così sia.” ribatté Damon.
“No, sei un idiota per aver pensato che ti stavo lasciando.” sbottò Alicia, sentendo crescere la propria rabbia per il fatto che lui stava ancora traendo conclusioni affrettate. “I vestiti non sono per me, Damon.” disse a denti stretti.
“Oh certo, vediamo come stanno addosso a Micah.” borbottò lui, immaginando già di strangolare Micah con quelle mutandine nere di pizzo.
Alicia avrebbe voluto ringhiare ma si trattenne perché c’era del vetro nella stanza. In realtà, era orgogliosa che Damon non avesse ancora distrutto nulla. Poi sussultò quando lo specchio della toeletta s’incrinò… la legge di Murphy.
“Maledizione Damon, smettila di essere così stupido!” sibilò, avvicinandosi ancora di più a lui e afferrandogli il davanti della camicia per fargli abbassare il viso. Aveva imparato come intimidire qualcuno dal miglior insegnante del mondo… lui. “Stanotte Micah e la sua squadra hanno salvato una femmina di lupo mannaro dai trafficanti di schiavi. Le stavo portando dei vestiti così avrà qualcosa da mettere quando si trasformerà di nuovo. Stavo per andare alla centrale perché sono adulta, Damon, e sarebbe andato tutto bene.”.
“Oh, tu credi?” chiese lui, sapendo che Alicia aveva completamente dimenticato che la città era piena di demoni.
“Non lo credo, io lo so. Tu hai appena aiutato tuo fratello… adesso è ora che io aiuti il mio. Da quando mi è proibito aiutare la mia famiglia?”. Alicia alzò un sopracciglio sfidandolo a dirle di no.
“Allora non è un problema se vengo con te… vero?”. Damon ringhiò, non gli piaceva vederla stringere quel borsone improvvisato come se stesse fuggendo.
Lei sogghignò “Bene, e quando dimostrerò che la tua teoria è sbagliata… ti farai ammanettare al letto.”.
“Questa non è una negoziazione.” dichiarò Damon, incrociando le braccia sul petto.
“No, infatti… è una scommessa.” ribatté lei con arroganza. “E se mi segui fuori da quella porta allora vuol dire che accetti l’accordo.”. Detto questo, alzò il mento, gli passò accanto e uscì dalla stanza.
Lui serrò le labbra e guardò lo specchio quando sulla sua superficie apparvero altre crepe. Placò la propria rabbia, felice di aver frainteso il comportamento di Alicia. E poi, doveva ammettere che farsi ammanettare al letto era un’idea piuttosto allettante.
Quando Alicia e Damon erano scomparsi nella loro stanza, Michael si diresse verso il tetto, non sopportava di starsene rinchiuso tra quattro mura. Sogghignò per la porta che non si chiudeva bene, avrebbero dovuto aggiustarla. La serata si preannunciava fresca e lui chiuse gli occhi, godendo della brezza che lo circondava.
Sentendo la porta d’ingresso chiudersi, si avvicinò al parapetto e guardò giù. Vide Damon e Alicia che lasciavano l’edificio, lei camminava con aria quasi altera. Sentì un sorriso affiorargli sulle labbra quando Damon dovette affrettarsi per raggiungerla e prenderla per mano.
Poteva anche non pensarla così, all’inizio, ma adesso doveva ammetterlo… Alicia era la ragazza perfetta per suo fratello. Sapeva come gestire la sua rabbia e ottenere quello che voleva.
Alzò un sopracciglio quando Damon la fece girare per baciarla. La coppia si prese un momento per riconciliarsi, poi Damon alzò lo sguardo verso suo fratello, con aria perplessa. Michael fece un cenno con la testa e scrollò le spalle, resistendo all’impulso di sgridarli. Come se percepisse cosa stava accadendo nella testa di Michael, Damon abbracciò Alicia più forte e la trascinò nell’ombra.
Michael scosse la testa e fece un sorrisetto prima di girarsi, con il pensiero di tornare in casa. Si fermò quando percepì la passione di Tabatha e Kane dall’interno.
“Hanno fatto pace.” mormorò, poi rivolse la propria attenzione verso gli alti edifici circostanti.
Si sgranchì spalle e collo, sentendo un’improvvisa ondata di energia repressa. Ripensò ad Aurora e alla passione ardente che avevano condiviso quando le loro strade si erano incrociate. Lei era come una forza della natura che lo eccitava con un solo sguardo. Chiuse gli occhi, immaginando di affondare i denti nella sua carne mentre raggiungevano il culmine insieme, saziandola mentre beveva il suo sangue.
