Морган Райс

Il Ritorno


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sui rami, così meravigliosamente costruiti da poter sembrare una componente naturale della foresta.

      “Quante persone avete qui?” chiese Kevin.

      “Qualche migliaio. Non abbastanza per una vera civilizzazione,” rispose il generale. “Anche con tutta la gente che abbiamo portato con noi… siamo un’ombra di ciò che eravamo.”

      Dei veicoli sfrecciavano tra gli alberi, muovendosi rapidamente, sollevati dal terreno. Altri si spostavano più lentamente a livello del suolo, mascherati da mutevoli campi di colore che cambiavano a seconda della luce.

      “Avete armi qui?” chiese Kevin. Voleva sperare che avessero qualcosa che potesse essere in grado di distruggere l’Alveare.

      “Qualcosa,” disse il generale s’Lara. “Ci piace essere capaci di difendere i luoghi dove abbiamo delle basi, ma la difesa principale che abbiamo è la segretezza. Questo avrebbe sempre dovuto essere un posto nascosto.”

      “Ma ora stiamo venendo qui,” sottolineò Chloe.

      “Siamo disperati,” disse il generale s’Lara. “Siamo a corto di persone, a corto di posti, a corto di qualsiasi cosa, eccetto questo. Ci nasconderemo qui fintanto che potremo.”

      “E se l’Alveare ci trova?” chiese Kevin.

      Il generale s’Lara scosse la testa. “Li abbiamo seminati quando abbiamo iniziato a piegare lo spazio. Neanche loro possono rintracciarci a quelle velocità. A meno che tu sappia qualcosa che noi non sappiamo?”

      Non c’era alcuna nota di sospetto nella domanda del generale, ma Kevin si sentì come se la donna non si fidasse pienamente di lui. Guardò verso Ro, che scosse la testa.

      “L’Alveare ha rubato molte tecnologie prima, ma non sono in grado di rintracciare gli Ilari. È per questo che hanno avuto bisogno di te per trovare i loro segnali. Senza di te…”

      “Senza di me non sarebbero mai stati capaci di distruggere il mondo in cui si sono imbattuti,” disse Kevin.

      Il generale s’Lara scosse la testa. “Ci saranno anche altri che ti biasimeranno per questo, ma io no. Eri controllato, e ora siamo salvi.”

      Volarono più avanti, in mezzo agli alberi, con le navicelle che trovavano spazio tra i tronchi per poi andare ad atterrare su grandi piattaforme che sporgevano dal lato di edifici costruiti in mezzo al verde. Così da vicino, Kevin vide che avevano davanti un’intera città.

      La navicella toccò terra e loro scesero. All’interno della navicella di atterraggio, circondati dalle strette pareti, non c’era stato un vero senso dello spazio, ma ora Kevin poteva vedere la vera altezza di tutto quanto. Era così alto che l’aria sembrava rarefatta e gli faceva venire mal di testa, rendendolo frastornato e facendolo barcollare, leggermente instabile. Aveva il cervello sconvolto da quell’altezza.

      “Andiamo,” disse il generale s’Lara. “Avevo annunciato il nostro arrivo mentre ci avvicinavamo, e la gente vuole conoscervi. Sono eccitati all’idea di persone che potrebbero liberarci dall’Alveare, e pensano che tu, Kevin, sia speciale.”

      “Ora mi sento esclusa,” disse Chloe, ma non sembrava che lo intendesse sul serio.

      Kevin le mise una mano sulla spalla. “Io penso che tu sia speciale.”

      “Lo sei,” la rassicurò il generale s’Lara. “Se permetterete ai nostri scienziati di studiarvi tutti, avremo la potenzialità di imparare moltissimo.”

      Chloe parve preoccupata. “Ne ho abbastanza di essere studiata, fino alla fine della mia vita.”

      “Non vi costringeremo,” disse il generale s’Lara, e c’era una nota di comprensione nel suo tono. “Sarà una tua scelta. Ora andiamo. Vi mostro la base.”

      All’interno era in tutto e per tutto impressionante come Kevin l’aveva considerata da fuori. I corridoi avevano le stesse scene impossibili che decoravano l’interno delle navicelle, ogni parete trasformata in una tela che pareva poter essere manipolata dalle Intelligenze Artificiali degli Ilari, dato che Kevin vide un alieno dalla pelle blu che armeggiava con il muro trasformandolo in una sorta di opera astratta mentre passavano. L’individuo si girò a guardarli e fece un inchino al generale.

