che ben costrinse il pino a riaprirsi e ti lasciò partire allorchè quivi giunto io ti sentii.
Grazie, o signore.
Se tu gemi ancora io squarcerò una rovere e sì dentro ti chiuderò nel suo nodoso ventre che resterai ben dodici anni a urlare.
Perdonami, o signore, ai tuoi comandi obbedirò di buona grazia e tutto farò da buono spirito.
Sta bene e fra tre giorni ti libererò.
Ecco di nuovo il mio nobil padrone! Che debbo fare? Dimmelo, che debbo fare?
Va' con l'aspetto di una ninfa del mare a tutti gli occhi occulto e solo visibile alla tua vista e alla mia. Va': prendi questa forma e poi ritorna così cambiato qui. Sii diligente.
ARIELE exit.
A Miranda.
Svegliati, cuore mio, svegliati, hai bene dormito ed ora svegliati.
svegliandosi.
Lo strano vostro racconto mi assopiva.
Scuoti quel tuo torpor. Vieni: visiteremo Calibàno il mio schiavo che nessuna buona parola ha mai per noi.
Signore, è un villano costui nè mai lo veggo volentieri.
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