dentro la stanza. Diede un'occhiata curiosa, inclinò la testa e iniziò a scodinzolare.
In quel preciso momento, si sentì un altro rumore da un altro punto della casa, probabilmente la cucina. I rumori anzi erano due, poi tre, ravvicinati. Era un suono facile da identificare: e del resto, Marie ne aveva già sentito uno uguale, il primo giorno che aveva trascorso per intero a June Manor. Erano passi… e sembravano piuttosto minacciosi, specie considerando che l'unica persona presente in casa, al momento, si trovava nel corridoio del primo piano.
“E immagino che questo sia l'altro,” concluse Marie.
All'improvviso, sebbene fosse sicura che i passi che aveva sentito provenissero dal piano di sotto, il rumore sembrò spostarsi proprio nel corridoio, a pochi metri di distanza da dove si trovavano lei e Boo. Il corridoio era diventato freddo e Marie ebbe la netta sensazione che non erano soli.
Boo rimase al suo fianco, immobile come una statua. Tutto il suo corpo nero si irrigidì, il naso puntato in avanti come se fosse un cane da caccia ben addestrato, la coda leggermente incurvata tra le gambe, anch'essa irrigidita come il resto del corpo. Con la gola iniziò a emettere un ringhio sommesso che aumentava di volume secondo dopo secondo. Fronteggiava il corridoio, annusando e piegando piano la testa avanti e indietro.
Rimase in quella posizione per circa dieci secondi, poi fece qualche passo lungo il corridoio. Lanciò un'occhiata in avanti poi, come se qualcuno gli avesse dato una pacca sulla schiena per incitarlo a lanciarsi alla caccia di qualcosa, si voltò e balzò dentro la stanza. Il suo ringhio divenne ancora più minaccioso. Marie non lo aveva mai sentito emettere un suono del genere e ne fu raggelata.
Boo si addentrò nella camera, premendo con furia le unghie contro il parquet. Marie cercò di dirsi che la folata di vento gelido che le aveva frustato il corpo era solo il frutto della sua immaginazione, ma sapeva che era una bugia.
Il cane iniziò ad abbaiare, ma non in modo giocoso o allegro. Erano delle abbaiate minacciose, dei segnali di avvertimento e pericolo. Marie avanzò di un passo verso l'ingresso poi si fermò, assicurandosi di tenersi a debita distanza e non interferire con quello che Boo stava facendo, di qualsiasi cosa si trattasse. Anche se non amava l'idea di dover stare dietro a un cane che sembrava essere in procinto di scacciare uno spirito malevolo, non le piaceva nemmeno l'idea di perdersi quello spettacolo spettrale.
L’abbaiare di Boo si trasformò poi in una serie di feroci latrati, come se stesse inveendo contro qualcuno. Adesso si teneva molto vicino alla parete di fondo, abbaiando con forza verso l'angolo, come se avesse intrappolato una sventurata preda. Ovviamente, in quell'angolo non c'era niente e nessuno, soltanto uno spazio vuoto.
Rivolgendosi stavolta verso il letto, Boo continuò ad abbaiare e guaire. Marie strabuzzò gli occhi, tentando di vedere contro cosa stesse abbaiando, ma senza risultato. Per un brevissimo istante, le sembrò di vedere le lenzuola muoversi, come se qualcuno fosse scivolato sul letto. Ma avrebbe anche potuto essere un inganno degli occhi, traditi dai movimenti improvvisi e frenetici di Boo.
Più o meno nello stesso momento, Marie sentì qualcosa di freddo premerle sul petto. Fu una sensazione impressionante, come essere immersa in una piscina gelida, ma durò pochissimo tempo. Indietreggiò d'un passo, barcollando e rantolando. Il respiro le si congelò nei polmoni, ma riuscì rapidamente a riprendere fiato. Boo corse verso di lei, poi si precipitò lungo il corridoio e giù per le scale.
Marie lo seguì e quando arrivò in fondo alle scale Boo aveva smesso di abbaiare. Il cane si era fermato a fissare l'atrio, in direzione del soggiorno. Lentamente, i suoi muscoli si distesero. Un guaito sommesso gli sfuggì dalla gola, non di tristezza o dolore, ma più che altro di confusione, o almeno così parve a Marie.
Il cane avanzò di qualche passo verso l'ingresso, infine si rilassò del tutto. Guaì un po', tornò trotterellando da Marie, e le si strofinò contro la gamba. Lei si chinò per fargli delle coccole, lo sguardo fisso verso il corridoio.
