colonica, dall'aspetto antico, ma in ottime condizioni.
Sullo spiazzo antistante faceva bella mostra di sé l'auto della padrona di casa, una Porsche Carrera di colore grigio metallizzato. Ci accolse una bella quarantenne, bionda, gli occhi di un verde-azzurro raro a vedersi, più alta di me, la carnagione chiara, liscia, senza una ruga evidente. Indossava un kimono scuro con degli strani disegni, in cui riconobbi alcuni simboli esoterici, chiuso sul davanti solo da una cinta. A ogni passo faceva capolino dall'abito una lunga coscia rosata. Il decolté dava buona visibilità al prosperoso seno e non lasciava molto spazio all'immaginazione. Vidi lo sguardo di Mauro posarsi con interesse sul soggetto, forse con la speranza che prima o poi l'insulsa vestaglia fosse caduta in terra, rivelando al suo occhio tutte le grazie della sua proprietaria.
«Accomodatevi, sono Aurora Della Rosa, e abito in questa umile dimora. Scusatemi, ancora devo riprendermi dallo spavento! Avevo timore che qui andasse tutto a fuoco questa notte. Dentro questa casa ho un patrimonio di libri e manoscritti, anche molto antichi, alcuni unici al mondo e, oltre alla mia incolumità, ho temuto molto di perdere tutto tra le fiamme.»
Ci accomodammo in un salone quadrato, dove notai scaffali pieni di libri e pergamene. Un'intera parete era occupata da una specchiera e il pavimento era in marmo lucidissimo di vari colori che, come un mosaico, rappresentava la figura di un pentacolo. Non credevo ai miei occhi. Vi trovavo riassunto tutto ciò che, a suo tempo, avevo studiato sull'esoterismo e sulle sette.
«Della Rosa.» dissi, ripetendo il suo cognome. «De La Rose era il nome di una casata francese di famosi Templari, i cavalieri custodi del tempio e del Sacro Graal.»
«Si dice esistessero fin da prima dell'avvento del Cristianesimo. I templari erano i custodi del tempio di Salomone a Gerusalemme, il tempio delle cui rovine è rimasto solo il Muro del Pianto, sacro agli Ebrei. Poi si passò a identificarli come custodi del Santo Sepolcro. Nel Medioevo, in Francia, furono dichiarati eretici, forse perché si pensava che tenessero nascosto il Sacro Graal e non permettessero neanche al Papa di poter accedere al suo nascondiglio, o forse perché erano a conoscenza di importanti segreti che la Chiesa non voleva fossero resi pubblici. Furono torturati, molti bruciati vivi, ma non furono mai del tutto annientati. Sì, ha ragione, la mia famiglia è originaria della Francia, della zona di Avignone. I De La Rose, che avevano dei possedimenti in quei luoghi, combatterono contro gli inglesi nella Guerra dei Cent'anni, subendo molte perdite. Alla fine del milletrecento, alcuni membri della famiglia si stabilirono in questa zona di confine tra l'Italia e la Francia, un luogo tranquillo in mezzo ai monti. Ma poi sembra che l'Inquisizione, anche qui, non abbia dato tregua ad una mia antenata, che verso la fine del cinquecento fu processata con l'accusa di stregoneria.»
Parlando, estrasse dalla tasca del kimono un portasigarette argenteo, all'interno del quale erano riposte delle sigarette che, all'apparenza, sembravano arrotolate a mano. Ne scelse una, la portò alla bocca e tese il portasigarette verso di noi.
«Grazie, io non fumo» dissi. «E le sarei grata se si astenesse anche lei dal farlo. Il fumo mi infastidisce.»
Senza nemmeno considerare ciò che avevo detto, accese la sigaretta, dirigendo verso di me, quasi a mo' di sfida, la prima densa nuvola di fumo che esalò. Non so come trattenni la mia ira, ma ci riuscii.
«Bando alle chiacchiere, Aurora Della Rosa! Dove era questa notte quando è scoppiato l'incendio?»
Aspirò di nuovo e rispose emettendo fumo insieme alle parole.
«Ieri sera sono stata a cena in un ristorante più a valle, "Da Luigi". Non mi andava di cucinare e sono uscita. Stavo rientrando quando ho visto il bagliore dell'incendio e ho chiamato io stessa i soccorsi con il cellulare.»
