rinnovò la domanda: “Che cosa ci fai qui, Ryan?”
Ryan alzò le spalle.
“Io e Jilly stiamo parlando della scuola, o almeno sto provando a farla parlare della scuola. I suoi voti sono peggiorati? E’ questo che non vuole dirmi?”
“I miei voti sono buoni” ribatté Jilly.
“Allora, vuoi parlarmi della scuola?” Ryan chiese.
“La scuola va bene, Signor Paige” Jilly rispose.
Riley fece una smorfia, e Ryan sembrò ferito.
Jilly aveva cominciato a chiamare Ryan “papà”, proprio prima che se ne andasse.
In precedenza, però, lo aveva chiamato “Ryan”. Riley era certa che Jilly non lo avesse mai chiamato Signor Paige prima d’allora. La ragazza stava esprimendo molto chiaramente quello che sentiva.
Jilly si alzò dalla sedia e disse: “Se sta BENE a tutti, ho dei compiti da fare.”
“Hai bisogno di aiuto?” Ryan chiese.
Jilly ignorò la domanda e andò dritta su per le scale.
Ryan guardò Riley con un’espressione affranta.
“Che cosa succede qui?” disse. “Perché le ragazze sono così arrabbiate con me?”
Riley sospirò amaramente. Talvolta, il suo ex era proprio immaturo, come erano stati entrambi, quando si erano sposati molto giovani.
“Ryan, che cosa diamine ti aspettavi?” chiese, con tutta la pazienza possibile. “Quando ti sei trasferito qui, le ragazze erano così eccitate all’idea di averti in casa. Specialmente Jilly. Ryan, il padre di quella povera ragazza era violento ed alcolizzato. Si è quasi prostituita per allontanarsi da lui, ed ha soltanto tredici anni! Era molto importante per lei avere una figura paterna come te nella sua vita. Non capisci quanto sia stata devastata quando te ne sei andato?”
Ryan si limitò a fissarla con un’espressione perplessa, come se non avesse alcuna idea di ciò di cui stava parlando.
Ma Riley ricordava fin troppo bene le parole che Ryan le aveva detto al telefono.
“Ho bisogno di spazio. L’intera faccenda della famiglia, pensavo di essere pronto, ma non è così.”
E non aveva dimostrato molta preoccupazione nei riguardi di Jilly allora.
“Riley, Jilly è stata una tua decisione. Ma non ho mai avuto alcuna voce in capitolo. L’adolescente problematica di qualcun altro è un peso troppo grande per me. Non è giusto.”
E ora era lì, a interpretare la parte del genitore ferito, perché Jilly non voleva più chiamarlo “papà.”
Era davvero irritante.
Riley non si meravigliò affatto del fatto che le due ragazze si fossero allontanate dalla stanza in quel momento. E desiderava più che mai di imitarle. Purtroppo, qualcuno doveva agire da adulto in quella situazione. E, dato che Ryan ne sembrava incapace, spettava a Riley ricoprire quel ruolo.
Prima che potesse riflettere su quanto dire, Ryan si alzò dalla sedia e andò a sedersi accanto a lei.
Riley lo spinse via.
“Ryan, che cosa stai facendo?”
“Che cosa credi che io stia facendo?”
La voce di Ryan sembrava sensuale ora.
La rabbia di Riley stava aumentando di attimo in attimo.
“Non pensarci nemmeno” esclamò. “Con quante ragazze sei stato da quando te ne sei andato?”
“Ragazze?” Ryan chiese, ovviamente provando a sembrare stupefatto da quella domanda.
“Mi hai sentito. O l’hai dimenticato? Una di loro ha chiamato qui per sbaglio, quando vivevi ancora qui. Sembrava ubriaca. Hai detto che si chiamava Lina. Ma non credo che lei sia stata l’ultima. Quante altre ce ne sono state? Lo sai almeno? Ricordi ancora tutti i loro nomi?”
Ryan non rispose. Assunse un atteggiamento colpevole.
Ogni cosa stava cominciando ad avere senso per Riley. Tutto questo era già accaduto prima, e si sentiva stupida per non esserselo aspettato.
Ryan passava da una ragazza all’altra, e immaginava che cosa avrebbe fatto Riley in tali circostanze.
Non gli importava davvero delle ragazze, nemmeno di sua figlia. Erano semplicemente un pretesto per tornare con Riley.
Riley assunse un’espressione dura e disse: “Credo che faresti meglio ad andartene.”
“Perché? Che cosa c’è? Non ti vedi con qualcuno, vero?”
“Invece, sì …”.
Adesso Ryan sembrava sinceramente perplesso, come se non riuscisse ad immaginare il motivo per cui Riley potesse interessarsi ad un altro uomo.
Poi, aggiunse: “Oh mio Dio. Non è di nuovo quel cuoco, vero?”
Riley emise un verso di rabbia.
Disse: “Sai molto bene che Blaine è uno chef. Sai anche che possiede un bel ristorante, ed April e sua figlia sono migliori amiche. E’ meraviglioso con le ragazze, tutto ciò che tu non sei. E sì, ci frequentiamo, e sta diventando una relazione piuttosto seria. Quindi voglio davvero che tu te ne vada di qui.”
Ryan la guardò per un momento.
Infine, riprese con voce amara: “Stavamo bene insieme.”
L’ex moglie non rispose.
Ryan si alzò dal divano, e si diresse alla porta.
“Fammi sapere se cambi idea” aggiunse mentre usciva dall’abitazione.
Riley fu tentata di dire …
“Ti sbagli.”
… ma riuscì a non dirlo. Restò semplicemente seduta, finché non sentì il rumore dell’auto di Ryan, che si allontanava. Poi, il suo respiro tornò normale.
Rimase seduta lì in silenzio per un po’, pensando a quanto era accaduto.
Jilly lo aveva chiamato “Signor Paige.”
Era stato crudele, ma non poteva negare che Ryan lo avesse meritato.
In ogni modo, doveva affrontare la questione; che cosa avrebbe dovuto dire a Jilly in merito a quel tipo di crudeltà?
Essere madre è difficile, pensò.
Stava per chiamare Jilly dalla sua stanza, per parlargliene, quando il suo cellulare vibrò. Era una chiamata di Jenn Roston, una giovane agente con cui aveva lavorato a casi recenti.
Quando Riley rispose alla chiamata, avvertì tensione nella voce di Jenn.
“Ehi, Riley, ho pensato di chiamarti e …”
Cadde il silenzio. Riley si chiese che cosa ci fosse nella mente della collega.
Poi, Jenn disse: “Ascolta, voglio soltanto ringraziare te e Bill per… lo sai… quando io …”
Riley stava per dirle …
“Non dirlo. Non al telefono.”
Per fortuna, la voce di Jenn scemò senza terminare la frase.
Ciò nonostante, Riley sapeva la ragione per cui la ragazza la stava ringraziando.
Durante il caso che avevano appena risolto, Jenn era risultata assente ingiustificata per la maggior parte di una giornata. Riley aveva convinto Bill a coprirla. Dopotutto, Jenn aveva coperto Riley in una situazione simile.
Ma la negligenza professionale di Jenn era dovuta alle richieste di una donna, che era stata sua madre adottiva, ma anche una maestra del crimine. Jenn aveva oltrepassato i limiti della legalità, per occuparsi di un problema per “zia Cora.”