Alek's Books

La colpa è sua


Скачать книгу

che aveva fatto le “scelte” sbagliate, senza chiedersi una sola volta cosa avesse portato un ragazzo così giovane a scegliere quella vita. Ripeto: se fai finta che non esistono, non li vedi. Ecco perché “ragazzi invisibili” presumo.

      “Quei poveri ragazzi! Non si rendono conto a cosa vanno incontro”, erano le parole dell’infermiera quando arrivai all’ospedale di Newark.

      Stronza!, pensai. Che cazzo ne sapeva quella cosa aveva passato, da quale situazione era venuto? Come si fa a giudicare un ragazzo, poco più che adolescente, che si riempie di sostanze varie per non impazzire, senza avere nemmeno una vaga idea di ciò che ha visto e vissuto lui?

      Non si può capire. E nemmeno io ero riuscito a capire certe cose. Ci avevo provato ogni giorno non giudicandolo, né forzandolo a fare scelte per le quali non fosse pronto. Mai.

      Spesso era difficile ignorare il mio cuore, mentre si disintegrava durante i suoi racconti. All’inizio ero stato io a chiedergli di parlare, di ricordare, perché aveva bisogno di essere incoraggiato. Pian piano si era fidato sempre di più e raccontava da sé. Voleva rendermi partecipe della sua vita.

      “Mi dispiace, cucciolo”, gli sussurrai nell’orecchio appena ero solo con lui nella sua stanza. Le mie guance erano bagnate da lacrime che credevo già terminate, considerate le notti rimasto sveglio a cercare soluzioni.

      Il ragazzo aveva salvato un solo numero nel suo cellulare ed era il mio. Avevano chiamato per avvisarmi del ricovero di un ragazzo, del quale non sapevano né il nome, né cosa avesse fatto in quell’appartamento. Lui non portava mai una carta d’identità con sé. Così non esisteva.

      “È un parente?”, chiese la voce al telefono.

      “Non ha parenti”, mentii, discutendo per buona mezz’ora per convincere la signorina dall’altra parte della cornetta che o ci sarei stato io, o sarebbe stato da solo.

      “Sono il suo compagno.”

      L’amore nato nei confronti di quel ragazzo non aveva nulla a che fare con la razionalità. Altrimenti sarei dovuto scappare. Mi sarei risparmiato un bel po’ di notti insonni. Chi si innamora razionalmente, purché sia possibile, non si mette con un disastro di essere umano come lo era stato lui, conscio di avere vicino una psiche labile. Ne ero consapevole, allora. Credo. Ci ripensavo, mentre scrivevo le indicazioni dettatemi al telefono, per poi lanciarmi alla macchina e raggiungerlo.

      Arrivato all’ospedale mi accompagnarono immediatamente da lui, senza però farmi sapere cosa fosse successo, né in che condizioni fosse, perché per la legge il nostro legame non aveva alcun valore. Dissero solo che era stabile.

      La prima reazione a ciò che mi apparve davanti agli occhi, fu di lasciarmi cadere sulla prima sedia che trovai. Le ginocchia già tremolanti non mi reggevano più. I bendaggi attorno al suo torace, per fortuna, coprivano le ferite più profonde e nascondevano l’effettivo danno arrecato a quel corpo. Avevo bisogno dei miei amici adesso.

      Emma e Phil mi raggiunsero verso l’una di notte. Avevo scritto nel cuore della notte ed erano partiti immediatamente. Stavo riposandomi sulla sedia vicino al suo letto quando arrivarono.

      “Daniel”, sentii una voce ancora nel dormiveglia, una mano mi accarezzò i capelli. Mi girai di scatto guardandoli spaventato. Appena mi ero reso conto di dov’ero e che non ero più solo, non riuscii più a trattenermi. Coprii la bocca con una mano e corsi fuori nel corridoio.

      Emma aveva temuto che prima o poi sarebbe successo qualcosa di terribile dall’istante in cui le avevo raccontato di quel ragazzo misterioso. Quando poi lo aveva conosciuto di persona, l’aveva conquistata subito. Era impossibile non volergli bene. Ma io ero il suo migliore amico. La remota eventualità di vedermi in qualche modo in contatto con un mondo così fuori dalla nostra comprensione, le aveva causato non pochi momenti di ansia. Aveva visto giornalmente i sentimenti che c’erano tra noi due ed era convinta che fossero reali e sinceri come l’amore suo per Phil. Il suo timore era stato però che il passato del ragazzo, prima o poi, ci avrebbe colpiti.

