Kristy McCaffrey

Lo Scricciolo


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      Gli occhi della donna, sbarrati per lo stupore, cercarono veloci quelli della giovane. «Buon Dio» sussurrò.

      Indecisa su come reagire, Molly non si mosse. Doveva offrire prove? Forse, per convincerla della propria identità, avrebbe potuto raccontarle qualcosa di dieci anni prima. Ma non le tornava in mente nulla.

      «Certo» disse infine Susanna. «Somigli così tanto a tua madre.» Con gli occhi colmi di lacrime, si alzò e attraversò la stanza. «Molly, mia cara bambina.»

      Istintivamente, la giovane scattò in piedi e si lasciò avvolgere dall’abbraccio di Susanna.

      «Non riesco a crederci» continuò quella, traboccante di emozione. «È un miracolo. Dopo l’accaduto eravamo tutti così sconvolti, e soprattutto per aver perso proprio te

      Fece un passo indietro e le toccò piano il viso.

      Non sapendo ancora una volta come reagire, Molly rispose con un timido sorriso.

      «Com’è accaduto?» volle sapere Susanna.

      La giovane lanciò uno sguardo a Matt, ma gli occhi chiusi erano imperscrutabili. «Decidi tu quanto ti va di raccontare» le disse piano.

      Molly inspirò a fondo. «Gli uomini che ci attaccarono quella sera mi rapirono e furono poi assaliti da una banda di Comanche che mi portò via con sé. Con noi c’era un’altra bambina, più o meno della mia età. Fu lei quella uccisa, ma per qualche ragione tutti voi pensaste che fossi io.»

      «Oh Molly» rispose Susanna, mortificata «sei rimasta con i Comanche tutto questo tempo?»

      «Per un periodo, poi fui venduta a un trafficante che a sua volta mi vendette a un minatore. Rimasi con lui per due anni. Sono riuscita a tornare solo di recente. Fino a due settimane fa non sapevo che i miei erano stati uccisi.»

      «Mi dispiace così tanto» sussurrò Susanna. «Non posso crederci. Come ha fatto Matthew a trovarti?»

      «È successo ieri, al ranch degli Hart» rispose lui.

      Susanna fissò il figlio. «È meraviglioso» disse, quindi tornò a guardare Molly. «Non riesco neanche a immaginare quello che devi aver passato. Sarai esausta. Vi aiuto a sistemarvi» concluse, rivolgendosi anche a Claire.

      «Vi siamo molto grate per la vostra ospitalità» disse Molly.

      «Vado a cercare papà» s’intromise Matt. «Logan è in giro?»

      «No. È andato a controllare il confine a sud. Non so bene quando tornerà, forse non stasera.»

      Matt prese il cappello e si diresse verso la porta. «Non aspettare per la cena. Di sicuro Molly e Claire non mangiano qualcosa di decente da chissà quanto.»

      Gli occhi di Molly incrociarono i suoi per un istante, poi lui uscì e lei provò l’irrazionale desiderio che restasse.

      Stanca e affamata com’era, si concentrò sulla piacevole idea di dormire in un vero letto, il che non le capitava da molto tempo. Dieci anni, per l’esattezza.

      Nell’udire il lieve colpo alla porta, Molly andò ad aprire.

      «Ti ho portato una camicia da notte e un cambio d’abiti» disse Susanna, porgendole gli indumenti.

      «Grazie» rispose la giovane con un passo indietro. «Anche per l’offerta di trascorrere qui la notte.»

      Susanna entrò e prese a piegare il copriletto. «Puoi restare quanto vuoi. E anche Claire. Tra qualche giorno i lavori nelle camere da letto al piano di sopra saranno completati e potrete trasferirvi entrambe lassù.» Sprimacciò i cuscini. «Come vi siete conosciute?»

      «Poco fuori Albuquerque, qualche mese fa.» Non sapendo se Claire avrebbe voluto che rivelasse ad altri le circostanze di quell’incontro, non aggiunse altro.

      «Povera ragazza, dev’esserle accaduto qualcosa di terribile» disse Susanna, finendo di preparare il letto. «E posso solo immaginare cosa.» Si spostò dall’altra parte della stanza e tirò le tende marrone chiaro dell’unica finestra presente.

