Le avventure di Cipollino / Приключения Чиполлино. Книга для чтения на итальянском языке
type="note">[61] al sor Zucchina, accettò di buon cuore:
– Ho sempre avuto simpatia per quell'ometto. Una volta l'ho avvisato che un bruco gli camminava sulla schiena: capirete, gli ho quasi salvato la vita.
La casina fu sistemata accanto al tronco di una quercia: Cipollino, Fagiolino e Pero Pera aiutarono il sor Mirtillo a trasportarvi tutte le sue ricchezze, poi se ne andarono, promettendogli di tornare presto con buone notizie.
Appena rimasto solo, il sor Mirtillo cominciò ad aver paura dei ladri. – Adesso che ho una grande casa, – si diceva, – verranno certamente a derubarmi. Chissà, forse mi ammazzeranno nel sonno, sospettando che io nasconda chissà quali tesori.
Pensa e pensa, decise di mettere un campanello sulla porta e sotto il campanello un cartellino sul quale scrisse, in stampatello[62], queste parole:
I SIGNORI LADRI SONO PREGATI DI SUONARE QUESTO CAMPANELLO. SARANNO FATTI ACCOMODARE E VEDRANNO CON I LORO OCCHI
CHE QUI NON C'È NIENTE DA RUBARE.
Una volta scritto il cartello, si sentì più tranquillo e, essendo già tramontato il sole[63], andò a dormire.
Verso la mezzanotte fu svegliato da una scampanellata.
– Chi va là? – domandò, affacciandosi al finestrino.
– Siamo i ladri, – rispose un vocione.
– Vengo subito, abbiano pazienza che mi infilo la vestaglia, – fece il sor Mirtillo, premuroso.
Si infilò la vestaglia, andò ad aprire la porta e li invitò a guardare in tutta la casa. I ladri erano due giganti grandi e grossi, con certe barbacce scure che facevano paura[64]. Cacciarono la testa in casa – uno per volta, per non darsi le zuccate – e si convinsero presto che non c'era niente da portar via.
– Avete visto, signori? Avete visto? – gongolava il sor Mirtillo, fregandosi le mani.
– Già… già… – grugnirono i due ladri, piuttosto scontenti.
– Dispiace anche a me, mi credano, – continuò Mirtillo. – Intanto, se posso favorirli in qualche cosa…[65] Vogliono farsi la barba? Ho una lametta, qui. Un po' vecchia, si capisce: è un'eredità del mio bisnonno. Ma credo che tagli ancora.
I due ladri accettarono. Si tagliarono alla meglio[66] la barba con la lametta arrugginita e se ne andarono, con molti ringraziamenti. In fondo erano due brave persone: chissà perché facevano il ladro di mestiere!
Il sor Mirtillo tornò a letto e si riaddormentò.
Verso le due di notte fu svegliato una seconda volta da una scampanellata. C'erano altri due ladri, e lui li fece entrare: a turno, si capisce, per non sfondare la casa. Questi non avevano la barba, però uno di loro aveva perso tutti i bottoni della giacca: il sor Mirtillo gli regalò l'ago e il filo e gli raccomandò di guardare sempre per terra quando andava in giro.
– Sapete, a guardare in terra si trovano tanti bottoni, – spiegò.
E anche quei ladri se ne andarono per i fatti loro.
Così ogni notte il sor Mirtillo era svegliato dai ladri, che suonavano il campanello, gli facevano una visita e se ne andavano senza bottino, ma contenti di aver conosciuto[67] una persona tanto gentile.
Rispondete alle domande:
1. Rientrato al villaggio Cipollino trovò molta gente radunata attorno alla casa del sor Zucchina a discutere – intorno a quale evento?
2. Da chi fu prestato il carretto per trasportare la casetta di Zucchina?
3. Perché chiamarono il cenciaiolo Fagiolino con il suo carretto?
4. Perché si rinunciò a nascondere la casetta Zucchina in cantina?
5. Chi propose di nasconderla nel bosco?
6. Quanto era leggera la casetta del sor Zucchina?
7. Dove abitava il sor Mirtillo?
8. Che ricchezze possedeva?
9. Come il sor Mirtillo salvò la vita al sor Zucchina?
10. Avendo paura dei ladri, che cosa inventò il sor Mirtillo per sentirsi fuori pericolo?
11. Quali parole recava il cartellino scritto in stampatello dal sor Mirtillo?
12. Cosa rispose il sor Mirtillo ai primi due ladri?
13. Di che cosa se ne resero conto i ladri?
14. Che cosa regalò il sor Mirtillo ad altri due ladri?
15. Perchè lui raccomandò loro di guardare sempre per terra quando andavano in giro?
Capitolo VI
Il barone Melarancia, con Fagiolone porta-pancia
E’ tempo ormai[68] che diamo un'occhiata al Castello delle Contesse del Ciliegio, le quali, come avrete già capito, erano le padrone di tutto il villaggio, delle case, della terra, della chiesa e del campanile.
Il giorno che Cipollino fece trasportare nel bosco la casa del sor Zucchina, al castello c'era una gran confusione,[69] perché erano arrivati i parenti.
Ne erano arrivati esattamente due: il barone Melarancia e il duchino Mandarino. Il barone Melarancia era cugino del povero marito di Donna Prima. Il duchino Mandarino, invece, era cugino del povero marito di Donna Seconda. Il barone Melarancia aveva una pancia fuori del comune: cosa logica, del resto,[70] perché non faceva altro che mangiare dalla mattina alla sera e dalla sera alla mattina, frenando le mascelle solo qualche oretta per fare un pisolino.[71]
Quando era giovane, il barone Melarancia dormiva tutta la notte, per digerire quello che aveva mangiato di giorno, ma poi si era detto:
– Dormire è tutto tempo perso:[72] mentre dormo, infatti, non posso mangiare.
E così aveva deciso di mangiare anche di notte e di ridurre a un'ora il tempo destinato alla digestione. Da tutti i suoi possedimenti, che erano molti e sparsi in tutta la provincia, partivano continuamente carovane cariche di cibarie di ogni genere[73] per saziare la sua fame. I poveri contadini non sapevano più cosa mandargli: uova, polli e tacchini, ovini, bovini e suini, frutta, latte e latticini, il barone mangiava tutto quanto in un momento. Aveva due servitori incaricati di ficcargli in bocca quel che arrivava, e altri due che davano il cambio[74] ai primi quando erano stanchi.
Alla fine i contadini gli mandarono a dire che non c'era più niente da mangiare.
– Mandatemi gli alberi! – ordinò il barone.
I contadini gli mandarono gli alberi, e lui mangiò anche quelli, con le foglie e le radici, intingendoli crudi nell'olio e nel sale.
Quando ebbe finito gli alberi, cominciò a vendere le sue terre e con il ricavato comprava altra roba mangereccia. Quando ebbe venduto le terre e fu diventato povero in canna,[75] scrisse una lettera alla Contessa Donna Prima e si fece invitare al Castello.
Donna Seconda, a dire la verità non era tanto contenta:
– Il barone darà fondo[76] alle nostre ricchezze: si mangerà il nostro castello fino ai comignoli.
Donna Prima cominciò a piangere:
– Tu