Emilio Salgari

Straordinarie avventure di Testa di Pietra


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agenti del marchese.»

      Testa di Pietra si tirò rabbiosamente la barba.

      «Ecco una missione ben pericolosa,» disse. «Senza un canotto noi non potremo mai giungere al forte. Non vi è la possibilità di procurarcene uno?…»

      «In questo momento no, ma forse potreste avere qualche scialuppa dalla nave inglese che poco fa ha sparato.»

      «In quale modo? Non siamo così forti da tentare un abbordaggio.»

      «Fra poco, se il tempo si calmerà, verrà qui un agente od un ufficiale del marchese, accompagnato certamente da alcuni marinai.»

      «Lo aspettavate dunque?»

      «Sì, ve lo confesso.»

      «Per dare informazioni su di noi.»

      «Precisamente.»

      «Allegri, Piccolo Flocco, siamo diventati personaggi importanti che si sono lasciati però ben giocare. Eppure noi siamo bretoni e nemmeno i tedeschi sono minchioni.»

      In quel momento un’altra cannonata rimbombò sul lago.

      «Bisogna che risponda,» disse il trafficante. «Devo sparare tre colpi di fucile, che è il segnale convenuto.»

      «E se non rispondeste?»

      «Oh, verrebbero ugualmente qui per chiedermi notizie della fusta che voi montavate.»

      «Corpo di trecento campanili!… Che razza d’imbroglio! I bretoni però son sempre bretoni e non si lasceranno prendere come le anitre.»

      I tedeschi avevano portato due gigantesche botti e le avevano aperte, levando dall’interno dei grossi tamburi come si usavano in quell’epoca.

      Vedendo quegli strumenti, Testa di Pietra ebbe un sorriso.

      «Serviranno a noi,» disse. «Una volta con quattro soli tamburi io ho abbordata una nave, ma avevo dei tamburini solidi e lesti di mano. Ah!… ah!… Il bel gioco che farò agli inglesi per portar via loro la scialuppa! Soneremo una carica indiavolata e li faremo scappare senza lasciare loro il tempo d’imbarcarsi. Ma a noi occorrono anche delle armi da fuoco e delle munizioni, signor Riberac. Siamo pronti a pagarvele.»

      «Non occorre: voi siete francesi ed io devo ben pagare la cattiva azione che ho commessa insieme ai canadesi di Davis. Ho delle bellissime carabine inglesi ed anche delle pistole dal tiro assai lungo. Metto tutto a vostra disposizione.»

      «Ecco un traffcante generoso,» disse Testa di Pietra.

      Riberac ebbe un pallido sorriso, poi disse:

      «Non dimentico che voi sareste stati nel vostro pieno diritto di ammazzarmi: generosità per generosità. Seguitemi.»

      Si avvicinò ad una gran cassa, l’aprì e mostrò ai due bretoni carabine e pistole, di fabbrica certamente inglese, le migliori di quell’epoca, colle relative munizioni rinchiuse entro grossi corni di bue e sacchetti di pelle oscura.

      «Un piccolo arsenale,» disse Testa di Pietra scegliendo subito. «Armi veramente di precisione: me ne intendo io. Su. Piccolo Flocco, ed anche voi assiani. Non perdiamo tempo. perché gl’inglesi possono giungere da un momento all’altro. Ah!… E da quale parte entreranno?»

      «Dalla porta.»

      «Non conoscono il passaggio segreto?»

      «No, lo conoscevano solo i canadesi.»

      «Allora faremo trasportare quattro tamburi nella galleria. Ci serviranno bene. Carichiamole armi ed aspettiamo la visita degl’inglesi. Io e Piccolo Flocco ci nasconderemo dietro i barili e le balle di pelli per sorvegliare da vicino quella gente; e voi, Wolf ed Hulrik, ci aspetterete all’uscita del passaggio segreto. Ora, signor Riberac, volete rispondere ai segnali che fa la nave?»

      «Sarebbe necessario. Già, se anche io rimanessi zitto, l’agente del marchese verrebbe ugualmente.»