      “Oh, piantala Cler, sai che dovrei essere io quella che si inchina a te,” disse il generale.

      Continuarono a camminare, e il generale iniziò a spiegare gli edifici in cui passavano man mano che procedevano.

      “In teoria la gente prende le stanze di cui hanno bisogno per fare qualsiasi cosa stiano tentando, e ridanno loro forma per adattarle, ma tendono ad esserci anche delle aree comuni,” disse. “Ci sono spazi abitabili da ogni parte qui, in capsule che si diramano dal corridoio principale. Questi spazi sembrano vuoti. Potete avere questi.”

      Era davvero tutto così casuale? Avevano bisogno di uno spazio e quindi ne prendevano uno? Il generale fece loro strada fino a un grande soggiorno open-space con divani e letti disposti attorno. L’intero spazio era vuoto e silenzioso, ma non sembrava sterile come Kevin aveva percepito per esempio l’Istituto, e gli mancava la precisa opulenza delle torri dorate dell’Alveare. Era invece comodo e accogliente, dando l’impressione di poter tranquillamente diventare la casa di qualcuno.

      “Quindi entriamo così e prendiamo una stanza?” chiese Kevin, mentre si appoggiava a un divano sentendo una breve ondata di stanchezza.

      “Come altro faresti?” chiese il generale, sinceramente confusa che ci potessero essere altri modi per fare le cose. Indicò un’apertura vuota sulla parete. “Qui è dove prendiamo il cibo. Sarà un po’ più lento per voi, dato che non avete le Intelligenze Artificiali, ma posso sempre occuparmi io di chiedervi quello che volete. Permettete.”

      Si fermò un momento davanti all’apertura e… apparve un vassoio colmo di cibo. C’erano dei fili blu fumanti contornati da quelle che sembravano bacche rosse.

      “La mia Intelligenza Artificiale dice che il laxatha dovrebbe andare bene per voi, ed è uno dei miei preferiti,” disse. “Ecco, assaggiate.”

      Glielo porse e si sedette accanto a loro in un modo che sembrava strano per un generale. Chloe fu la prima a provare il piatto, e la sorpresa espressione di piacere sul suo volto fece capire tutto.

      “Questo cibo è… dire buono non basta. È fantastico. Devi assaggiare, Kevin.”

      Kevin prese un morso con fare esitante, restando stupefatto da quanto fosse buono il miscuglio di sapori. C’era solo una domanda nella sua mente, che andava ad aggiungere una nota un po’ strana al pasto mentre lo consumavano.

      “Generale s’Lara,” disse, “perché ci sta servendo del cibo?”

      “Perché siete nostri ospiti,” rispose lei.

      “Ed è molto gentile da parte sua, ma avrebbe potuto mandare qualcun altro a farlo. Lei non ha riunioni o cose da dover fare?” Kevin aveva conosciuto alcune persone importanti, e non se le poteva immaginare a fare una cosa del genere. “Perché lei?”

      Il generale s’Lara annuì. “Devo ammettere che ci sono un sacco di incontri che dovrei avere, ma la mia Intelligenza Artificiale si sta occupando di alcuni di essi. E poi stare qui con voi potrebbe essere uno dei compiti più importanti a cui dedicarmi in questo momento.”

      Kevin per un momento non capì, ma poi si impensierì un momento. “Per tutto quello che potremmo sapere?”

      “Non vi racconterò bugie,” disse il generale s’Lara. “Penso che voi tre possiate avere la chiave per questa faccenda. Siamo stati in grado di sconfiggere membri singoli dell’Alveare, possiamo farlo facilmente quando siamo in parità numerica, ma non siamo mai in egual numero. Loro continuano sempre ad arrivare, e peggio ancora non se ne curano. Ci lanciano addosso le loro creature senza preoccuparsi che muoiano o meno. Come si fa a sconfiggere qualcosa a cui non interessa di morire?”

      Kevin non era sicuro di poter rispondere. Aveva usato lo stesso sistema contro gli Ilari quando avevano