alto e smilzo entrò nella stanza. Aveva gli stessi lucidi capelli castani della sorella e Cassie si chiese se si fosse alzato in statura di recente, perché sembrava essere un fascio di nervi.
“Ciao, piacere di conoscerti”, disse a Cassie, senza prestarle molta attenzione.
La ragazza potè notare nei lineamenti giovanili del ragazzo, la sua somiglianza col padre. Avevano la stessa mascella forte e gli zigomi ben definiti. Nel bel volto ovale di Madison riusciva a vedere meno somiglianza con il padre, e Cassie si chiese che aspetto avesse la madre dei bambini. C’erano fotografie di famiglia da qualche parte in casa? O il divorzio era stato talmente brutto che erano state tutte rimosse?
“Bisogna stringere la mano”, Ryan ricordò al figlio, e Dylan la tese, così che Cassie potè notare come fosse sporca di grasso per biciclette.
“Oh-oh, vieni qui”.
Ryan si affrettò verso il lavello, aprì il rubinetto e versò una grossa quantità di liquido per i piatti sulle mani del figlio.
Mentre Ryan era distratto, Cassie prese un altro panino.
“Che problema aveva la bicicletta?” chiese Ryan.
“La catena saltava ogni volta che cambiavo una marcia”, spiegò Dylan.
“Sei riuscito a sistemarla?” il padre osservava i progressi della pulizia con preoccupazione.
“Sì”, rispose Dylan.
Cassie si aspettava che il ragazzo spiegasse meglio, ma non fu così. Ryan gli passò un asciugamano e lui si asciugò, strinse la mano di Cassie per un rapido saluto formale e poi rivolse l’attenzione agli spuntini.
Dylan non disse molto mentre mangiava, ma Cassie fu colpita dall’enorme quantità di cibo che il ragazzo riuscì ad ingerire in pochi minuti. Il piatto era quasi vuoto quando Ryan lo mise al suo posto in frigorifero.
“Non avrai più fame a cena, se continui a mangiare, e ho deciso di fare gli spaghetti alla bolognese”, disse.
Tranquillo, che mangerò anche quelli”, promise Dylan.
Ryan chiuse il frigorifero.
“Bene, ragazzi, Ora voglio che andiate a cambiarvi, altrimenti vi prenderete un raffreddore”.
Quando furono usciti, Ryan rivolse l’attenzione verso Cassie, e lei si rese conto che sembrava ansioso.
“Che ne pensi? I bambini sono come te li aspettavi? Sono dei bravi ragazzi, anche se possono avere i loro momenti no”.
A Cassie i bambini erano piaciuti dal primo momento. Madison, in particolare, sembrava essere una ragazzina semplice da gestire, e Cassie non riuscì ad immaginarsi una situazione in cui si potesse rimanere senza niente da dire, con la bimba chiacchierona nei paraggi. Dylan pareva una persona più calma, introversa e complessa. Ma questo poteva anche essere dovuto alla sua maggiore età, e al fatto che stesse entrando nell’adolescenza. Aveva senso il fatto che non avesse molto da dire alla ragazza alla pari di ventitré anni.
Ryan aveva ragione, parevano bambini semplici, e cosa ancora più importante, lui sembrava un padre che l’avrebbe aiutata in caso di qualunque problema.
La decisione era presa, dunque. Avrebbe accettato il lavoro.
“Sembrano adorabili. Sarei felice di lavorare per voi per le prossime tre settimane”.
Il volto di Ryan si illuminò.
“Oh, fantastico. Sai Cassie, dal primo momento in cui ti ho vista - anzi, da quando abbiamo parlato al telefono - ho sperato che accettassi. C’è qualcosa riguardo la tua energia che mi intriga. Mi piacerebbe molto sapere che cosa hai passato, cosa ti ha formato, perché sembri - non so come descriverlo. Saggia, matura. In ogni caso, sento che i miei figli saranno in ottime mani”.
Cassie non sapeva cosa dire. Le lodi di Ryan la misero a disagio.
