Susanna la strinse in un abbraccio. «Adesso fa’ un buon bagno e poi cerca di dormire. Ne parleremo ancora domani.»
La donna uscì e Molly sentì la stanchezza pervaderle le ossa. Si spogliò in fretta e s’immerse nella tinozza, quindi, una volta finito, indossò la lunga camicia da notte che Susanna le aveva portato.
Qualche minuto dopo, però, decise che era troppo scomoda e prese a rovistare nel cassettone di Matt in cerca di qualcos’altro da indossare. Trovò una camicia bianca, la infilò senza indugio e l’abbottonò. Come il letto, aveva il suo profumo: una potente combinazione di muschio, cuoio e sapone. Chiuse gli occhi e si addormentò con la sensazione di essere al suo fianco.
Un pensiero confortante e al tempo stesso inquietante.
Capitolo Sette
L’urlo la strappò al sonno. Immobile per un attimo, Molly fissò la stanza buia… quella di Matt… poi ricordò il grido femminile. Claire.
Gettò indietro le coperte, saltò fuori dal letto e corse nel corridoio, fermandosi di scatto alla vista di un uomo alto, muscoloso e… mezzo nudo. Claire, in piedi accanto al vano della porta, indossava una delle lunghe camicie da notte di Susanna e si stringeva al petto una coperta. I capelli biondi ricadevano sulle spalle e incorniciavano un viso paonazzo, con gli occhi fissi sull’uomo che aveva di fianco.
Molly lo riconobbe all’istante: Logan, il fratello minore di Matt. Appariva meno alto di lui, ma i capelli scuri e i tratti marcati del viso lo contraddistinguevano senza ombra di dubbio come un Ryan.
«Matt, me lo dici che ci fa una ragazza nel mio letto?» sbottò lui in tono sommesso e irritato.
Non essendosi accorta della sua presenza alle spalle, Molly trasalì. Col fiato in gola si girò a guardarlo e il polso già impazzito accelerò i battiti. Seminudo anche lui, Matt indossava un paio di pantaloni tirati su in fretta, anzi troppo in fretta visto che erano ancora sbottonati. Tuttavia, se la nudità di Logan l’aveva semplicemente sorpresa, quella di Matt la mise in assoluta agitazione.
Il corpo non presentava un filo di grasso neanche a cercarlo, i muscoli tonici delle spalle erano leggermente tesi e la scura peluria del petto si assottigliava a formare una “V” che scendeva sullo stomaco piatto e sodo e scompariva oltre il bottone slacciato. Torreggiando su di lei, le stava così vicino che nell’abbassare la pistola, estratta con evidente rapidità, le sfiorò il braccio, procurandole un brivido.
«Mamma non si aspettava che tornassi stasera» rispose. Persino il timbro della voce riusciva a turbarla. «Questa è Claire Waters. Claire, ti presento mio fratello, Logan.»
«Claire, tutto bene?» intervenne Molly, ritrovando finalmente la voce.
«Sì. Mi ha solo svegliata di soprassalto» rispose l’amica, con un’occhiataccia all’indirizzo di Logan.
«Si direbbe ce ne sia una anche nel tuo» commentò lui. «È così che intende combinare matrimoni nostra madre?» Ma il tono di voce era più dolce mentre ricambiava lo sguardo di Claire.
«È una storia lunga» ribatté Matt. «Prendi il rotolo di coperte. Noi due si dorme sul pavimento.»
Molly era fin troppo consapevole della vicinanza di Matt. Le stava proprio accanto. Quasi addosso. Sebbene il corridoio non fosse illuminato, aveva l’impressione che tra Logan e Claire passasse almeno il quintuplo della distanza che c’era tra loro due e d’un tratto provò grande imbarazzo per la propria nudità sotto la sottile camicia che indossava.
«Scusa» disse Matt rivolto a Claire. «Molly, torna pure a letto. Spiegherò tutto io a Logan» concluse, muovendo finalmente un passo indietro. Lei ne approfittò per guardarlo ancora una volta.
Nei suoi occhi c’era una luce curiosa che neanche l’oscurità riusciva a mascherare. Al tempo stesso, però, il viso e l’atteggiamento esprimevano ferma determinazione. Il potente autocontrollo che esercitava era quasi tangibile, pensò Molly.
