Морган Райс

Destinata


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che alcune cose non cambiano mai,” giunse una voce. “Va bene, puoi lasciarlo andare.”

      Kyle sentì lasciare la presa, e si voltò per vedere un volto familiare: era Lore, uno dei capi consiglieri del Consiglio. Lui era lì, guardava Kyle, sorridendo e scuotendo lentamente la testa.

      “Kyle,” lui disse, “non avrei mai pensato di rivederti.”

      Kyle, ancora rabbioso per la guardia, si sistemò la giacca e annuì lentamente. “Ho delle cose da discutere con il Consiglio,” lui disse. “Non possono attendere.”

      “Mi spiace, vecchio amico,” Lore continuò, “siamo pieni oggi. Alcuni di loro hanno atteso per mesi. Ci sono delle questioni urgenti che riguardano i vampiri in ogni angolo del mondo, sembra. Ma se torni la prossima settimana, penso che potrò fare in modo che ti ricevano—”

      Kyle fece un passo in avanti. “Tu non capisci,” lui disse nervosamente, “non vengo da questa epoca. Sono giunto dal futuro. Duecento anni nel futuro. Da un mondo totalmente diverso. Il giudizio finale è arrivato. Siamo sul punto di ottenere una vittoria— una vittoria totale. E se non li vedo immediatamente, ci saranno delle gravi conseguenze per tutti noi.”

      Mentre Lore se ne stava lì a guardarlo, il suo sorriso scomparve dal volto, come se realizzasse la serietà della notizia; infine, dopo diversi istanti di tensione, si schiarì la gola. “Seguimi.”

      Si voltò e s'incamminò, e Kyle lo seguì molto da vicino.

      Kyle passò attraverso un lungo ed ampio corridoio, e, nell'arco di istanti, entrò in una vasta sala aperta. Era infinita, enorme, con un soffitto altissimo e circolare, ed un lucido pavimento di marmo.

      La stanza aveva una forma circolare, e la sua parete era adorna di colonne e statue che sormontavano la stanza, poste sopra dei piedistalli.

      Lungo un lato dell'ambiente, c'erano centinaia di vampiri di ogni possibile razza e credo. Kyle sapeva che, per la maggior parte, si trattava di mercenari, tutti malvagi quanto lui. Tutti guardavano pazientemente verso il Gran Consiglio, all'altra estremità della stanza, i cui membri erano seduti dietro le loro panche, in attesa di emettere il loro giudizio. Kyle percepì l'elettricità all'interno della sala.

      Kyle entrò, preparandosi ad affrontare quelle persone. Recarsi dal Consiglio era la cosa giusta da fare. Avrebbe potuto provare ad ignorarli, avrebbe potuto dare la caccia a Caitlin da solo, ma il Consiglio aveva certamente informazioni utili e si sarebbe mostrato in grado di guidarlo verso di lei più rapidamente. Cosa ancora più importante, lui necessitava dalla loro autorizzazione ufficiale. Trovare Caitlin non era semplicemente una questione personale, ma una questione di estrema importanza per l'intera razza dei vampiri. Se il Consiglio lo avesse sostenuto, ed era certo che sarebbe andata così, non solo avrebbe avuto la sua autorizzazione, ma avrebbe anche usufruito delle sue risorse. Avrebbe potuto ucciderla più velocemente, e tornare a casa più in fretta, pronto a portare a termine la sua guerra.

      Senza la loro autorizzazione, sarebbe rimasto semplicemente un altro vampiro solitario mercenario. Kyle non aveva alcun problema in proposito, ma non aveva alcuna intenzione di passare il tempo a guardarsi le spalle: se agiva senza la loro autorizzazione, avrebbero persino potuto inviare dei vampiri ad ucciderlo. Era certo che poteva gestire tutto da solo, ma non voleva sprecare tempo ed energia in quel modo.

      Ma se avessero rifiutato le sue richieste, sarebbe stato davvero pronto a fare tutto il necessario per darle la caccia e trovarla.

      Era essenzialmente solo un'ulteriore formalità in un'infinita scia di formalità del mondo dei vampiri. Questa etichetta era il collante che li teneva tutti insieme – ma lo annoiava anche a morte.

      Mentre Kyle si addentrava sempre di più nella sala, guardava il Consiglio. Quei vampiri erano proprio come lui li ricordava. Dall'altro lato della sala, i 12 giudici del Gran Consiglio erano seduti su un palco sollevato. Indossavano delle vesti spoglie e nere, con dei cappucci neri che coprivano i loro volti. Tuttavia, Kyle sapeva chi fossero quegli uomini. Li aveva affrontati molte volte nel corso dei secoli. Una volta, e solo quella, si erano abbassati i cappucci, e lui aveva infine potuto vedere i loro grotteschi volti, caratterizzati dalle rughe dell'età, dovute alla loro esistenza millenaria sul pianeta. Lui trasalì al ricordo. Erano orribili creature della notte.

