Lodovico Ariosto

Orlando Furioso


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terra,

      e tutta rinovar l'antica guerra;

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      e che meglio sarà di chieder pace

      prima all'offeso dio, che peggio accada;

      e questo si farà, quando l'audace

      gittato in mare a placar Proteo vada.

      Come dà fuoco l'una a l'altra face,

      e tosto alluma tutta una contrada,

      così d'un cor ne l'altro si difonde

      l'ira ch'Orlando vuol gittar ne l'onde.

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      Chi d'una fromba e chi d'un arco armato,

      chi d'asta, chi di spada, al lito scende;

      e dinanzi e di dietro e d'ogni lato,

      lontano e appresso, a più poter l'offende.

      Di sì bestiale insulto e troppo ingrato

      gran meraviglia il paladin si prende:

      pel mostro ucciso ingiuria far si vede,

      dove aver ne sperò gloria e mercede.

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      Ma come l'orso suol, che per le fiere

      menato sia da Rusci o da Lituani,

      passando per la via, poco temere

      l'importuno abbaiar di picciol cani,

      che pur non se li degna di vedere;

      così poco temea di quei villani

      il paladin, che con un soffio solo

      ne potrà fracassar tutto lo stuolo.

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      E ben si fece far subito piazza

      che lor si volse, e Durindana prese.

      S'avea creduto quella gente pazza

      che le dovesse far poche contese,

      quando né indosso gli vedea corazza,

      né scudo in braccio, né alcun altro arnese;

      ma non sapea che dal capo alle piante

      dura la pelle avea più che diamante.

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      Quel che d'Orlando agli altri far non lece,

      di far degli altri a lui già non è tolto.

      Trenta n'uccise, e furo in tutto diece

      botte, o se più, non le passò di molto.

      Tosto intorno sgombrar l'arena fece;

      e per slegar la donna era già volto,

      quando nuovo tumulto e nuovo grido

      fe' risuonar da un'altra parte il lido.

52

      Mentre avea il paladin da questa banda

      così tenuto i barbari impediti,

      eran senza contrasto quei d'Irlanda

      da più parte ne l'isola saliti;

      e spenta ogni pietà, strage nefanda

      di quel popul facean per tutti i liti:

      fosse iustizia, o fosse crudeltade,

      né sesso riguardavano né etade.

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      Nessun ripar fan gl'isolani, o poco;

      parte, ch'accolti son troppo improviso,

      parte, che poca gente ha il picciol loco,

      e quella poca è di nessun aviso.

      L'aver fu messo a sacco; messo fuoco

      fu ne le case: il populo fu ucciso:

      le mura fur tutte adeguate al suolo:

      non fu lasciato vivo un capo solo.

54

      Orlando, come gli appertenga nulla

      l'alto rumor, le strida e la ruina,

      viene a colei che su la pietra brulla

      avea da divorar l'orca marina.

      Guarda, e gli par conoscer la fanciulla;

      e più gli pare, e più che s'avicina:

      gli pare Olimpia: ed era Olimpia certo,

      che di sua fede ebbe sì iniquo merto.

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      Misera Olimpia! a cui dopo lo scorno

      che gli fe' Amore, anco Fortuna cruda

      mandò i corsari (e fu il medesmo giorno),

      che la portaro all'isola d'Ebuda.

      Riconosce ella Orlando nel ritorno

      che fa allo scoglio: ma perch'ella è nuda,

      tien basso il capo; e non che non gli parli,

      ma gli occhi non ardisce al viso alzarli.

56

      Orlando domandò ch'iniqua sorte

      l'avesse fatta all'isola venire

      di là dove lasciata col consorte

      lieta l'avea, quanto si può più dire.

      – Non so (disse ella) s'io v'ho, che la morte

      voi mi schivaste, grazie a riferire,

      o da dolermi che per voi non sia

      oggi finita la miseria mia.

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      Io v'ho da ringraziar ch'una maniera

      di morir mi schivaste troppo enorme;

      che troppo saria enorme, se la fera

      nel brutto ventre avesse avuto a porme.

      Ma già non vi ringrazio ch'io non pera;

      che morte sol può di miseria torme:

      ben vi ringrazierò, se da voi darmi

      quella vedrò, che d'ogni duol può trarmi. —

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      Poi con gran pianto seguitò, dicendo

      come lo sposo suo l'avea tradita;

      che la lasciò su l'isola dormendo,

      donde ella poi fu dai corsar rapita.

      E mentre ella parlava, rivolgendo

      s'andava in quella guisa che scolpita

      o dipinta è Diana ne la fonte,

      che getta l'acqua ad Ateone in fronte;

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      che, quanto può, nasconde il petto e 'l ventre,

      più liberal dei fianchi e de le rene.

      Brama Orlando ch'in porto il suo legno entre;

      che lei, che sciolta avea da le catene,

      vorria coprir d'alcuna veste. Or mentre

      ch'a questo è intento, Oberto sopraviene,

      Oberto il re d'Ibernia, ch'avea inteso

      che 'l marin mostro era sul lito steso;

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      e che nuotando un cavallier era ito

      a porgli in gola un'ancora assai grave;

      e che l'avea così tirato al lito,

      come si suol tirar contr'acqua nave.

      Oberto, per veder se riferito

      colui da chi l'ha inteso, il vero gli have,

      se ne vien quivi; e la sua gente intanto

      arde e distrugge Ebuda in ogni canto.

61

      Il re d'Ibernia, ancor che fosse Orlando,

      di