      «Noi così potremo vederlo.»

      «Ed anche udirlo.»

      «Senza che voi ci tradiate?»

      «Io ho dei gravi torti verso di voi ed ora farò del mio meglio per giocare gl’inglesi ed imbrogliarli. Ormai mi sento francese.»

      «E di Jor possiamo fidarci?»

      «Ora sì. Di Davis non risponderei, ma quello era un meticcio.»

      «Tuttavia, per precauzione, Piccolo Flocco rimarrà qui a sorvegliarlo,» disse Testa di Pietra.

      «Fate come volete,» rispose il canadese. «Mi accompagnate? Così vedremo la nave che sta per giungere.»

      «Una domanda ancora.»

      «Dite pure.»

      «Che su quel veliero possa trovarsi il marchese d’Halifax?»

      «Può darsi.»

      «Ah, ma non oserà sbarcare lui.»

      «Non credo.»

      Prese il grosso archibugio, aprì la porta del fortino ed uscì attraversando rapidamente il piccolo ponte.

      Il vecchio bretone l’aveva seguito portando le sue armi già caricate, una carabina e due pistole a canne lunghe, a doppio tiro.

      L’uragano accennava a calmarsi, però il lago doveva essere ancora sconvolto, a giudicare dai muggiti delle onde che si ripercotevano come cannonate dentro l’immensa foresta. Un po’ di luce avanzava da oriente, aprendosi il passaggio fra gli strappi dei vapori ancora galoppanti per l’aria, spinti sempre da un vento crudissimo. I due uomini camminarono in silenzio per dieci minuti e giunsero finalmente sulle rive del Champlain.

      Un bel brigantino di forme snelle, armato di due dozzine di cannoni, bordeggiava al di là della scogliera, virando di bordo ad ogni istante.

      «È l’inglese che aspettavo,» disse Riberac. «Sono puntuali quegli uomini dell’Europa nordica nel trattare i loro affari.»

      «L’avete già veduto?»

      «Sì, è comparso qui tre settimane or sono. Dava la caccia alla vostra fusta.»

      «E quella brava gente non è stata capace di prenderci!… Eppure montavamo una barca sgangherata che avanzava come i granchi.»

      «Vi avranno perduti di vista. In questi ultimi giorni molta nebbia ha avvolto il lago.»

      «Questo è vero,» rispose il bretone.

      Sulla prora del brigantino brillò una linea di fuoco seguita tosto da una fragorosa detonazione.

      Il trafficante attese che l’eco si spegnesse, rumoreggiando sotto i grandi pini e le betulle, poi scaricò il suo grosso archibugio verso il lago.

      Ricaricò subito l’arma e sparò altre due volte.

      Il brigantino, quantunque le acque fossero sempre agitatissime, si mise in panna, ossia attraversò il vento, al di là delle scogliere contro le quali si era fracassata la fusta, e lanciò un razzo azzurro.

      «Va bene,» disse il trafficante. «Mi hanno capito e fra poco l’agente del marchese sarà in casa mia. Non facciamoci trovare qui. Non voglio che vi vedano. D’altronde quell’uomo conosce la strada.»

      «Aspettiamo che mettano in acqua la scialuppa,» disse Testa di Pietra. «Mì«Mi preme contare i marinai che la monteranno.»

      «Per accopparli?»

      «Non mi impegnerò a fondo, siate sicuro. Noi li faremo semplicemente scappare con una carica di tamburi.»

      «Su quel brigantino ci deve essere un numeroso equipaggio e se dovesse sbarcare tutto, poveri noi!…»

      «Un uomo e sei marinai,» disse il trafficante. «Vedete?»

      «La nostra impresa sarà poco difficile,» rispose il vecchio bretone.

      Una grossa scialuppa era stata calata, montata da sette uomini e si era subito diretta verso la spiaggia, lottando vigorosamente contro la risacca.

      «Torniamo,» disse il trafficante. «Vi darò una prova