Spostò lievemente il peso del corpo e le ampie spalle s’irrigidirono. Nell’intima oscurità del corridoio, la sua figura appariva pericolosa. Molly rabbrividì, con le gambe d’un tratto pesanti.
Sapeva che se non ci fossero stati anche Logan e Claire lo avrebbe toccato. Eppure fu necessaria tutta la forza di volontà di cui disponeva per impedirsi di sfiorargli il petto. Non sapeva come spiegarlo, ma era sicura che le sue mani sarebbero riuscite ad alleviare la tensione di quel corpo.
Controvoglia, annuì e si congedò con un «buonanotte» appena sussurrato, quindi tornò nella camera di Matt e chiuse la porta. L’ultima cosa che vide fu il suo sguardo concentrato su di lei.
Tremante si appoggiò contro lo stipite, il respiro irregolare. L’intera faccenda l’aveva disorientata. E il modo in cui l’aveva guardata Matt? Lo aveva immaginato? Non aveva idea di come fosse accaduto, ma si sentiva fortemente attratta da lui. Non era più il diciassettenne che aveva conosciuto da bambina. Era più maturo, più distante e molto, molto più affascinante.
No, non lo aveva immaginato; Matt era stato fortemente consapevole della sua presenza nel corridoio: manifesta e inequivocabile, la sua reazione aveva riempito lo spazio tra loro come una tempesta pronta a scatenarsi e inondare la terra, risvegliando in lei qualcosa di mai conosciuto prima, un desiderio tanto intenso da far quasi male.
Ma tutto quanto riguardava donne e femminilità non l’aveva neanche sfiorata negli ultimi anni –
Elijah non era certo stato un modello di comportamento – e adesso quel digiuno la lasciava davvero confusa su come gestire la situazione con Matt.
Si rimise a letto, tutt’altro che sorpresa quando il sonno non arrivò.
Matt tornò nell’ampio salotto in cui aveva provato ad addormentarsi. Rinfoderò l’arma, poi si lasciò cadere sul divano, stropicciandosi gli occhi con il palmo destro. Il breve contatto con la guancia gli ricordò che avrebbe dovuto radersi, ma ancor più che necessitava di una sana immersione in un torrente ghiacciato. Una disdetta che il Red River fosse a dieci miglia a nord da lì.
E in ogni caso sapeva benissimo che la lunga cavalcata e una nuotata in acqua fredda non avrebbero cancellato dalla mente l’immagine di Molly che usciva di corsa dalla sua camera da letto vestita solo di una delle sue camicie e dei capelli scuri e arruffati a incorniciarle il viso meravigliosamente femminile.
Gli occhi appannati e la voce roca lo avevano quasi steso, ma era stato nel vederla girarsi che si era trovato sul punto di gettare al vento anche l’ultimo briciolo di determinazione. La risposta di quel corpo alla sua vicinanza era stata fin troppo apparente sotto il tessuto sottile. Nella mente vedeva ancora nitido il contorno scuro dei seni attraverso il candore della camicia. Solo la presenza degli altri due gli aveva impedito, a stento, di toccarla.
Si sforzò di evocare un’immagine della piccola Molly – dolce, innocente e vivace – qualcosa che risvegliasse solo dei sentimenti fraterni. Niente. Continuava a vedere gambe lunghe e tornite e più su il resto di un corpo, che ben poco aveva a che fare con una bambina di nove anni, celato da un semplice strato di sottile tessuto bianco.
«E perché mai il divano spetterebbe a te?» Logan entrò nella stanza e gettò il rotolo di coperte per terra.
«Perché sono arrivato prima, tu fai amicizia col pavimento, su. Domani ti racconto il resto.»
«Domani un corno. Ormai mi hai incuriosito. E poi, dopo Claire, ci metterò un po’ a riprendermi.»
Matt si accigliò. «Non le hai mancato di rispetto, vero?»
Logan rise. «No… sempre che non le sia dispiaciuto vedermi in tutto il mio splendore.»
«Accidenti a te» ribatté Matt stanco. «Non avevi niente addosso.»
«Neanche una pezza.» Con quel sorrisino stampato sul viso, Logan appariva molto più giovane dei suoi venticinque