Блейк Пирс

Prima Che Prenda


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per evitare di riflettere la luce dei fari. L’agente della donna ha denunciato la sua scomparsa circa mezz’ora dopo che la sua auto è stata scoperta da un camionista alle due di notte. L’agente Ellington ed io abbiamo parlato con la madre e la sorella oggi, ma non ci hanno saputo fornire alcuna pista concreta. A dire la verità, sembra non esserci nessuna pista concreta, per nessuno dei casi di scomparsa. Sfortunatamente, è tutto quello che abbiamo.”

      “Grazie, agente White” disse Bateman. “Quindi, ora che si fa?”

      Mackenzie fece un sorrisetto e indicò il cibo cinese sul tavolo in fondo alla sala. “Be’, vi siete organizzati bene. Credo che il punto migliore da cui partire sia ripercorrere tutti i casi di scomparsa non risolti degli ultimi dieci anni nel raggio di centocinquanta chilometri.”

      Nessuno obiettò, ma gli sguardi sui volti di Bateman, Wickline e degli altri poliziotti erano piuttosto eloquenti. La poliziotta si strinse nelle spalle con aria sconfitta e alzò una mano. “Posso recuperare io tutte le informazioni” disse.

      “Perfetto, Roberts” commentò Bateman. “Ce la fa in un’ora? Si faccia dare una mano.”

      La donna si alzò e uscì dalla sala conferenze. Mackenzie notò che Bateman la osservò più a lungo degli altri.

      “Agente White” disse Bateman. “Si è fatta un’idea di che tipo di persona sia quella che dovremmo cercare? In una cittadina piccola come Bent Creek, prima potremo escludere delle persone, prima riusciremo a indirizzarvi verso quella che cercate,”

      “Senza indizi di alcun genere potrebbe essere difficile” disse Mackenzie. “Però ci sono un paio di supposizioni che possiamo fare. Agente Ellington, vuoi proseguire tu?”

      Lui le sorrise mentre addentava un involtino primavera. “Ti prego, continua tu. Stai andando benissimo.”

      Era uno strano scambio di battute e lei sperò che gli altri non se ne accorgessero. Mackenzie aveva cercato di mostrargli rispetto, di fargli vedere che non era lei che voleva condurre lo spettacolo. Lui però aveva fatto finta di niente. Per il momento, sembrava apprezzare che avesse lei il controllo.

      “Prima di tutto” disse, facendo del proprio meglio per non perdere il filo “l’indiziato è quasi sicuramente uno del posto. La sua abilità nello studiare i flussi di traffico su queste strade secondarie dimostra una pazienza rigorosa, che lo rende più facile da inquadrare. Se il nostro uomo si è dato tanto a fare per rapire queste donne, come dimostrano le dinamiche delle sue azioni, allora possiamo concludere che non rapisce le donne per ucciderle. Come ho detto prima, sembra un tipo subdolo. Tutto quello che sappiamo di lui – che le aggredisce quando sono vulnerabili, al buio e, a quanto sembra, seguendo un piano – indica un uomo con tendenze non violente. Dopotutto, che senso ha progettare tanto meticolosamente un rapimento per poi uccidere la vittima poco dopo? Questo ci dice che sta collezionando queste donne, passatemi il termine.”

      “D’accordo” disse Roberts, la poliziotta. “Ma a che scopo le sta collezionando?”

      “È sbagliato supporre che sia per sesso?” chiese il vicesceriffo Wickline.

      “Niente affatto” disse Mackenzie. “In effetti, se il nostro uomo è effettivamente timido, è una motivazione plausibile. Gli uomini che vanno a caccia di donne in quel modo sono in genere troppo timidi, o comunque socialmente oppressi, per avere storie d’amore normali. In genere vale lo stesso discorso per gli stupratori che fanno di tutto per non ferire le vittime.”

      Ottenne altre occhiate di apprezzamento dai presenti. Anche se, dato l’argomento trattato, non riuscì a felicitarsene.

      “Però non possiamo saperlo con certezza, dico bene?” chiese Bateman.

      “No, non possiamo” confermò Mackenzie. “Ed è per questo che dobbiamo agire in fretta. Non si tratta semplicemente di un assassino che dobbiamo fermare prima che uccida ancora. Questo tizio è uno psicopatico, ed è pericoloso. Più tempo ci metteremo a scovarlo, più tempo avrà per fare alle donne quello che vuole.”

