Cesare Cantù

Margherita Pusterla: Racconto storico


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dal momento che questo pose il piede fuor della casa, quale tempesta nel cuore di Buonvicino! quante immagini! quante timori! quante speranze! Come avrebbe voluto non aver fatto quel passo! come avrebbe voluto averlo fatto altrimenti! Come ogni parola, ogni frase, ogni concetto della scheda fatale gli ritornava innanzi quasi un delitto, e col pentimento e l'emenda!—Pure, chi sa?—sentiva ragionarsi nella mente.—Forse il valletto se ne dimenticherà; forse non l'avrà trovata in casa; forse, occupata con altri, e non glielo consegnò. Me lo riporterà questo viglietto:—voglio lacerarlo, bruciarlo, e…. No, mai più, mai più.—Fuggirò… andrò lontano lontano, ove più non possa intendere il nome suo: me la strapperò dal cuore; almeno ne offuscherò l'immagine con altri amori, con altre cure, con altri stenti, con altri piaceri… Ma tutto questo perchè?… non è ella meritevole d'ogni bene? non è la più avvenente, la più nobile, la più gentile fra le donne?—un angelo? E se io mi sono sollevato fino ad amarla, non è dritto che io soffra per così degno oggetto? v'è fatica che compensi un premio qual sarebbe la benevolenza di lei?—E se io l'ottenessi? se non le fossi discaro? se me lo dicesse?—No, no; impossibile, impossibile! Sciagurato che fui a tentarla, a turbarne la pace! Torni, torni il messo.—Potessi richiamarlo! potesse riferirmi che non gliel'ha consegnato.

      Così tempestava l'animo di Buonvicino nel tempo necessario perchè il valletto giungesse da casa i Visconti, ov'egli dimorava, sino al palazzo dei Pusterla alla Palla, e ne tornasse. Non v'erano oriuoli che gliene misurassero i minuti, ma glieli misurava un affannoso battito del cuore, una violenta successione di idee, che glieli facevano parer eterni. Passeggiava di su, di giù pel gabinetto, tendeva le orecchie ad ogni più sottile rumore; quel ritardo non v'era cosa che non gli lasciasse fantasticare. Ma sporgendo il capo dalla finestra, dischiusa a ricevere un primo soffio della tepida aria d'aprile, ecco scorge il damigello di ritorno. Ogni passo di questo su per lo scalone, era una spinta al coltello che Buonvicino sentivasi fitto nel cuore. Quando lo vide sollevare la portiera, ed affacciarsi, non gli resse il cuore di guardarlo in viso, non che d'interrogarlo. Quegli fece un inchino, disse:—Consegnato nelle proprie mani della dama»; ed uscì.

      Questa parola, per naturale, per semplice, per aspettata che gli dovesse riuscire, lo fe' raggricciare: e abbandonatosi a sedere, una nuova serie di idee sorse a tormentarlo, l'effetto che lo scritto avrebbe a produrre sull'animo di Margherita. Perderne la stima sarebbe stato per lui quel che di peggio gli potesse incontrare. Pure, lusingava sè stesso col ripetersi che la lettera non era tale da meritargli un così acerbissimo castigo.—Dunque,—chi sa?—forse l'ha aggradita; forse una risposta gentile mi prepara; forse la prima volta che la vedrò, mi lascierà intendere che non le dispiacque.—Oh! sapere che ella mi ama! sentirmelo dire di sua bocca!—vedermelo anche solo mostrato da que' suoi occhi, che sanno dire quanto e più che le parole! Questo, questo basterà a colmare la felicità mia per tutta la vita. Quanta sollecitudine allora per compiacerla d'ogni suo desiderio! In prodezze d'armi, in cortesie d'onore; che non farò io per venir più sempre in grado alla donna mia, per rendermi di lei sempre più degno?—Ma… e se fosse il contrario? se si adontasse? e mi credesse scellerato?… seduttore?…

      Giovani miei coetanei, che venti fiate vi trovaste a passi somiglianti, eppure senza tante agitazioni; che freddamente meditaste la seduzione, e celiando ne aspettaste il risultato, voi sorridete al vedere un cavaliero siffatto, commosso nell'animo da tanta procella, e vi pare di là del naturale. Ma, giovani coetanei miei, una mano sul cuore: se questo somiglia al suo, se gli oggetti in cui ne avete collocato i volubili desiderj somigliavano alla Margherita, allora deridete pure il mio cavaliero.

       Indice

      LA CONVERSIONE.

