Lodovico Ariosto

Orlando Furioso


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né Carlo né tutta la sua gente

      di tormiti per forza era possente.

75

      Almen l'avesse posta in guardia buona

      dentro a Parigi o in qualche rocca forte.

      Che l'abbia data a Namo mi consona,

      sol perché a perder l'abbia a questa sorte.

      Chi la dovea guardar meglio persona

      di me? ch'io dovea farlo fino a morte;

      guardarla più che 'l cor, che gli occhi miei:

      e dovea e potea farlo, e pur nol fei.

76

      Deh, dove senza me, dolce mia vita,

      rimasa sei sì giovane e sì bella?

      come, poi che la luce è dipartita,

      riman tra' boschi la smarrita agnella,

      che dal pastor sperando esser udita,

      si va lagnando in questa parte e in quella;

      tanto che 'l lupo l'ode da lontano,

      e 'l misero pastor ne piagne invano.

77

      Dove, speranza mia, dove ora sei?

      vai tu soletta forse ancor errando?

      o pur t'hanno trovata i lupi rei

      senza la guardia del tuo fido Orlando?

      e il fior ch'in ciel potea pormi fra i dei,

      il fior ch'intatto io mi venìa serbando

      per non turbarti, ohimè! l'animo casto,

      ohimè! per forza avranno colto e guasto.

78

      Oh infelice! oh misero! che voglio

      se non morir, se 'l mio bel fior colto hanno?

      O sommo Dio, fammi sentir cordoglio

      prima d'ogn'altro, che di questo danno.

      Se questo è ver, con le mie man mi toglio

      la vita, e l'alma disperata danno. —

      Così, piangendo forte e sospirando,

      seco dicea l'addolorato Orlando.

79

      Già in ogni parte gli animanti lassi

      davan riposo ai travagliati spirti,

      chi su le piume, e chi sui duri sassi,

      e chi su l'erbe, e chi su faggi o mirti:

      tu le palpebre, Orlando, a pena abbassi,

      punto da' tuoi pensieri acuti ed irti;

      né quel sì breve e fuggitivo sonno

      godere in pace anco lasciar ti ponno.

80

      Parea ad Orlando, s'una verde riva

      d'odoriferi fior tutta dipinta,

      mirare il bello avorio, e la nativa

      purpura ch'avea Amor di sua man tinta,

      e le due chiare stelle onde nutriva

      ne le reti d'Amor l'anima avinta:

      io parlo de' begli occhi e del bel volto,

      che gli hanno il cor di mezzo il petto tolto.

81

      Sentia il maggior piacer, la maggior festa

      che sentir possa alcun felice amante:

      ma ecco intanto uscire una tempesta

      che struggea i fior, ed abbattea le piante:

      non se ne suol veder simile a questa,

      quando giostra aquilone, austro e levante.

      Parea che per trovar qualche coperto,

      andasse errando invan per un deserto.

82

      Intanto l'infelice (e non sa come)

      perde la donna sua per l'aer fosco;

      onde di qua e di là del suo bel nome

      fa risonare ogni campagna e bosco.

      E mentre dice indarno: – Misero me!

      chi ha cangiata mia dolcezza in tosco? —

      ode la donna sua che gli domanda,

      piangendo, aiuto, e se gli raccomanda.

83

      Onde par ch'esca il grido, va veloce,

      e quinci e quindi s'affatica assai.

      Oh quanto è il suo dolore aspro ed atroce,

      che non può rivedere i dolci rai!

      Ecco ch'altronde ode da un'altra voce:

      – Non sperar più gioirne in terra mai. —

      A questo orribil grido risvegliossi,

      e tutto pien di lacrime trovossi.

84

      Senza pensar che sian l'immagin false

      quando per tema o per disio si sogna,

      de la donzella per modo gli calse,

      che stimò giunta a danno od a vergogna,

      che fulminando fuor del letto salse.

      Di piastra e maglia, quanto gli bisogna,

      tutto guarnissi, e Brigliadoro tolse;

      né di scudiero alcun servigio volse.

85

      E per poter entrare ogni sentiero,

      che la sua dignità macchia non pigli,

      non l'onorata insegna del quartiero,

      distinta di color bianchi e vermigli,

      ma portar volse un ornamento nero;

      e forse acciò ch'al suo dolor simigli:

      e quello avea già tolto a uno amostante,

      ch'uccise di sua man pochi anni inante.

86

      Da mezza notte tacito si parte,

      e non saluta e non fa motto al zio;

      né al fido suo compagno Brandimarte,

      che tanto amar solea, pur dice a Dio.

      Ma poi che 'l Sol con l'auree chiome sparte

      del ricco albergo di Titone uscìo

      e fe' l'ombra fugire umida e nera,

      s'avide il re che 'l paladin non v'era.

87

      Con suo gran dispiacer s'avede Carlo

      che partito la notte è 'l suo nipote,

      quando esser dovea seco e più aiutarlo;

      e ritener la colera non puote,

      ch'a lamentarsi d'esso, ed a gravarlo

      non incominci di biasmevol note:

      e minacciar, se non ritorna, e dire

      che lo faria di tanto error pentire.

88

      Brandimarte, ch'Orlando amava a pare

      di sé medesmo, non fece soggiorno;

      o che sperasse farlo ritornare,

      o sdegno avesse udirne biasmo e scorno;

      e volse a pena tanto dimorare,

      ch'uscisse fuor ne l'oscurar del giorno.

      A Fiordiligi sua nulla ne disse,

      perché 'l disegno suo non gl'impedisse.

89

      Era questa una donna