Quel dolce sapore persisteva ancora sulle sue labbra e lui se le sfiorò con la lingua mentre il desiderio di un altro assaggio iniziava a sopraffarlo. Lui voleva… anzi, doveva entrare in lei mentre assaggiava di nuovo il suo sangue.
Poi aprì gli occhi di scatto, ammettendo la propria dipendenza. Scuotendo la testa, decise che doveva liberarsi di quell’energia che gli scorreva nelle vene a causa del sangue di Aurora. Quella scarica sarebbe scomparsa una volta per tutte o era condannato a bramare per sempre l’eccitazione del primo assaggio?
Saltando dal tetto, vagò per la città alla ricerca di qualcosa… qualsiasi cosa che lo distraesse dalla tentazione. Aveva combattuto per ridare ad Aurora la sua tanto agognata libertà da Samuel e non aveva intenzione di sostituirsi a lui come suo padrone.
Ricordò il modo in cui lei teneva le mani di colui che aveva chiamato ‘fratello’… quel tipo bellissimo di nome Skye. Era una stretta leggera, tenera e infantile… non era la passione che Aurora aveva mostrato con lui. Le avrebbe permesso di stare con suo fratello e, intanto, si sarebbe tenuto occupato nell’attesa che lei tornasse.
Muovendosi per le strade, Michael cominciò a percepire sempre più demoni… quelli che uscivano tardi e catturavano le povere anime che si avventuravano nel buio. La voglia di combattere prese il sopravvento e lui sorrise, sapendo che avrebbe potuto contribuire a liberare il mondo da qualche demone e magari smaltire anche un po’ della sua eccitazione. Aveva trovato la sua distrazione.
Quella decisione lo portò nella zona malfamata e il suo sguardo acuto guizzava di persona in persona alla ricerca della vittima perfetta, proprio come i vampiri senz’anima cacciavano i loro umani preferiti… i suoi bersagli, però, appartenevano al lato oscuro. Passò accanto ad alcuni demoni di basso livello accalcati ad un angolo della strada. All’apparenza sembravano una normale gang di quartiere e Michael li guardò mentre camminava.
Prima del suo arrivo erano rumorosi e turbolenti ma, mentre lui si avvicinava, si zittirono. Le sue labbra si curvarono quasi in un ghigno, come per fargli capire che sapeva esattamente cos’erano. Non si preoccupò di voltarsi indietro quando sentì il rumore di passi che si allontanavano rapidamente. Forse quei demoni erano più intelligenti di quanto pensasse.
Giungendo all’incrocio successivo, Michael scrutò gli edifici e le strade sporche, continuando a cercare. Stava per proseguire quando sentì un picco di potere… potere puro, dolce e pericoloso. Restrinse lo sguardo quando quell’odore lo avvolse e un senso di vertigine gli pervase la mente. Non era un potere grande ma era abbastanza forte da fargli venire voglia di annientarlo.
Il suono di un campanello lo fece voltare e il suo sguardo color ametista osservò la donna che uscì dal bar malandato dall’altra parte della strada. Indossava un top di pelle e una minigonna corta in pizzo trasparente, con calze a rete e tacchi a spillo neri. I suoi capelli erano di una miriade di colori che andavano da verde e rosa fluorescente a viola, nero e biondo.
Lei estrasse una bottiglia di liquore dalla borsa e svitò il tappo. Alzandola, ne bevve quasi metà tutta d’un fiato e poi si asciugò la bocca con il dorso della mano. Anche se all’apparenza sembrava umana, lui poteva vedere il vero volto del demone nascosto.
Michael si rilassò mentalmente e fisicamente. La maggior parte dei demoni incontrati in passato non sapevano cos’era lui in realtà… al massimo lo credevano erroneamente un vampiro. Sentendosi sopraffare da una finta calma, scese dal marciapiede.
Il demone si girò verso di lui e sorrise attraverso il corpo che aveva rubato per attirare la sua vittima. Michael sapeva che in passato i demoni si nutrivano di vampiri… persino Misery li aveva usati in quel modo.
“Buonasera, bellezza.” il demone fece le fusa sbattendo le sue lunghe ciglia.
Michael si avvicinò e la sfiorò con una spalla, girandole intorno e mantenendo il contatto fisico.
“In effetti è proprio