      Molly intanto guardava la tinozza, con il vapore che saliva dall’acqua, e non vedeva l’ora d’immergersi in quel lusso. Lanciò un’altra occhiata alla stanza così maschile. Era quella di Matt. Susanna aveva insistito che lei rimanesse lì perché a suo figlio non sarebbe dispiaciuto dormire altrove, mentre Claire avrebbe occupato la camera accanto, quella di Logan.

      «Adesso vado» disse la donna «così potrai lavarti e riposarti. Claire dorme già.»

      «Mi chiedevo se sapeste qualcosa delle mie sorelle.»

      Sebbene avessero consumato una cena veloce in compagnia di Susanna, le due giovani non avevano conversato granché. Troppo presa dal cibo – un semplice stufato con del pane caldo – Molly non era riuscita a concentrarsi sulle parole. Quand’era stata l’ultima volta che aveva consumato un piatto tanto gustoso? Il solo profumo era uno dei migliori che avesse inalato dalla volta in cui sua madre aveva preparato i biscotti alla cannella. E Claire? Beh, era bastata un’occhiata a tradire una fame pari alla sua.

      Molly si era rimpinzata, e per questo provava imbarazzo, ma Susanna non aveva fatto commenti. Invece, aveva offerto a entrambe una seconda porzione e diverse fette di pane, quindi aveva insistito affinché facessero un bagno e andassero a letto.

      «Oh, ma certo che sì. Mi dispiace di non averne parlato prima.» Susanna le strinse le mani e l’attirò a sedere sul bordo del letto.

      «Matt dice che andarono a vivere a San Francisco con zia Catherine.»

      «Sì. E Catherine ha avuto la bontà di restare in contatto. La verità è che le avrei tenute con me. Ero così affezionata a voi ragazze. Ma vostra zia insistette perché lasciassero il Texas. Non pensava fosse un buon posto in cui crescere.» Susanna fece una pausa. «Ed era giusto, naturalmente. Lei avrebbe potuto offrirgli molto di più. Mary dovrebbe avere ventiquattro anni, adesso. Avrei voluto assistere alle sue nozze, quattro o cinque anni fa – Jonathan era pronto ad accompagnarmi – ma accadde tutto così in fretta che non ci fu tempo. Suo marito gestisce un ranch vicino Tucson, nel territorio dell’Arizona. Sai, tua sorella partorì poco dopo il matrimonio. Catherine non ne fece mai parola, ma sospetto che la ragione delle nozze affrettate sia stata proprio quella.»

      Molly non riuscì a nascondere lo stupore. «Mary?»

      «Già, proprio lei.» Susanna rise. «Ti confesso che rimasi sorpresa anch’io. Era sempre così attenta a seguire le regole e salvare le apparenze.»

      «Maschio o femmina?»

      «Un figlio. E anche una figlia, di circa tre anni. Ho ricevuto una sua lettera qualche mese fa. È di nuovo in attesa e dice di stare bene. Suo marito si chiama Tom Simms e sembra siano alquanto felici insieme. So che sarà sorpresa quanto noi di saperti ancora viva, Molly, ma so anche che vorrà rivederti al più presto.»

      Lei annuì, scaldata dalla notizia di un nipote, una nipote e un’altra creatura in arrivo. «Dovrò trovare la maniera di andare da lei.»

      «Possiamo scriverle domani» disse Susanna. «In quanto a Emma, vive ancora con tua zia. Dovrebbe avere diciotto anni, credo. A giudicare dalle lettere di Catherine, le ha dato non pochi pensieri. C’è stato un periodo in cui era molto preoccupata per lei: si era fatta così introversa. Ma di recente mi ha scritto che va molto meglio. Si direbbe che, ultimamente, Emma sia carica di determinazione, proprio come il ricordo che ho di te.»

      Gli occhi di Susanna brillarono e Molly sorrise.

      «Tua zia dice che è molto graziosa ma non particolarmente interessata ai giovani che le ronzano intorno. A quanto pare avrebbe sviluppato un atteggiamento un po’ gitano e non credo Catherine sia disposta a tollerarlo. Le ho suggerito di lasciarla venire qui da noi. E, naturalmente, adesso che ci sei anche tu, non dubito che Emma vorrà tornare. Domani scriveremo anche a loro.»

      «Vi