      Phil mi aveva seguito in corridoio. Non mi vergognavo delle mie lacrime. Era quasi un sollievo, sicuramente un lusso, potermi permettere di essere debole.

      “Non si meritava anche questo, Phil. Non ha mai fatto niente a nessuno…”

      Le mie parole si interruppero per colpa di un nuovo attacco di pianto. Ero stravolto. Non sarei riuscito a tenermi in piedi, se Phil non mi avesse sostenuto. Mi strinse a sé.

      Nei sette anni passati era diventato come un fratello per me, e vedermi in quelle condizioni gli avrà spezzato il cuore. Con una mano mi accarezzava la testa riversa sulla sua spalla. D’altronde è difficile trovare le parole giuste in queste situazioni. Consolarmi sarebbe stato invano.

      “Vieni”, disse Phil, trascinandomi con sé. Io, il suo amico, tempo fa amante della vita, spesa per rendere vivibile quella di un ragazzo nel morso della sfortuna. In quel momento, invece, sembravo più morto che vivo, e sinceramente non mi sentivo altrimenti. Avrei dovuto mangiare qualcosa, almeno bere un po’ di acqua.

      “Non aiuta a nessuno se crolli anche tu, Daniel.”

      Si fermò davanti al primo distributore lungo il corridoio e mi fece sedere. Prese una bottiglia d’acqua e due caffè e me ne porse uno.

      Continuavo a fissare il pavimento, gli occhi rossi e gonfi dal pianto. Sapevo di far sentire impotente Phil, ma cosa avrei dovuto fare? Non avevo né fame, né sete. Il dolore nel petto sembrava crescere in modo perpetuo, come se mi volesse tenere in vita per farmi soffrire il più a lungo possibile. Volevo solo vedere un sorriso sulle labbra del mio cucciolo. Presi il caffè. Era quello che mi ci voleva adesso. Non volevo dormire. Dovevo essere sveglio, lì per lui quando avrebbe aperto gli occhi.

      “Si rimetterà, vero?”

      “Certo che si rimetterà”, mi rispose Phil, decisamente contento di sentire la mia voce. “Tutto si rimetterà a posto, Daniel. È un combattente. Devi essere forte adesso. Ha bisogno che tu sia forte per lui.”

      Come se non lo fossi già stato innumerevoli volte. Phil sapeva delle nostre lotte, intenti a risolvere l’apparentemente irrisolvibile, meravigliandosi ogni volta della nostra resistenza. Quando mi ascoltava raccontare le mie pazzie da salva-mondo, avrebbe voluto urlarmi in faccia SVEGLIATI. Si sedette sulla sedia vicina a me e mise un braccio attorno alle mie spalle.

      Non riuscivo nemmeno più a piangere. Solo quelle lacrime, maledette, continuavano a fuggirmi dagli occhi. Sapevo che avrei dovuto riposarmi. Il mio corpo mi supplicava da ore di concedergli un poco di sonno. Ma ogni volta che chiudevo gli occhi, immagini terribili apparivano, torturando la mia mente con scene che non ero più in grado di sopportare. Non ce la facevo più. Mi abbandonai un momento tra le braccia di Phil, giusto per caricarmi dell’energia necessaria per tornare dal mio amore.

      “La colpa è sua,” sussurrai.

      “Andrà tutto bene”, cercò di rassicurarmi Phil, abbracciandomi ancora più forte.

      “Voglio tornare da lui.”

      Mi liberai dalle braccia del mio amico e mi alzai barcollando. Phil mi sorresse subito, vedendo che quasi non mi reggevo in piedi.

      Emma mi venne incontro sostituendo le braccia del suo compagno con le sue e mi abbracciò. Niente al mondo aveva sognato di più che sapermi in preda ad un amore come lei lo viveva con il suo Phil. Si vergognava quasi delle proprie lacrime, quando staccandosi dall’abbraccio guardò il mio viso. Mi accompagnò sulla sedia vicina al letto e, mettendosi dietro di me, mi mise le mani sulle spalle.

      “Andrà tutto bene, cucciolo”, mormorai, riprendendo nelle mie la mano sua.

      Avevo difficoltà a crederci io stesso. Continuavo a dire queste parole al ragazzo, ma la speranza di riuscire a cambiargli la vita sembrava di dover rimanere un’ideale, troppo distante per essere lontanamente realistico. Accarezzandogli la mano dolcemente, lasciavo scorrere davanti agli occhi i due anni passati. Quando ci eravamo conosciuti, avevo sempre allontanato dalla mente la possibilità di trovarmi un giorno al capezzale