«Verificheremo ciò che sta affermando. E, mi dica, immagino che lei riceva i suoi clienti qui in casa. Mi hanno detto che lei è una maga, che giungono qui persone di ogni provenienza ed estrazione sociale, per chiedere consigli, acquistare pozioni, e via dicendo. A giudicare dalla sua auto, è un lavoro che rende. Non voglio esprimere la mia opinione sul suo lavoro, voglio solo chiederle se ha ricevuto una cliente particolare, una donna, nei giorni scorsi, che potrebbe essere la vittima di cui abbiamo rinvenuto il cadavere.»
«Mio Dio» interloquì Aurora, mostrandosi sorpresa. «L'incendio ha fatto una vittima? Chi poteva esserci nel bosco a quell'ora di notte?»
«Questo spereremmo ce lo indicasse lei! Su, faccia uno sforzo, non credo le sia difficile.»
Con aria pensierosa, aspirò ancora del fumo.
«Checché lei pensi del mio lavoro, Dottoressa...?»
«Ruggeri, Caterina Ruggeri.»
Gettò un'altra nuvola di fumo nella mia direzione.
«Vede, il lavoro che svolgiamo noi maghi è rispettabilissimo. Io pago le mie tasse e aderisco anche al sindacato dei maghi, e non vendo fumo, come quello di questa sigaretta. La gente viene perché si fida di me, e io devo rispettare anche un codice deontologico e proteggere il diritto alla riservatezza dei miei clienti.»
«Vorrebbe invocare il segreto professionale, per caso?»
Con noncuranza, spense la cicca in un posacenere e proseguì.
«Non sto qui a vendere amuleti o ingannare i miei clienti sul loro possibile futuro. Ho delle buone conoscenze di erboristeria e so quali sono i malanni che possono essere curati con le erbe officinali e quelli che invece vanno affrontati in maniera convenzionale. In molti vengono qui a chiedere buoni consigli e io li elargisco, sulla base della mia scienza e della mia esperienza. Nessuno si è mai lamentato di essere stato ingannato da me, io dico sempre quello che il mio interlocutore si aspetta, e tutti se ne vanno contenti e con il cuore arricchito.»
«Già, ma impoveriti nel portafoglio. Andiamo, conosco bene la vostra categoria, siete in grado di far credere alle persone che i vostri inganni siano grandi rimedi. Potrei essere d'accordo sulla medicina naturale, ma sul resto...»
«Dottoressa Ruggeri, non sia prevenuta! Noi tutti siamo portati a credere che ciò che vediamo e che sentiamo e che tocchiamo sia la verità, che non ci sia altro che non quello che è percepibile dai nostri cinque sensi, ma a volte non è così. Dentro questa stanza si possono creare effetti ottici e acustici che fanno sembrare vero ciò che non è e falso ciò che è. Provi a toccarmi, a mettere una mano sulla mia spalla e appoggiarsi a me!»
Mi avvicinai e cercai di toccarla, ma la mia mano percepì il vuoto dove effettivamente vedevo la sua immagine.
«È un gioco di specchi» dissi. «Una specie di trucco da prestigiatori!»
«E ora si porti al centro del pentacolo, sulla piastrella centrale, e parli. Sentirà la sua voce risuonare nelle sue orecchie come provenisse da un potente impianto stereofonico.»
«Certo, effetto dell'acustica della sala! Era così anche negli anfiteatri romani. Questione di architettura! Lei sta sviando il discorso, sta cercando di distrarmi dai miei obiettivi. Mi hanno detto che tra i suoi visitatori, vi è una categoria particolare, adepti di una setta che riconoscono in lei una santona. Essi vengono qui per avere accesso alla sua biblioteca e completare l'iter che prevede il raggiungimento di vari livelli di conoscenza delle arti esoteriche. Ha ricevuto di recente tali visite?»
«La setta di cui parla si chiama "Enomolas id ivres", e non è una setta satanica. I suoi adepti, attraverso i vari livelli, assumono conoscenze ignote ai comuni mortali. Da secoli chi arriva qui, o in altri tre o quattro luoghi sparsi nel mondo simili a questo, aspira al raggiungimento di uno dei più alti livelli di conoscenza, il settimo, per raggiungere il quale esiste un duro percorso. Da generazioni la mia famiglia è custode di testi cui può avere accesso solo chi ha completato i precedenti livelli. Chi vuol andare oltre, per raggiungere la Conoscenza Universale, deve affrontare il pellegrinaggio al Tempio della Conoscenza e della Rigenerazione, che si trova in una sperduta vallata tra Nepal e Tibet, difficilissima da raggiungere.»
«Immagino che lei abbia già affrontato questo pellegrinaggio, ma non è questo che voglio sapere. Le ripeto la domanda, ha ricevuto la visita di una di queste adepte negli ultimi giorni?»
«L’ho già detto ad altri