Amy Blankenship

Sangue Contaminato


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il colpo. Sfruttando lo slancio, Craven fece leva sulle mani e spinse i piedi in alto con un salto, sferrandogli un doppio calcio al mento.

      Craven si raddrizzò proprio quando il demone fece lo stesso. Una sottile stria di liquido nero e denso fuoriuscì dall’angolo della sua bocca, macchiandogli la camicia.

      â€œAllora anche tu sanguini.” lo provocò Craven. Non era colpa sua se quel demone aveva paura di assumere la sua vera forma. Lo avrebbe battuto comunque.

      L ‘uomo sputò a terra e lo guardò con rabbia. Sapeva che quel negromante voleva il suo territorio e si rifiutò di arrendersi. Lui viveva secondo un proprio codice... un demone che si arrende merita di morire.

      â€œNon te lo permetterò!” il maestro ringhiò e si scagliò di nuovo su di lui. Ma questa volta Craven non lo schivò. Quando il demone fu a portata di mano, il pugno di Craven scattò affondandosi nel petto del demone.

      Si guardarono a vicenda, uno scioccato, l ‘altro con un ‘espressione di trionfo assoluto. Craven allontanò il pugno dal petto del demone e fece un passo indietro. Nel petto delle sue spoglie umane era rimasto un buco.

      Si udì un urlo umano di donna, seguito da passi frettolosi sul marciapiede. Gli umani non erano in grado di vedere il maestro per ciò che era veramente, né che Craven fosse un demone. Credevano di aver visto due uomini litigare per strada, e uno aveva sfondato il torace dell’altro.

      Craven sorrise sarcasticamente “Hai perso.”.

      Il demone ombra barcollò all’indietro e si guardò il petto. Un lamento prolungato e cupo riecheggiò nel parcheggio e il demone alzò gli occhi appena in tempo per vedere la prima anima entrare nel suo petto. Il suo corpo si piegò ad una strana angolazione poco prima che un ‘altra anima lo trapassasse. Ne seguirono altre, volando all’interno della sua forma umana per attaccare la sua oscurità.

      Craven sospirò soddisfatto quando l ‘ultima anima entrò. Il demone si raddrizzò con le braccia allargate. La sua pelle iniziò a lacerarsi e spire di fumo nero si levarono, accompagnate da una luce bianca soffusa.

      Girandosi, il demone cercò di correre ma i suoi movimenti erano rigidi e a scatti, come uno di quegli zombie che piacevano tanto a Craven.

      Il maestro piegò la testa all’indietro e urlò quando il suo corpo fu dilaniato da parte a parte. L ‘urlo s ‘interruppe all’improvviso e un sottile fumo nero e grigio aleggiò per un attimo, prima di fondersi con la nebbia del mattino e scomparire del tutto con un sibilo.

      Craven aprì le braccia come per accogliere qualcuno. Le anime che si muovevano nel parcheggio si volsero verso di lui ed entrarono nel suo corpo. Quando l ‘ultima anima scomparve da questa dimensione, Craven abbassò le braccia e si avvicinò ai resti degli abiti indossati dal demone maestro.

      Chinandosi, prese il medaglione e uscì dal parcheggio. Tornando sul marciapiede si guardò intorno e vide degli umani pensierosi.

      Tra le ombre proiettate dagli edifici individuò alcuni demoni ombra che vagavano senza un padrone da seguire. Di solito non erano una minaccia quando il loro padrone veniva sconfitto, quindi a Craven non interessava dove andavano. Tenendo il medaglione alla luce del sole e vedendo che bruciò la nebbia, sorrise.

      â€œBuongiorno!” disse piano, prima di mettere in tasca il medaglione azteco e dirigersi verso casa. Forse avrebbe trovato qualcosa di divertente in quell’oggetto.

      Iniziò a correre così veloce per la città che, quando vide una creatura dalle ali argentate, fu soltanto un ricordo. Rallentando, si girò e osservò la città in contemplazione. Interessante... pensava che tutte le femmine dei caduti fossero state eliminate da questo mondo alla nascita.

      *****

      Carley aveva seguito l ‘Indiano per tutta la città, prima di giungere finalmente ad un palazzo scuro sulle colline. Quel luogo le diede i brividi... forse era per colpa dei gargoyle e dei demoni all’esterno. Ma l ‘interno non era migliore.