Ryan aggiunse “I bambini saranno felicissimi; posso vedere che gli piaci di già. Lascia che ti mostri la tua stanza e la casa, così puoi sistemarti. Hai le tue valigie con te?”
“Sì, ho tutto”.
Sfruttando un attimo di tregua dalla pioggia, Ryan la accompagnò alla macchina e sollevò le pesanti valigie senza difficoltà, trasportandole nell’atrio.
“Abbiamo un solo garage, dimora della Land Rover, ma parcheggiare sulla strada è totalmente sicuro. La casa è abbastanza semplice. Abbiamo un salotto sulla destra, la cucina di fronte, e sulla sinistra vi è una sala da pranzo che non usiamo quasi mai e che, quindi, è diventata una stanza per fare puzzle, leggere e giocare. Come puoi vedere”.
Ryan sospirò, guardando all’interno della stanza.
“Chi è l’appassionato di puzzle?”
“Madison. Ama usare la mani, fare lavoretti, e qualunque cosa la tenga occupata”.
“E ama anche lo sport?” Chiese Cassie. “Ha un sacco di talenti”.
“Temo che, con Madison, il problema siano i compiti. Ha bisogno di supporto dal quel punto di vista, soprattutto in matematica. Perciò tutto l’aiuto che potrai offrirle, anche se si trattasse solo di supporto morale, sarebbe fantastico”.
“E Dylan?”
“È un ciclista appassionato, ma non gli interessa nessun altro sport. Ha una mente molto meccanica, e ha ottimi voti a scuola. Non è molto socievole però, e con lui bisogna stare sempre molto attenti, perché se si sente sotto pressione può essere molto lunatico”.
Cassie annuì, grata per i consigli ricevuti in merito ai suoi nuovi doveri.
“Questa è la tua stanza. Mettiamo giù i bagagli”.
La piccola camera aveva una meravigliosa vista sull’oceano. Era decorata di bianco e turchese e sembrava in ordine ed accogliente. Ryan posò la valigia più grande ai piedi del letto, e quella piccola sulla poltrona a righe.
“Il bagno degli ospiti è lungo il corridoio. C’è la camera di Madison sulla destra e quella di Dylan sulla sinistra. E in fondo c’è la mia. Poi c’è un altro luogo che voglio mostrarti”.
La accompagnò ritornando indietro lungo il corridoio, ed entrarono nel soggiorno. Dall’altro lato dello stesso, dietro le porte finestre di vetro, Cassie notò un terrazzo arredato con mobili in ferro battuto.
“Wow”, sospirò Cassie. La vista sul mare da quel punto panoramico era meravigliosa. C’era un drammatico precipizio che dava sull’oceano, e poteva sentire le onde che si infrangevano contro le rocce.
“Questo è il mio luogo di pace. Mi siedo qui ogni sera dopo cena per rilassarmi, di solito con la compagnia di un bicchiere di vino. Sei la benvenuta ad unirti a me qualunque sera tu ne abbia voglia - il vino non è obbligatorio, ma di sicuro sono necessari vestiti caldi e anti-vento. Il balcone ha un tetto solido, ma non ha vetrate di protezione. Ho pensato di metterle, ma mi son reso conto di non riuscirci. Quando sei lì fuori, con il rumore del mare e anche una spruzzata occasionale nelle sere di tempesta, ti senti davvero connesso all’oceano. Dai un’occhiata”.
Ryan aprì la porta scorrevole.
Cassie uscì sul balcone e si diresse verso il bordo, afferrando la ringhiera di metallo.
Non appena compì quel gesto, si sentì invasa da capogiri e, improvvisamente, non stava più guardando la spiaggia di Devon.
Si stava sporgendo oltre un parapetto di pietra, mentre guardava con orrore il corpo accartocciato molti metri più in basso, inondata dal panico e dalla confusione.
Poteva sentire la pietra, fredda contro le sue dita.
Si ricordò la parvenza di profumo che poteva ancora sentire all’interno dell’opulenta camera da letto, e il modo in cui la nausea l’aveva invasa, e come le sue gambe erano diventate così deboli da farle credere che sarebbe collassata. Come era stata incapace di ricordare gli avvenimenti accaduti la sera precedente.