Lodovico Ariosto

Orlando Furioso


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tal franchezza un gran piacer lor tolse.

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      Quivi è Gradasso, quivi è Sacripante,

      quivi è Prasildo, il nobil cavalliero

      che con Rinaldo venne di Levante,

      e seco Iroldo, il par d'amici vero.

      Al fin trovò la bella Bradamante

      quivi il desiderato suo Ruggiero,

      che, poi che n'ebbe certa conoscenza,

      le fe' buona e gratissima accoglienza;

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      come a colei che più che gli occhi sui,

      più che 'l suo cor, più che la propria vita

      Ruggiero amò dal dì ch'essa per lui

      si trasse l'elmo, onde ne fu ferita.

      Lungo sarebbe a dir come, e da cui,

      e quanto ne la selva aspra e romita

      si cercar poi la notte e il giorno chiaro;

      né, se non qui, mai più si ritrovaro.

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      Or che quivi la vede, e sa ben ch'ella

      è stata sola la sua redentrice,

      di tanto gaudio ha pieno il cor, che appella

      sé fortunato ed unico felice.

      Scesero il monte, e dismontaro in quella

      valle, ove fu la donna vincitrice,

      e dove l'ippogrifo trovaro anco,

      ch'avea lo scudo, ma coperto, al fianco.

43

      La donna va per prenderlo nel freno:

      e quel l'aspetta fin che se gli accosta;

      poi spiega l'ale per l'aer sereno,

      e si ripon non lungi a mezza costa.

      Ella lo segue: e quel né più né meno

      si leva in aria, e non troppo si scosta;

      come fa la cornacchia in secca arena,

      che dietro il cane or qua or là si mena.

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      Ruggier, Gradasso, Sacripante, e tutti

      quei cavallier che scesi erano insieme,

      chi di sù, chi di giù, si son ridutti

      dove che torni il volatore han speme.

      Quel, poi che gli altri invano ebbe condutti

      più volte e sopra le cime supreme

      e negli umidi fondi tra quei sassi,

      presso a Ruggiero al fin ritenne i passi.

45

      E questa opera fu del vecchio Atlante,

      di cui non cessa la pietosa voglia

      di trar Rugier del gran periglio instante:

      di ciò sol pensa e di ciò solo ha doglia.

      Però gli manda or l'ippogrifo avante,

      perché d'Europa con questa arte il toglia.

      Ruggier lo piglia, e seco pensa trarlo;

      ma quel s'arretra, e non vuol seguitarlo.

46

      Or di Frontin quel animoso smonta

      (Frontino era nomato il suo destriero),

      e sopra quel che va per l'aria monta,

      e con li spron gli adizza il core altiero.

      Quel corre alquanto, ed indi i piedi ponta,

      e sale inverso il ciel, via più leggiero

      che 'l girifalco, a cui lieva il capello

      il mastro a tempo, e fa veder l'augello.

47

      La bella donna, che sì in alto vede

      e con tanto periglio il suo Ruggiero,

      resta attonita in modo, che non riede

      per lungo spazio al sentimento vero.

      Ciò che già inteso avea di Ganimede

      ch'al ciel fu assunto dal paterno impero,

      dubita assai che non accada a quello,

      non men gentil di Ganimede e bello.

48

      Con gli occhi fissi al ciel lo segue quanto

      basta il veder; ma poi che si dilegua

      sì, che la vista non può correr tanto,

      lascia che sempre l'animo lo segua.

      Tuttavia con sospir, gemito e pianto

      non ha, né vuol aver pace né triegua.

      Poi che Ruggier di vista se le tolse,

      al buon destrier Frontin gli occhi rivolse:

49

      e si deliberò di non lasciarlo,

      che fosse in preda a chi venisse prima;

      ma di condurlo seco e di poi darlo

      al suo signor, ch'anco veder pur stima.

      Poggia l'augel, né può Ruggier frenarlo:

      di sotto rimaner vede ogni cima

      ed abbassarsi in guisa, che non scorge

      dove è piano il terren né dove sorge.

50

      Poi che sì ad alto vien, ch'un picciol punto

      lo può stimar chi da la terra il mira,

      prende la via verso ove cade a punto

      il sol, quando col Granchio si raggira,

      e per l'aria ne va come legno unto

      a cui nel mar propizio vento spira.

      Lasciamlo andar, che farà buon camino,

      e torniamo a Rinaldo paladino.

51

      Rinaldo l'altro e l'altro giorno scorse,

      spinto dal vento, un gran spazio di mare,

      quando a ponente e quando contra l'Orse,

      che notte e dì non cessa mai soffiare.

      Sopra la Scozia ultimamente sorse,

      dove la selva Calidonia appare,

      che spesso fra gli antiqui ombrosi cerri

      s'ode sonar di bellicosi ferri.

52

      Vanno per quella i cavallieri erranti,

      incliti in arme, di tutta Bretagna,

      e de' prossimi luoghi e de' distanti,

      di Francia, di Norvegia e de Lamagna.

      Chi non ha gran valor, non vada inanti;

      che dove cerca onor, morte guadagna.

      Gran cose in essa già fece Tristano,

      Lancillotto, Galasso, Artù e Galvano,

53

      ed altri cavallieri e de la nuova

      e de la vecchia Tavola famosi:

      restano ancor di più d'una lor pruova

      li monumenti e li trofei pomposi.

      L'arme Rinaldo e il suo Baiardo truova,

      e tosto si fa por nei liti ombrosi,

      ed al nochier comanda che si spicche

      e lo vada aspettar a Beroicche.

54

      Senza scudiero e senza