      Ancora una volta, fu contenta che la maggior parte dei mostri non potesse vederla. Anche se avessero potuto, non le avrebbero fatto del male grazie all’incantesimo di Tiara. Ciò non le impedì di tremare quando sentì delle urla dal seminterrato... o almeno sperava che provenissero da lì, e non da dove si trovava lei.

      Cercando di ignorare le grida di agonia, Carley si affrettò a seguire l ‘Indiano che stava salendo al secondo piano. Se stava portando Tiara in una stanza delle torture allora doveva fare in fretta. Quando entrò nella stanza dietro di lui, Carley vide che l ‘uomo fissava Tiara.

      Falco Notturno si accigliò, desideroso di provare qualcosa, anche solo una scintilla, mentre guardava la ragazza. Si era acceso qualcosa in lui quando l ‘aveva vista per la prima volta, ma era svanito così in fretta da chiedersi se non fosse stata solo un ‘illusione. Il suo sguardo si posò sulla polvere che le ricopriva il viso e il corpo.

      Carley andò nel panico quando l ‘Indiano iniziò a spogliare Tiara.

      â€œFermo!” urlò, e si mise tra loro, ma Falco Notturno allungò una mano attraverso il suo corpo senza vederla. “Dannazione, dove sono i cowboy quando serve?” Carley imprecò e iniziò a gesticolare in tutti i modi, nel tentativo di attirare l ‘attenzione di Tiara su di sé. Alla fine ci rinunciò perché sembrava inutile.

      Doveva tornare alla base e riferire la posizione di Tiara a Jason e Guy, ma non poteva andarsene senza prima assicurarsi di trovarla ancora viva al suo ritorno.

      Falco Notturno si alzò e si tolse i gambali prima di prendere di nuovo la ragazza tra le braccia. Dirigendosi in bagno, entrò nella grande vasca e si inginocchiò, aspettando pazientemente che si riempisse di acqua calda per lavare via da lei l’odore del suo amante. Non gli piaceva neanche l’odore del Signore degli Spinnan.

      Rilassandosi, Falco Notturno liberò la mente mentre la vasca si riempiva. Lui disprezzava i negromanti perché lo avevano trasformato in ciò che era adesso... si concentrò su quel sentimento prima di provare dolore. Questa negromante era diversa dagli altri... voleva liberarlo, non controllarlo.

      Guardando la donna, non fu necessario chiedersi perché non aveva alcun effetto su di lui. La sua anima era ancora intrappolata nella tomba e con essa anche la maggior parte delle sue emozioni. Non sentiva alcun bisogno di essere amato o odiato, né tanto meno desiderava qualcuno.

      Prendendo lo shampoo dalla mensola nell’angolo, le accarezzò delicatamente i lunghi capelli argentati, facendoli scivolare tra le proprie dita. Non c’era motivo per avere fretta, si prese tutto il tempo necessario per lavarla. Era passato molto tempo da quando aveva toccato qualcuno senza cattive intenzioni.

      Quando ebbe inalato abbastanza il suo profumo, la lavò e svuotò la vasca. Avvolgendole alcuni asciugamani intorno al corpo e ai capelli, tornò in camera e la adagiò sul letto. Aveva fatto quello che poteva per lei. Visto che durante il bagno non si era svegliata, lui capì che era caduta in un sonno molto profondo e probabilmente sarebbe durato per un po’. Senza la giusta protezione, questa guerra sarebbe stata la fine per lei.

      Togliendole l’asciugamano dai capelli, Falco Notturno le sollevò il busto e con le dita le sfiorò la ferita che aveva sentito dietro la nuca mentre le lavava i capelli. Durante la sua prima vita era stato una sorta di guaritore, uno sciamano, perciò sapeva che non era una ferita grave.

      Lasciò che la propria mente s’inoltrasse in profondità dentro di lei, cercando di capire se c’era un altro motivo per cui lei desiderasse continuare a dormire... abbandonando questo mondo per un po’. Lei non aveva mai interrotto il legame mentale che aveva stabilito con lui nel primo cimitero e ciò gli permise di usare quel legame su di lei. In passato, quando un negromante stabiliva una connessione con lui gli sembrava di