Alessandro Manzoni

Brani inediti dei Promessi Sposi. Opere di Alessando Manzoni vol. 2 parte 2


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Io tremava, lo confesso, al pensiero che queste censure potessero, nello stato in cui egli trovavasi, pervenire al suo orecchio… Innamorato delle forme classiche, siccome quegli che dall'adolescenza fu sempre co' latini e co' greci, e co' nostri che meglio li imitarono, ove gli parve di trovar meno di queste forme, gli parve trovar meno di poesia. Così, trattandosi di teorie (veggasi la maggior parte de' suoi articoli dell'Arcadico) ove gli parve di trovar discrepanza da' principii de' classici, gli parve di trovare opposizione assoluta da' principii dei gusto».

Appunto nell'Arcadico [xxxvi; 305] discorrendo della versione delle Odi di Pindaro fatta da Giuseppe Borghi prese a mordere «la miserabile e bislacca e torta foggia di metri regalataci con tante altre cose non poetiche e non italiane da Alessandro Manzoni». Il Borghi, in una lettera a Gaetano Cioni, stampata nell'Antologia [n.º 87, marzo 1828, pp. 166-167], sorse a difesa del Poeta; ma l'iroso critico, duro più che mai in quel suo giudizio, diede fuori lo scritto: Intorno gl'Inni sacri di Alessandro Manzoni dubbi di Giuseppe Salvagnoli Marchetti, Roma 1829. Presso la Libreria Moderna, Via del Corso n.º 348 [In Macerata, presso Benedetto di Antonio Cortesi]; in-16.º di pp. xxiv-112. A questi «biasimi da pedante», come li chiama il Tommaseo, l'Arcadico [XLII, 131] applaudì di gran cuore. La Biblioteca italiana [tom. 55, luglio 1829, pp. 1-20], pur non menandogli buone tutte quante le censure, concluse: «Il parlare di originalità, di nuova scuola, d'ingegno divino, di culto, è un sostituire l'entusiasmo alla ragione, un traviare il giudizio dei giovani e dar nascimento a quelle tante poesie che il Manzoni non vorrebbe al certo aver fatte e nemmanco approvate, e non di meno si credono manzoniane». Enrico Mayer, peraltro, nell'Antologia [n.º 104, agosto 1829, pp. 92-99] prese «a difendere» (son parole del Tommaseo) «non tanto il nome dell'Italiano poeta, quanto l'onore d'Italia», e «lo difese con alto sentimento dell'arte e con facondia cordiale». Videro pure la luce le Osservazioni di un giovane italiano sui Dubbi del signor Giuseppe Salvagnoli Marchetti intorno agli Inni sacri di Alessandro Manzoni, Reggio, tip. Toreggiani e comp., mdcccxxx; in-16.º di pp. 230. Sono di Luigi Fratti, che, sebbene pregato dalla modestia del Poeta a «mettere da banda» il lavoro, per consiglio del P. Bottini gesuita, lo diede alle stampe. Cfr. intorno a questa controversia: Gambini Carlo, Richiamo di alcune verità manifestate nel 1829 dal Salvagnoli sugli Inni sacri del Manzoni, Milano, tip. Galli e Raimondi, [1882]; in-16.º di pp. 12. —Intorno gl'Inni sacri di Alessandro Manzoni dubbi di Giuseppe Salvagnoli Marchetti, ristampati con aggiunte, in forma di dialogo, fatte da Federico Balsimelli, Bologna, tipografia pont. Mareggiani, 1882; in-16.º di pp. 360.

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Questo «sunto» si legge in una recensione che il Salvagnoli Marchetti fece delle Prose scelte del principe don Pietro Odescalchi, e che inserì nel Giornale Arcadico, tom. 42, aprile-giugno 1829, pp. 95-109. La recensione e il «sunto» gli attirarono sulle spalle alcune sferzate della Biblioteca italiana [tom. 55, luglio 1829, pp. 29-31], che lo fecero talmente andare in furore, da scrivere: «a ingiurie sì fatte, quali sono le vostre, meglio si converrebbe, se fosse lecito, rispondere con la spada che con la penna». Cfr. Giornale Arcadico, tom. cit., pp. 355-364.

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Nuovo Giornale de' letterati, di Pisa, tom. XV. Letteratura, scienze morali e arti liberali [1827], pp. 215-232 e tom. XVI. Letteratura, ecc. [1828], pp. 64-93.

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P. Felice da Mezzana cappuccino, Cenni sul P. Cristoforo del Manzoni, Crema, tip. S. Pantaleone di L. Meleri, 1899; p. 6.

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Sui Promessi Sposi, storia milanese del sec. XVII, scoperta e rifatta da Alessandro Manzoni, ragionamento critico di Don Anonimo, autore di varj opuscoli pubblicati colle iniziali P.º G.º S-P.º, Milano, coi torchi di Omobono Manini, dicembre 1827; in-16º. di pp. 64.

