ad eccezione di Dumpy Dum addormentato e di Gost Baran a cassetta (che aveva lâaria di meditare le sue modifiche), procedevano a piedi: Astrix Palemon immerso nei propri pensieri, Gertrid (che era la più matura e formosa delle nostre attrici) ripassava, muovendo le labbra, la parte della Regina Izaides; i viaggiatori che incontravamo lungo la strada ci guardavano con qualche perplessità o divertimento, e toccava a Myrtilla salutarli con un sorriso, al posto di tutti gli altri. Devo dire che se la cavava egregiamente.
Mi avvicinai a lei.
â Tu farai la parte della principessa Ergrid? â dissi con un tono che voleva essere di affermazione, ma che la timidezza trasformò in una domanda.
â Bravo! Conosci il teatro.
Era un ruolo tragico, quello di Ergrid: andata in sposa a Karmak, principe di Aquilania, la figlia di Grendel viene ripudiata dal marito quando fra i due regni scoppia una guerra, e muore di crepacuore in un monastero.
Lo mostrai il libro delle Historie. â Lâho letto qui.
â Oh! â Prese il libro. Sfogliò le pagine, che minacciavano di staccarsi delle cuciture. Aggrottò la fronte, muovendo le labbra: i gesti di chi è poco familiare con la scrittura. Mi resi conto che Myrtilla doveva sapere tutte le sue parti a memoria, e solo a memoria.
â Ci sono solo le tracce â spiegai.
Mi restituì il libro con un sorriso. In quel momento pensai che non aveva bisogno di leggere nessuna parte. Il sole e il cammino le avevano leggermente arrossato le guance.
â Che modifiche farete per Larissa? â chiesi dopo un poâ.
â Ah, non mi riguardano! Una principessa che muore per amore non ha bisogno i modifiche... solo qualche parola in più, sulla crudeltà dei tiranni. â Alzò le spalle, che erano seminude. â âUno sguardo di basilisco sarebbe per la mia anima un balsamo più dolce dei vostri discorsi assennati.â
Questo era degno dei Fiori!
â Ma che câentra coi tiranni?
â Ã detto a Karmak, che mi scaccia.
â Come? â Rimasi confuso. â Non è Grendel il tiranno?
â Ma no! Per Larissa sarà Karmak. Grendel è un padre mosso alla vendetta dallâaffronto recato alla figlia. Pare che Lektos Ly abbia ripudiato la moglie, che era figlia di un notabile, perché non gli dava figli maschi.
Proseguimmo in silenzio, mentre io meditavo sulla quasi miracolosa elasticità delle tragedie.
Dopo un poâ chiesi: â Hai mai recitato la parte di Phenissa? â Myrtilla scosse il capo. I capelli, che in quel momento non erano legati, le nascondevano il viso minuto, lasciando vedere solo la punta del naso.
â No, non è nel nostro repertorio. à troppo triste. E non è abbastanza tragica.
Rimasi confuso, per la seconda volta nel giro di pochi minuti.
Intuendo la mia confusione, lei rise.
â Il protagonista invecchia. Cosa câè di più triste, e di meno tragico?
Non avevo mai considerato la cosa da quel punto di vista.
Dopo averci pensato un poco, dissi: â Io credo che la vera protagonista sia Phenissa, non Teseius.
â Davvero? â Sorrise. â Beâ, prova a dirlo a Gost.
Non riuscii a capire se mi stava prendendo in giro.
Si frugò in una tasca della gonna e ne tirò fuori una losanga verde pallido, un dolce di qualche genere.
Me lâoffrì sulla punta delle dita.
â Tieni. Per avermi fatto compagnia.
Mi prendeva per un bambino?
Quando lo afferrai fra le labbra, le sue dita mi sfiorarono la lingua. Il dolce sapeva di zenzero.
â Però, mi piacerebbe fare Phenissa...
(22) LARISSA
Giungemmo a Larissa verso mezzogiorno.
Io ero salito sul carro e scrutavo la città (la mia prima città , in un certo senso) da sotto il telone: un poâ a causa di tutti gli avvertimenti di Baran, ma soprattutto per unâangoscia che non osavo confessare a nessuno: quelle case, altissime, senza altre attorno che le reggessero, sembravano sul punto di rovinarmi addosso. Non riuscivo a capire come la gente osasse viverci dentro.
Non ebbi comunque modo di interrogarmi a lungo su questo argomento. Arrivammo in una piazza (che per me era una specie di cortile con dei buchi fra le case). Cominciammo a scaricare il carro, che conteneva una quantità quasi incredibile di oggetti. Doveva essere svuotato degli attrezzi teatrali, ma anche di tutto il resto, perché le sponde, disposte orizzontalmente, con appositi sostegni e opportuni prolungamenti, servivano anche da palcoscenico. Tutti sapevano cosa fare, tranne Arquin. Cioè io. Che non mi ero ancora abituato ad essere chiamato così, e le prime volte non rispondevo neppure.
Venimmo ben presto circondati da una piccola folla di ragazzini, passanti, oziosi e comari, che si divertivano a darci consigli inutili quanto irritanti. Qualche donna lanciò battute oblique allâindirizzo di Astrix, che ostentava unâaria di pensierosa malinconia.
Gost Baran ci lasciò quasi subito, e riapparve dopo un paio dâore, a lavoro quasi terminato.
â Ho parlato con il Secondo Supervisore del Provveditorato alle Insegne e alle Opere Idrauliche. Mi ha concesso di apporre dei manifesti per il nostro spettacolo esattamente in quattordici incroci della città , che sono indicati su questa carta, sigillata e firmata. â Ci mostrò un foglio ripiegato con cura, che custodiva sotto il farsetto. â Lâho naturalmente ringraziato con le dovute maniere. â Ammiccò e strofinò lâindice della destra contro il pollice. â Mi ha inoltre assicurato che renderà noto il contenuto e lâintento della nostra rappresentazione ai notabili della città , in particolare allâOsservatore dei Costumi. Dobbiamo aspettarci un pubblico scelto, questa sera, e sarà indispensabile la più grande cura dei particolari. Pertanto: Gertrid, Astrix, Myrtilla, ascoltatemi con attenzione... â Fece cenno ai tre di seguirlo dietro il tendone che avevamo appena montato. Prima di sparire, si rivolse a me e a Dumpy Dum. â A voi, un compito di non minore responsabilità . â Tirò fuori da sotto il carro un baule. Dentro, vidi rotoli di carte rozze e ingiallite, di dimensioni diverse. Ne contò quattordici dal rotolo più grande. Erano manifesti, e dicevano:
La celebre compagnia di
GOST BARAN
presenta
Una tragedia di sangue & orrore,
di malvagità svelata & punita
Seguiva un largo spazio bianco.
Questa sera presso
Un secondo spazio.
Lo spettacolo sarà preceduto da