      Con questo martello passò Buonvicino la giornata: invano procurò divagarsi in altre cure, in differenti pensieri. La notte non chiedetemi se velasse le pupille; nè il dì seguente fu più tranquillo, o l'altro, o l'altro. Aspettava una risposta, e la risposta non sapea venire; temeva, sperava; e quel rimanere sospeso gli venne alfine così tormentoso, che, per togliersene fuori, pareagli avrebbe sofferto meno di mal animo la certezza del peggio. Alcuna volta per uscire dalla perplessità, proponeva di recarsi a lei; pareva deliberatissimo, indi mutava pensiero; tornava a risolvere, movevasi, usciva, s'avviava per quel quartiere, giungeva a quella via mozza,—un'occhiata alla porta, un sospiro, e passava.

      Dopo tanti pentimenti e ripentimenti pure trovò il coraggio di entrare. Come gli tremavano le ginocchia, come gli bollivano le tempia nel breve tragitto dalla via all'ingresso! il rimbombare del ponte levatojo sotto i suoi passi pareagli una voce di sconsiglio, di minaccia; salendo lo scalone, dovette appigliarsi alla sbarra, perchè gli si annaspavano gli occhi; vi era entrato sempre con tanto cuore, con sì serena baldanza!—Ch'io non sia più uomo?» disse fra sè; e col muto rimprovero rinvigorita la volontà, accostossi all'anticamera, ed ai famigli chiese della Margherita. A lui non tenevasi mai la porta: onde, rispostogli che la dama stava nel salotto, mentre un paggio correva ad annunziarlo, un altro ve lo introduceva.

      Era un salotto capace, coll'altissima soffitta di travi maestrevolmente intagliate e dorate; le pareti coperte di corami a rilievi di colori e oro; un tappeto orientale era steso sul pavimento; un fino cortinaggio di damasco cremisino ondeggiava sopra gli usci, e innanzi alle spaziose finestre, fra' cui telaj arabescati, e i piccoli vetri rotondi penetrava la luce temperata. Sul vasto focolare lentamente ardeva un ceppo intero, diffondendo un tepore ancora gradevole in quella prima stagione. Macchinosi armadj di noce ed eleganti stipi di ebano intarsiato ad avorio, e messi ad argento e madreperla, erano addossati alle pareti: qui e qua alcuni tavolini, e qualche gran seggiola a bracciuoli ed orecchioni, somiglianti a quelli che oggi la comodità o l'imitazione ritorna di moda.

      In una di queste sedeva la Margherita, in abito di semplice eleganza; e poco da lei discosto, muta e indifferente come una decorazione, sovra umile sgabello lavorava una damigella. Margherita pareva allor allora avesse deposto sul predellino il tombolo, sul quale coi piombini stava tessendo trine, occupazione prediletta delle sue pari, ed erasi recato in mano un libriccino di pergamena, riccamente rilegato, con borchie d'oro, cesellate finamente.

      Senza levar gli occhi da questo,—Benvenuto!» esclamò con accento melodioso, e con un molle chinar di capo, allorchè il paggio, alzando l'usciale, ripetè il nome del cavaliero che introduceva. L'agitazione propria non permise a Buonvicino di notare se nel suono della voce di lei, qualche tremito annunciasse l'interno commovimento: ma, per legare discorso,—Qual è, madonna, (le chiese) il libro che ha la fortuna di occupare la vostra attenzione?»

      —È (rispose ella) il dono più caro di che mio padre mi presentasse quando venni sposa. Caro padre! negli anni di sua senile quiete, occupava d'ogni dì qualche ora a scriverne una pagina; coll'accuratezza che voi vedete, miniò egli stesso e indorò queste lettere capitali; sono di sua mano questi ghirigori del frontispizio: ma il meglio, oh il meglio son le cose che vi ha vergate, col titolo di Consigli a mia figlia. E me lo consegnò coll'ultimo bacio, allorchè mi congedò dalla sua casa a questa. Pensate s'io mel tenga prezioso! Anzi, poichè la ventura vi guidò in buon punto, parrei troppo ardita se, avendo voi ozio, vi pregassi a farmene un poco di lettura?»

      Un desiderio della Margherita era sempre il suo: quanto più questo, che lo toglieva da una situazione tanto penosa e impacciata? Accostato adunque uno scannello, tosto si fu seduto poco lontano da lei. Margherita riprese le sue trine, la damigella continuava a cucire, e Buonvicino, con avido movimento pigliato il libro, seguitando là appunto ove la dama mostrava d'averne sospesa la lettura, a voce alta incominciò:

      —Ma sia pure, figliuola mia, che la passione ti tolga di mente quel Dio che chiamasti testimonio de' giuramenti fatti allo sposo: non badare nulla agli uomini, i quali, senza udire le discolpe, ti condanneranno all'inappellabile tribunale dell'opinione: deva pure il tuo consorte ignorare per sempre i torti tuoi—qual sarai tu con te stessa? Consumato appena il fallo, addio serenità; cento timori ti assalgono; a cento menzogne ti trovi costretta; e un passo dato in sinistro a mille altri ti conduce. Tante ore passavi col marito in quella mite gioja senza ebbrezza, che solo in grembo alla virtù si ritrova;