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Giornale dell'italiana letteratura, compilato da una società di letterati italiani sotto la direzione ed a spese di Nicolò da Rio, tom. LXV della serie intiera, serie IV, tom, I [Padova, tip. del Seminario, 1828], pp. 265-268.

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Rivista, letteraria dei libri che si stamparono in Torino negli anni 1827 e 1828, Torino, per gli eredi Botta, 1829; pp. 119-120 e 138-146.

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Chiappa G., Sui Romanzi in generale ed in particolare sul Gerolimì ossia Nano di una Principessa dell'autore della Sibilla Odaleta; in La Minerva Ticinese, giornale di scienze, lettere, arti, teatri e notizie patrie, fascicolo 37, 16 settembre 1829; pp. 635-637.

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Anche Trussardo Caleppio volle scoccare i suoi fulmini contro il nuovo romanzo, censurandolo acerbamente nell'Almanacco critico pel 1830 di un militare in ritiro, Milano, Manini, 1829; in-16º. Cfr. Robecchi, L. Questione classico romantica, saggio d'una bibliografia; in Poesie di Carlo Porta rivedute sugli originali e annotate da un milanese, Milano, tip. Ditta Wilmant di G. Bonulli e C., 1887; p. 707.

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Lettere ad Antonio Panizzi di uomini illustri e di amici italiani (1823-1870) pubblicate da L. Fagan, Firenze, Barbèra, 1880; p. 80.

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Dei Promessi Sposi di Alessandro Manzoni. Articolo primo, Lugano, coi tipi di Gius. Ruggia e comp., 1831; in-8º. di pp. 56. E firmato: A. H. J.

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Fu ristampato a Brescia nel 1883 dallo Stabilimento stereo-tipografico di G. Bersi e C.; in-8º. di pp. 46. Nella breve avvertenza è detto: «Il manoscritto sopra del quale fu condotta la presente edizione è una copia precisa, identica all'autografo lasciato dell'esimio autore; non già copia od estratto da quei pochissimi esemplari che vennero alla pubblica luce l'anno 1833» [correggi: 1831] «in un periodico mensile, compilato da molti esuli italiani a Parigi; periodico ch'ebbe vita di più poco che due mesi e dal quale furono ritratte poche copie per regalo ad amici e parenti». Sebbene «compilato da molti esuli italiani a Parigi», però si stampava a Lugano coi torchi di Giuseppe Ruggia. Negli Scritti di Giovita Scalvini ordinati per cura di N. Tommaseo, con suo proemio e altre illustrazioni, Firenze, Felice Le Monnier, 1860; in-16.º di pp. xvi-400, non fu riprodotto l'articolo «bellissimo» sul Romanzo del Manzoni, benchè promesso dall'editore stesso nella prefazione: «De' lavori suoi critici recherò quasi per intero le considerazioni sull'Ortis del Foscolo, e quelle sui Promessi Sposi, degne dell'opera». Questo articolo, col titolo: Considerazioni critiche scritte nel 1829 da Giovita Scalvini, venne premesso all'edizione de' Promessi Sposi fatta a Firenze nel 1884 da' Successori Le Monnier, ecc.

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Giannone P., Delle opere di Alessandro Manzoni; in L'Esule, giornale di letteratura italiana antica e modernaTomo primo. – Parigi, dai torchi di Pihan Delaforest (Morinval), rue des Bons-enfants, 34, M. DCCC.XXXIII; pp. 262-302. La traduzione in francese, che l'accompagna, è del sig. Lemonier, autore dei Souvenirs d'Italie.

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M. de Gourbillon.

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Antologia, n. 82, ottobre 1827, pp. 101-119. L'articolo, invece del Tommaseo, doveva scriverlo il dott. Gaetano Cioni, come si rileva da una lettera di Giuseppe Montani, del 16 di settembre: «L'articolo sugli Sposi Promessi lo fa il dottor Cioni. Manzoni è qui [a Firenze] adorato da tutti. Il Granduca ha voluto veder lui e il suo bambino, che sempre lo accompagna. Gli ha fatta, mi dicono, la più affettuosa accoglienza». Il 1º agosto aveva scritto: «Aspettiamo di giorno in giorno il Manzoni, e mai non lo vediamo. Del suo romanzo (crederesti?) non è ancor giunta copia, se non al Batelli, che gli fa il brutto complimento di ristamparglielo».

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Biblioteca italiana, n. 141, settembre 1827, pp. 422-472; e n. 142, ottobre 1827, pp. 32-81.

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La prima fu stampata a pp. 322-337 del t. XXXIV [marzo 1824]; la seconda a pp. 145-172 del tom. XXXV [aprile 1824].

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