      CAPITOLO SETTE

      Sazi di cibo cinese e informazioni sulle tre donne rapite, Ellington e Mackenzie lasciarono la polizia di Bent Creek alle 21:15. L’unico motel in città – un Motel 6 che, a giudicare dall’aspetto, non aveva più subito ritocchi di alcun tipo dagli anni ’80 – era a cinque minuti di distanza. Non si stupirono affatto di trovare due camere libere, che prenotarono per la notte.

      Quando uscirono dalla reception, Mackenzie si guardò intorno nel parcheggio. Bent Creek era davvero una città minuscola. Al punto che i negozianti collaboravano per sfruttare al meglio lo spazio. Lo si capiva dalla presenza di un piccolo bar dall’altra parte del parcheggio del Motel 6. Aveva senso, pensò Mackenzie. Chiunque dovesse pernottare in un motel a Bent Creek avrebbe probabilmente gradito anche farsi un drink.

      Come lei, per esempio.

      Ellington le diede una pacca sulla schiena e si avviò in quella direzione. “Offro io” disse.

      Iniziava a piacerle l’ironia semplice e pungente che erano riusciti a creare. Entrambi erano consapevoli dell’imbarazzo che c’era tra loro, ma lo avevano sepolto. Per aggirare il problema, avevano fondato la loro timida amicizia sul lavoro – un lavoro che li costringeva a usare la logica e affrontare tutto con la massima serietà. Finora aveva funzionato alla grande.

      Mackenzie lo raggiunse e insieme attraversarono il parcheggio. Quando entrarono nel bar – che portava il nome ben poco originale di Bent Creek Bar – il buio della notte fu rimpiazzato da una penombra pregna di fumo e umidità, che trovavi solo in locali e taverne di piccole città. Da un jukebox impolverato nell’angolo suonava una vecchia canzone di Travis Tritt. Mackenzie ed Ellington si sedettero al bancone ed entrambi ordinarono una birra. Poi, come ispirato da quel locale, Ellington iniziò subito a parlare di lavoro.

      “Secondo me vale la pena controllare quelle stradine secondarie lungo la Route 14” disse.

      “Sono d’accordo” rispose Mackenzie. “È strano che non fossero menzionate in nessuno dei documenti che la polizia aveva affisso alla lavagna.”

      “Forse è perché conoscono la geografia del posto meglio di noi” suggerì Ellington. “Per quel che ne sappiamo, potrebbe trattarsi di stradine sterrate che non portano a niente. Perché non l’hai fatto presente alla conferenza?”

      “Stavo per farlo” disse. “Ma avevano preparato tutto con tanto scrupolo... Non volevo pestare i piedi a nessuno. Tutta questa storia della polizia che si fa in quattro per noi è nuova per me. Glielo chiederò domani. Del resto, se fosse stata una cosa di importanza cruciale, avrebbero già provveduto a controllare, o almeno ce ne avrebbero parlato.”

      Ellington annuì e buttò giù un sorso di birra. “Accidenti, quasi dimenticavo” disse. “Mi è dispiaciuto un casino quando ho saputo di Bryers. Ho lavorato con lui solo un paio di volte, mai gomito a gomito, ma sembrava un uomo davvero gentile. Ed era anche un ottimo agente, a quanto ho sentito.”

      “Già, era straordinario” disse Mackenzie.

      “Non so se ti può interessare” proseguì Ellington, “ma si erano scatenate un po’ di polemiche quando è stato deciso di metterlo in coppia con te. Vedi, Bryers era un agente molto richiesto. Uno dei migliori. Invece quando gliene abbiamo parlato, lui era completamente d’accordo. Io credo che nel profondo avesse sempre desiderato fare da mentore a qualcuno. E direi che gli sia andata bene, avendo avuto te come prima allieva.”

      “Grazie” disse Mackenzie. “Anche se sento di non aver ancora dimostrato di essere all’altezza del compito.”

      “Perché no?”

      “Ecco... non lo so. Forse prima devo riuscire a chiudere un caso senza far incazzare McGrath.”

      “Si comporta così solo perché si aspetta molto da te. Sei arrivata tra noi come un candelotto di dinamite con la miccia già accesa.”

      “È per questo