Морган Райс

Concessione D’armi


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e forte folata e la corda oscillò così violentemente che Gwendolyn dovette tenersi stretta con entrambe le mani, cadendo in ginocchio. Per un attimo pensò addirittura di non poter continuare: figurarsi se sarebbe mai riuscita ad attraversare l’intero ponte. Si rese conto che si trattava di un’impresa molto più pericolosa di quanto avesse immaginato e che avrebbero dovuto tutti mettere a repentaglio le loro vite per tentare.

      “Mia signora?” la chiamò una voce.

      Gwen si voltò e vide Aberthol a pochi passi da lei, affiancato da Steffen, Alistair e Krohn, tutti in procinto di seguirla. Tutti e cinque insieme costituivano un gruppo piuttosto improbabile, lì al limitare del mondo, di fronte a un futuro incerto e a una morte molto probabile.

      “Dobbiamo veramente cercare di attraversare?” le chiese.

      Gwendolyn si voltò a guardare la neve vorticante e il vento di fronte a lei, si strinse la pelliccia attorno alle spalle e rabbrividì. Dentro di sé, in realtà, non voleva attraversare quel ponte, non aveva la minima intenzione di intraprendere quel viaggio. Avrebbe di gran lunga preferito ritirarsi e tornare alla sicurezza della sua casa natale, la Corte del Re, ripararsi dietro le sue mura accoglienti, accanto a un fuoco, e dimenticare tutti i pericoli e le preoccupazioni che le avevano riempito la vita da quando era diventata regina.

      Ma ovviamente non poteva farlo. La Corte del Re non esisteva più, la sua infanzia era finita e ora era una regina. Avrebbe presto avuto un bimbo di cui prendersi cura, un futuro marito là fuori da qualche parte, ed entrambi avevano bisogno di lei. Per Thorgrin sarebbe passata anche attraverso il fuoco, se necessario. E Gwen sentiva che in qualche modo avrebbe dovuto effettivamente farlo. Avevano tutti bisogno di Argon: non solo lei e Thor, ma l’intero Anello. Non si trovavano solo contro ad Andronico, ma anche a una potente magia, forte abbastanza da intrappolare Thor, e senza Argon non aveva idea di come avrebbero potuto annientarla.

      “Sì,” rispose. “Dobbiamo.”

      Gwen si apprestò a fare un altro passo, ma questa volta Steffen scattò in avanti e la fermò.

      “Mia signora, per favore, permetti che vada io per primo,” le disse. “Non sappiamo quali orrori ci attendano su questo ponte.”

      Gwendolyn era commossa dalla sua offerta, ma allungò una mano e lo spinse da parte con delicatezza.

      “No,” replicò. “Devo andare io.”

      Non attese oltre e fece un passo avanti, tenendosi saldamente al corrimano di corda.

      Mentre avanzava fu colpita dal freddo: le attanagliava la mano, il ghiaccio scavava in lei, il senso di gelo le scorreva attraverso mano e braccio. Fece un respiro profondo, non certa di poter continuare a tenersi.

      La raggiunse un’altra folata di vento, che fece dondolare il ponte da una parte all’altra, costringendola a stringere ulteriormente la presa, tollerando il dolore provocatole dal ghiaccio. Lottò con tutte le sue forze per rimanere in equilibrio mentre i piedi scivolavano sulle tavole ricoperte di ghiaccio sotto di lei. Il ponte sbandò violentemente a sinistra e per un momento Gwen si sentì certa che sarebbe caduta di lato. Poi il ponte si raddrizzò e ruotò dalla parte opposta.

      Gwen si inginocchiò di nuovo. Aveva avanzato appena di tre metri e già il cuore le stava battendo così forte in petto da riuscire a malapena a respirare. Le sue mani erano talmente intorpidite che le sentiva appena.

      Chiuse gli occhi e fece un respiro profondo. Pensò a Thor. Si immaginò il suo volto, ogni singolo particolare. Pensò intensamente al suo amore per lui. Alla sua determinazione di liberarlo. A ogni costo.

      A ogni costo.

      Gwendolyn aprì gli occhi e si sforzò di fare altri passi in avanti, tenendosi salda alla fune e non volendosi fermare per nulla al mondo. Il vento e la neve potevano anche spingerla nelle profondità del Canyon: non le interessava più nulla. Non si trattava più di lei, ma dell’amore della sua vita. Per lui avrebbe fatto qualsiasi cosa.