“Oh sì che sei un bravo ragazzo, Boo. Tutto a posto, bello?”
Lui scodinzolò per rispondere che sì, stava bene. Ripercorsero insieme il corridoio, attraversarono a passo lento la cucina, e raggiunsero infine il soggiorno. Poi Marie si diresse nuovamente verso le scale, e alzò lo sguardo verso il piano di sopra.
“Lo senti anche tu, amico?” chiese.
Boo si sedette, fissando anche lui in alto, oltre le scale. Era quasi tornato il solito Boo. A quanto pareva, anche lui lo sentiva.
Anche se, onestamente, non c'era davvero qualcosa da sentire… era più come non sentire niente. Marie si rese conto che quella sensazione opprimente che aveva percepito in casa, quella che a un certo punto le aveva reso difficile persino camminare, era come svanita.
“Penso tu ce l'abbia fatta,” si complimentò Marie con Boo. “Penso che se ne siano andati.”
E sentiva che era davvero così. Allo stesso tempo, però, una parte di lei era ancora inquieta. La sua mente cercava furiosamente di dare un senso a ciò a cui aveva appena assistito. Non si trattava soltanto di convincere la propria mente che ciò che aveva visto era davvero accaduto; ciò che era successo lì dentro avrebbe potuto rimettere radicalmente in discussione la sua visione del mondo. Esistevano forse cose fuori dall'ordine della natura, che l'essere umano non poteva vedere né controllare?
Due vibrazioni dentro la tasca la colsero di sorpresa. Si lasciò sfuggire un piccolo urlo, poi afferrò il telefono e vide che Brendan le aveva scritto due volte mentre il cellulare era spento. Il primo messaggio era arrivato alle 22:30, il secondo alle 0:12. Entrambi erano semplici e andavano dritti al punto: controllare come stesse Marie.
Ehi, ancora viva? diceva il primo.
Nel secondo c'era scritto invece: Sinceramente inizio a essere un po' preoccupato per te. Spero davvero che il tuo cane ti stia proteggendo.
Decise di non rispondere, dal momento che erano quasi le 3:30 di notte. Fissò invece il suo telefono, che adesso funzionava di nuovo come se prima non fosse accaduto nulla, poi piano si guardò intorno.
Aveva assistito al piccolo show di Boo. E, pochi secondi dopo, il suo telefono aveva ripreso a funzionare.
La casa sembrava diversa, meno opprimente, più luminosa, per così dire. Marie lasciò che quella sensazione le scivolasse addosso, poi guardò Boo avanzare verso il soggiorno, raggomitolarsi sul divano e sprofondare in un meritatissimo sonno.
CAPITOLO QUATTRO
Quando il mattino seguente, poco dopo le nove, Marie rientrò a June Manor, gli ospiti che aveva lasciato alle cure di Posey stavano scendendo le scale, pronti a fare il check-out. Fu molto lieta di notare che avevano l'aspetto contento e ben rilassato. Le ci volle un momento per riadattarsi al suo ruolo di proprietaria di bed-and-breakfast, dopo una notte perlopiù insonne trascorsa a osservare il proprio cane scacciare due fantasmi da una casa, ma fece comunque del suo meglio.
Quanto a Boo, trovò immediatamente il suo punto preferito sul pavimento del soggiorno e si sdraiò in tutta tranquillità. Sembrava molto stanco e contento di essere tornato a casa.
Posey stava già per accomodarsi dietro al banco della reception per provvedere alle operazioni di check-out dei clienti. Si trattava di una vecchia coppia di sposi che, volendo passare un po' di tempo lontano dalla città, aveva trascorso in spiaggia la maggior parte della giornata precedente.
“Com'è andata?” chiese Marie recuperando la loro chiave.
“Oh, è un posto adorabile,” disse la moglie. “E la vista sulla spiaggia al tramonto dalla veranda sul retro era straordinaria, proprio da cartolina.”
“E mi piace che questo posto non insegua la modernità a tutti i costi, che non tenti di copiare gli interni di tutte le riviste di design,” aggiunse il marito. “Mi sembra proprio il tipo di posto in cui a ogni angolo potrebbe trovarsi un passaggio segreto. Entrando in soggiorno, per un momento, mi è sembrato di essere a Hogwarts o qualcosa del genere.”
Era esattamente ciò che aveva bisogno di sentire. Non sapeva se fosse appropriato trovare così piacevoli complimenti di questo genere, ma pensò che in fondo andava bene così,