Lodovico Ariosto

Orlando Furioso


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quante donne può pigliar, vivanda

      tutte destina a un animal vorace,

      che viene ogni dì al lito, e sempre nuova

      donna o donzella, onde si pasca, truova;

13

      che mercanti e corsar che vanno attorno,

      ve ne fan copia, e più de le più belle.

      Ben potete contare, una per giorno,

      quante morte vi sian donne e donzelle.

      Ma se pietade in voi truova soggiorno,

      se non sete d'Amor tutto ribelle,

      siate contento esser tra questi eletto,

      che van per far sì fruttuoso effetto. —

14

      Orlando volse a pena udire il tutto,

      che giurò d'esser primo a quella impresa,

      come quel ch'alcun atto iniquo e brutto

      non può sentire, e d'ascoltar gli pesa:

      e fu a pensare, indi a temere indutto,

      che quella gente Angelica abbia presa;

      poi che cercata l'ha per tanta via,

      né potutone ancor ritrovar spia.

15

      Questa imaginazion sì gli confuse

      e sì gli tolse ogni primier disegno,

      che, quanto in fretta più potea, conchiuse

      di navigare a quello iniquo regno.

      Né prima l'altro sol nel mar si chiuse,

      che presso a San Malò ritrovò un legno,

      nel qual si pose; e fatto alzar le vele,

      passò la notte il monte San Michele.

16

      Breaco e Landriglier lascia a man manca,

      e va radendo il gran lito britone;

      e poi si drizza invêr l'arena bianca,

      onde Ingleterra si nomò Albione;

      ma il vento, ch'era da meriggie, manca,

      e soffia tra il ponente e l'aquilone

      con tanta forza, che fa al basso porre

      tutte le vele, e sé per poppa torre.

17

      Quanto il navilio inanzi era venuto

      in quattro giorni, in un ritornò indietro,

      ne l'alto mar dal buon nochier tenuto,

      che non dia in terra e sembri un fragil vetro.

      Il vento, poi che furioso suto

      fu quattro giorni, il quinto cangiò metro:

      lasciò senza contrasto il legno entrare

      dove il fiume d'Anversa ha foce in mare.

18

      Tosto che ne la foce entrò lo stanco

      nochier col legno afflitto, e il lito prese,

      fuor d'una terra che sul destro fianco

      di quel fiume sedeva, un vecchio scese,

      di molta età, per quanto il crine bianco

      ne dava indicio; il qual tutto cortese,

      dopo i saluti, al conte rivoltosse,

      che capo giudicò che di lor fosse.

19

      E da parte il pregò d'una donzella,

      ch'a lei venir non gli paresse grave,

      la qual ritroverebbe, oltre che bella,

      più ch'altra al mondo affabile e soave;

      over fosse contento aspettar ch'ella

      verrebbe a trovar lui fin alla nave:

      né più restio volesse esser di quanti

      quivi eran giunti cavallieri erranti;

20

      che nessun altro cavallier, ch'arriva

      o per terra o per mare a questa foce,

      di ragionar con la donzella schiva,

      per consigliarla in un suo caso atroce.

      Udito questo, Orlando in su la riva

      senza punto indugiarsi uscì veloce;

      e come umano e pien di cortesia,

      dove il vecchio il menò, prese la via.

21

      Fu ne la terra il paladin condutto

      dentro un palazzo, ove al salir le scale,

      una donna trovò piena di lutto,

      per quanto il viso ne facea segnale,

      e i negri panni che coprian per tutto

      e le logge e le camere e le sale;

      la qual, dopo accoglienza grata e onesta

      fattol seder, gli disse in voce mesta:

22

      – Io voglio che sappiate che figliuola

      fui del conte d'Olanda, a lui sì grata

      (quantunque prole io non gli fossi sola,

      ch'era da dui fratelli accompagnata),

      ch'a quanto io gli chiedea, da lui parola

      contraria non mi fu mai replicata.

      Standomi lieta in questo stato, avenne

      che ne la nostra terra un duca venne.

23

      Duca era di Selandia, e se ne giva

      verso Biscaglia a guerreggiar coi Mori.

      La bellezza e l'età ch'in lui fioriva,

      e li non più da me sentiti amori

      con poca guerra me gli fer captiva;

      tanto più che, per quel ch'apparea fuori,

      io credea e credo, e creder credo il vero,

      ch'amasse ed ami me con cor sincero.

24

      Quei giorni che con noi contrario vento,

      contrario agli altri, a me propizio, il tenne

      (ch'agli altri fur quaranta, a me un momento;

      così al fuggire ebbon veloci penne),

      fummo più volte insieme a parlamento,

      dove, che 'l matrimonio con solenne

      rito al ritorno suo saria tra nui

      mi promise egli, ed io 'l promisi a lui.

25

      Bireno a pena era da noi partito

      (che così ha nome il mio fedele amante),

      che 'l re di Frisa (la qual, quanto il lito

      del mar divide il fiume, è a noi distante),

      disegnando il figliuol farmi marito,

      ch'unico al mondo avea, nomato Arbante,

      per li più degni del suo stato manda

      a domandarmi al mio padre in Olanda.

26

      Io ch'all'amante mio di quella fede

      mancar non posso, che gli aveva data,

      e anco ch'io possa, Amor non mi conciede

      che poter voglia, e ch'io sia tanto ingrata;

      per ruinar la pratica ch'in piede

      era gagliarda, e presso al