sicuro che sia una buona idea?” gli chiese.
Ancora una volta, Bill ricordò ciò che Mike Nevins aveva detto.
“Sarà una buona terapia.”
Bill annuì a Riley.
“Credo di sì” rispose.
Ripresero le loro posizioni, e sollevarono le armi. Bill parlò nel microfono. “Nemici e civile.”
Le stesse azioni di prima ricominciarono, solo che, stavolta, una delle sagome era una donna avvolta in un hijab blu. Non era difficile distinguerla dai nemici nei loro scialbi completi marroni, ma si muoveva in mezzo agli altri in modi apparentemente casuali.
Riley e Bill cominciarono a colpire i nemici nello stesso modo di prima: alcune sagome maschili schivarono i proiettili, mentre altre si ripararono dietro le barriere, solo per sbucare fuori in momenti imprevedibili.
La sagoma femminile si muoveva anch’essa come se fosse spaventata dal fuoco, precipitandosi a destra e a sinistra freneticamente, ma, in qualche modo, non riusciva mai a nascondersi dietro una barriera. Il suo panico simulato rendeva soltanto più difficile non colpirla accidentalmente.
Bill sentì il sudore freddo scendergli dalla fronte, mentre sparava un colpo dopo l’altro.
Presto, lui e Riley abbatterono tutti i nemici, e la donna in hijab rimase l’unica illesa.
Bill emise un lento sospiro di sollievo, ed abbassò l’arma.
“Come va?” Riley gli chiese, con una nota di preoccupazione nella sua voce.
“Piuttosto bene, direi” fu la risposta dell’uomo.
Ma i palmi erano sudati contro l’arma, e stava anche un po’ tremando.
“Forse è sufficiente per ora” Riley esclamò.
Bill scosse la testa.
“No” lui disse. “Dobbiamo procedere.”
“Di che cosa si tratta stavolta?”
Bill deglutì forte.
“C’è un ostaggio. Il civile verrà ucciso, a meno che io e te non colpiamo due nemici contemporaneamente.”
Riley gli rivolse un’occhiata dubbiosa.
“Bill, non lo so …”
“Coraggio” la incitò. “È solo una simulazione. Facciamo un tentativo.”
Riley alzò le spalle e sollevò la sua arma.
Bill parlò nel microfono: “Simulazione ostaggio. Via.”
I robot tornarono in vita. La sagoma femminile restò all’aperto, mentre i nemici sparirono dietro le barriere.
Poi, due nemici apparvero dietro le barriere, muovendosi minacciosamente intorno alla sagoma femminile, che barcollava avanti e indietro con apparente ansia.
Bill sapeva che il trucco per lui e Riley consisteva nello sparare a entrambi i nemici non appena fossero stati nel loro raggio d’azione.
Spettava a lui riconoscere quel momento.
Mentre lui e Riley prendevano la mira con le loro armi, Bill disse …
“Io sparo a quello sulla sinistra, tu invece ti occupi di quello a destra. Spara quando io dico ‘Via.’”
“D’accordo” la donna rispose tranquillamente.
Bill monitorò attentamente movimenti e posizioni dei due nemici. Si rese conto che sarebbe stato difficile, molto più difficile di quanto si aspettasse.
Nello stesso istante in cui uno dei nemici si allontanava, l’altro si metteva pericolosamente vicino all’ostaggio.
Riusciremo mai a colpirli senza fare danni? si chiese lui.
Poi, solo per un breve istante, i due nemici si allontanarono entrambi dall’ostaggio di circa trenta centimetri in direzioni opposte.
“Via!” Bill gridò.
Ma prima che potesse premere il grilletto, nella mente emersero delle immagini …
Si stava dirigendo di corsa verso un edificio abbandonato, quando sentì riecheggiare uno sparo.
Impugnò la sua arma e corse all’interno, dove vide Lucy giacere prona sul pavimento.
Poi, vide un ragazzo muoversi verso di lei.
Istintivamente, Bill gli sparò e lo colpì.
L’uomo si girò prima di cadere, e, solo allora, Bill vide che aveva le mani vuote.
Era disarmato.
L’uomo stava soltanto provando ad aiutare Lucy.
Ferita a morte, Lucy si sollevò su un gomito, sparando sei colpi al suo vero aggressore …
… l’uomo a cui Bill avrebbe dovuto sparare.
Un colpo risuonò dal fucile di Riley, destando Bill dal proprio flashback.
Le immagini erano apparse e scomparse in una mera frazione di secondo.
Uno dei nemici s’inclinò, morto per il colpo inferto da Riley.
Ma Bill restò immobile. Non riusciva a premere il grilletto.
Il nemico sopravvissuto si voltò minacciosamente verso la donna, e uno sparo registrato si sentì da un altoparlante.
La donna si abbassò e cessò di muoversi.
Bill sparò infine con la sua arma, e colpì il nemico sopravvissuto, ma era troppo tardi per l’ostaggio, che era già morto.
Per un momento, la situazione sembrò orribilmente reale.
“Gesù” esclamò lui. “Oh, Gesù, che cos’è successo?”
Bill avanzò, quasi a volersi precipitare in aiuto della donna.
Riley si fermò di fronte a lui per fermarlo.
“Bill, va tutto BENE! È solo un gioco! Non è reale!”
Bill si bloccò, tremando dalla testa ai piedi, e provando a calmarsi.
“Riley, mi dispiace, è solo che… ho rivissuto tutto per un secondo e …”
“Lo so” Riley disse per confortarlo. “Lo capisco.”
Bill crollò e scosse la testa.
“Forse non sono pronto per questo” disse. “Forse faremmo meglio a fermarci qui oggi.”
Riley gli diede una pacca sulla spalla.
“No” lei disse. “Credo che faresti meglio a ripeterlo.”
Bill fece alcuni respiri lunghi e lenti. Sapeva che la partner aveva ragione.
Entrambi ripresero le proprie posizioni, e ancora una volta Bill disse nel microfono …
“Simulazione ostaggio. Via.”
Si avviò nuovamente la medesima simulazione, con due nemici nascosti pericolosamente vicino all’ostaggio.
Bill respirava lentamente, inspirava ed espirava, mentre osservava la scena dinnanzi a sÈ.
È solo un gioco, si disse. È solo un gioco.
Finalmente, il momento che lui stava attendendo arrivò. Entrambi i nemici si allontanarono leggermente dall’ostaggio. Rischiava ancora di colpirlo, ma Bill e Riley dovevano agire.
“Via!” lui gridò.
Stavolta, sparò all’istante, e sentì il suono dello sparo di Riley in una frazione di secondo dopo.
Entrambi i nemici si piegarono e cessarono di muoversi.
Bill abbassò il fucile.
Riley