      Gwendolyn sentì il peso portarsi sul ponte dietro di lei e guardandosi alle spalle vide Steffen, Aberthol, Alistair e Krohn che la seguivano. Krohn scivolò sulle zampe mentre correva in avanti oltrepassando gli altri, sbandando da una parte all’altra fino a che si trovò accanto a Gwen.

      “Non so se posso farcela,” disse Aberthol, la voce stanca, dopo aver fatto pochi passi tremolanti.

      Rimase fermo, aggrappato alla fune, con le braccia che tremavano. Un uomo debole e vecchio, appena capace di tenersi in piedi.

      “Ce la puoi fare,” gli disse Alistair, portandosi accanto a lui e cingendogli la vita con un braccio. “Ci sono qui io, non ti preoccupare.”

      Alistair camminò insieme a lui, aiutandolo ad avanzare mentre il gruppo riprendeva il cammino, lungo il ponte, un passo alla volta.

      Gwen ancora una volta si meravigliò della forza di Alistair di fronte alle avversità, della sua natura calma, della sua temerarietà. Inoltre emanava un potere che Gwendolyn proprio non comprendeva. Non era in grado di spiegare perché sentisse un tale attaccamento a lei, ma per quanto la conoscesse da brevissimo tempo già la sentiva come una sorella. La sua presenza – e quella di Steffen – le davano forza.

      Il vento si calmò un poco e loro poterono accelerare il passo. Presto giunsero alla metà del ponte, ora muovendosi più veloci, Gwen ormai abituata alle tavole scivolose. L’estremità opposta del Canyon iniziò ad apparire davanti ai loro occhi, ora ad ormai solo una cinquantina di metri, e il cuore di Gwendolyn cominciò a battere più forte, traboccante di ottimismo. Dopotutto ce la potevano fare.

      Una folata fresca li colpì, questa volta più forte delle altre, tanto potente che Gwen dovette piegarsi sulle ginocchia e afferrare la fune con entrambe le mani. Si tenne ben salda mentre il ponte oscillava di quasi novanta gradi, tornando poi violentemente alla posizione iniziale. Sentì una tavola che cedeva sotto i suoi piedi e gridò mentre una gamba affondava nell’improvvisa apertura nel ponte, rimanendo incastrata all’altezza della coscia. Si dimenò ma non riuscì a liberarsi.

      Gwendolyn si voltò a guardare Aberthol che perdeva la presa e lasciava andare Alistair, iniziando a scivolare verso il bordo del ponte. Alistair reagì velocemente, allungando una mano e afferrandogli il polso, trattenendolo proprio un attimo prima che precipitasse dal ponte.

      Alistair si chinò oltre il bordo, tenendo Aberthol che oscillava sotto di lei con nient’altro sotto di sé se non il fondo del Canyon. Alistair stringeva i denti e Gwen pregò che la corda non cedesse. Si sentiva così inutile, incastrata com’era, con la gamba bloccata tra le tavole. Il cuore le batteva all’impazzata mentre cercava di liberarsi.

      Il ponte oscillava selvaggiamente e Alistair ed Aberthol ondeggiavano con esso.

      “Lascia andare!” le gridò Aberthol. “Salvati!”

      Il bastone gli cadde dalle mani e precipitò nel vuoto, ruotando su se stesso, verso le profondità del Canyon. Ora tutto ciò che gli era rimasto era il bastone che teneva legato alla schiena.

      “Andrà tutto bene,” disse Alistair con calma.

      Gwen era sorpresa di vedere Alistair così composta e fiduciosa.

      “Guardami negli occhi,” gli disse con fermezza.

      “Cosa?” le chiese Aberthol cercando di sovrastare l’ululare del vento.

      “Guardami negli occhi,” gli ordinò nuovamente Alistair, con ancora maggiore forza nella propria voce.

      C’era qualcosa nel suo tono che era in grado di dettare ordini agli uomini, e Aberthol la guardò, obbediente. I loro occhi si fissarono gli uni negli altri e in quel momento Gwendolyn vide una luce partire da quelli di Alistair e raggiungere quelli di Aberthol. Guardò incredula mentre quel bagliore avvolgeva Aberthol e mentre Alistair si raddrizzava con un colpo, tirandolo su, fino al ponte.

      Aberthol, confuso, giaceva ora lì, con il fiatone, e guardava Alistair con estrema meraviglia. Subito si voltò e si aggrappò alla fune con entrambe le mani, prima che un’altra folata di vento sopraggiungesse.

      “Mia signora!” gridò Steffen.

      Si inginocchiò su di lei, la