      Nonostante ciò, erano il Gran Consiglio di questa epoca, ed avevano sempre risieduto lì, sin dall'erezione del Pantheon. Era davvero una parte di loro, quell'edificio, e nessuno della sua specie, nemmeno Kyle, osava contrastare il loro giudizio. I loro poteri erano davvero troppo intensi, e le risorse a loro disposizione troppo vaste. Kyle poteva forse allontanarsi uccidendo uno o due di essi, ma gli eserciti di cui disponevano, da ogni angolo del mondo, lo avrebbero perseguitato.

      Le centinaia di vampiri nella sala erano venute per essere testimoni dei giudizi del Consiglio, ed in attesa della loro udienza. Si schieravano sempre lungo i lati, restavano fermi in piedi, attenti a quello che sarebbe accaduto, in un'enorme cerchio, lungo il margine, lasciando il centro della sala interamente sgombero. Ad eccezione di una persona. Si trattava sempre della persona che doveva stare dinnanzi a loro, per ricevere il giudizio.

      In quel momento, era una povera anima, che stava lì da sola, tremante per la paura di stare dinnanzi a loro, a sostenere la vista di quei cappucci inscrutabili, in attesa di giudizio. Kyle aveva occupato tale postazione prima. Non era affatto gradevole. Se non avessero apprezzato la questione proposta dalla persona sottoposta a giudizio, avrebbero potuto, per loro capriccio, ucciderla sul posto. Non ci si presentava di fronte a loro così alla leggera —era sempre una questione di vita e di morte.

      “Aspetta qui,” Lore sussurrò a Kyle, mentre spariva nella folla. Kyle restò nella periferia, guardando.

      Mentre Kyle guardava, un giudice annuì, sebbene leggermente, e due vampiri soldati apparverò da ogni lato. Ognuno afferrò un braccio della persona che avrebbe dovuto affrontare il Consiglio.

      “No! NO!” lui gridò.

      Ma non servì assolutamente a nulla. Lo trascinarono via, mentre urlava e si dimenava, sapendo che lo stavano portando verso un giudizio di morte, e sapendo che nulla che avrebbe detto o fatto gli sarebbe servito. Doveva aver chiesto loro qualcosa che non avevano approvato, realizzò Kyle, mentre le urla del vampiro riecheggiavano nella sala. Infine, una porta si aprì, venne portato fuori, e la porta fu chiusa violentemente dietro di lui. Cadde di nuovo il silenzio sulla sala.

      Kyle poteva percepire la tensione nell'aria, mentre gli altri vampiri si guardavano tra loro, in attesa del momento dell'udienza.

      Kyle vide Lore avvicinarsi ad un addetto, vicino al Consiglio, e gli sussurrò qualcosa all'orecchio. Di conseguenza, quest'ultimo si diresse verso un giudice, s'inginocchiò, e gli sussurrò qualcosa all'orecchio.

      Il giudice girò la testa seppur lievemente, e l'uomo puntò dritto verso Kyle. Anche da quella grande distanza, Kyle poteva sentire gli occhi del giudice su di lui, nascosti dal cappuccio. Nonostante tutto, Kyle avvertì un brivido. Infine, fu in presenza del vero male.

      L'addetto annuì, e quello fu il segnale di Kyle.

      Kyle si spinse in mezzo alla folla, e camminò dritto al centro dell'area vuota. Entrò in un piccolo cerchio al centro della sala—il punto esatto. Sapeva che se avesse guardato in alto, direttamente al di sopra della sua testa, ci sarebbe stato il buco del soffitto, l'oculus, aperto al cielo. Di giorno, consentiva l'ingresso di uno spiraglio di luce del sole; ora, al tramonto, la luce filtrava appena, ed era molto debole.  La sala era illuminata soprattutto dalle torce.

      Kyle si inginocchiò e s'inchinò, in attesa che s'indirizzassero a lui, secondo la corretta etichetta dei vampiri.

      “Kyle del Covo di Mareanera,” un giudice annunciò lentamente. “Tu sei coraggioso a presentarti qui a noi senza preavviso. Se la tua richiesta non otterrà la nostra approvazione, sai che rischi la pena di morte.”

      Non era affatto una domanda; era un'affermazione. Kyle conosceva le conseguenze. Ma non temeva l'esito.

      “Ne sono consapevole, mio signore,” Kyle disse semplicemente, ed aspettò.

      Infine, dopo un leggero fruscio, giunse un'altra dichiarazione: “Allora parla. Quali sono