– esclamò Harrington, con aria seccata – Allora, mi accompagnate o no? Non ho nulla in contrario a discutere con entrambi di alcune faccende!” Fissò Gregory. “O preferite fate ancora il difficile?”
Gregory era davvero stanco. La notte precedente era stata lunga e quella giornata assai faticosa. E poi, non tollerava di fare da balia ai ragazzotti viziati del club. Aveva bisogno di un buon sonno ristoratore e l’idea di accompagnarsi ad una bella dama, dopo, lo stuzzicava. Ma Harrington era un buon amico. Magari si sarebbe rilassato lo stesso con un po’ di esercizio fisico e un sonnellino. Accettò l’invito.
“E sia, vi farò compagnia. Cercherò di essere meno antipatico, ma non ve lo prometto.”
Uscirono insieme dal club come una volta, tuttavia molte cose erano cambiate nel frattempo. Gregory e Ashtey erano membri bene accetti del club, che era per scapoli, poiché entrambi non erano sposati. Harrington poteva stare lì solo in quanto membro fondatore. Talvolta Ashtey strombazzava che avrebbe voluto ammogliarsi, ma Gregory non ne aveva alcuna intenzione. Dal canto suo, non sapeva se sarebbe rimasto nel club, qualora Ashtey si fosse sposato. Era una cosa che lo avrebbe destabilizzato e lui odiava i cambiamenti. Ma aveva la brutta sensazione che a breve la sua vita avrebbe subito un vero rivolgimento, e che tutto quello che conosceva sarebbe stato fatto a pezzi. Comunque, sarebbe stato il tempo a dire l’ultima parola..
CAPITOLO SECONDO
Una cameriera portò il vassoio d’argento e lo sistemò sul tavolino accanto, dove facevano bella mostra di sé ogni sorta di pasticcini. Samantha si alzò, mentre la cameriera usciva.
“Permettete che ve lo serva io, cara? – disse, rivolta a Marian. La donna annuì. “Se vi fa piacere.”
Samantha si rivolse a Kaitlin: “Pronta per una bella tazza di the?”
Kaitlin lanciò un’occhiata a Samantha e poi un’altra a Marian. Ormai chiacchieravano da più di un’ora e Marian non aveva fatto ancora alcuna rivelazione. Avevano solo spettegolato di questo o di quello. Una gran noia! Ma confidava che presto la cugina le avrebbe fatte partecipi dei suoi segreti.
“Non vedo l’ora! – rispose, tranquillamente. Kaitlin era una persona pacata, e stava già bene così. Samantha preparò il the, seguendo i gusti di ognuna, e poi lo servì. A Kaitlin bello dolce, mentre Marian lo gradiva con una goccia di latte. Poi ognuna cominciò a degustarlo, tenendo la tazza in una mano e il piattino nell’altra. Kaitlin chiuse gli occhi e lo degustò con piacere. Non c’era nulla di meglio che una buona tazza di the caldo! “Ottimo!” esclamò. Samantha andò a sedersi accanto a lei sul divanetto.
“Adesso che siamo tutte a posto e ben nutrite, è il momento che Marian ci faccia la sua gran rivelazione!” esclamò, senza la minima ombra di pudore. A queste parole, Marian quasi si strozzò con il suo the. Iniziò a tossire convulsamente, agitando la mano davanti al viso. Kaitlin posò la sua tazza e le si fece vicino. “Tutto bene, cara?”
“Sì, tutto bene! – disse, ancora tossendo, la povera Marian. – Devo solo riuscire a riprendere fiato!”
Kaitlin guardò Samantha con aria di rimprovero: “Non avete un briciolo di pazienza!”
Samantha fece spallucce: “ E’ vero, non ne ho!” esclamò allegramente.
Marian fece gli ultimi colpi di tosse e si dette qualche colpettino alla gola. “Come diamine fate a saperlo?” esclamò, fissando Samantha bene in faccia – E la prossima volta potete almeno attendere che abbia finito la mia tazza di the, prima di essere così esplicita?”
Kaitlin strinse le labbra con disappunto: è proprio vero che certe persone non cambiano mai!
“Bene, ora che avete ricominciato a respirare, vi spiacerebbe dirmi a cosa alludeva Samantha?”
Marian diventò tutta rossa e balbettò: ”Io sto….sto aspettando…” “State aspettando …cosa?” chiese Kaitlin, ancora frastornata. Ma poi, allo scoppio di risa di Samantha aggiunse: “Oh, dimenticate la mia stupida domanda!” Kaitlin si vergognava terribilmente: non avrebbe dovuto chiederglielo, visto che più o meno aveva intuito di cosa si trattava. Ancora non capiva perché Marian non lo avesse annunciato chiaramente.
Marian sorrise: “Sapete, è da un po’ che ci provavamo e…adesso…” tacque, tutta rossa in viso.
“Non dite altro! – sdrammatizzò allegramente Samantha – Tanto abbiamo capito!”
“Jonas è eccitatissimo! Come me, d’altronde!” continuò Marian – Ma siamo anche un po’ spaventati all’idea!” Kaitlin tornò a sedersi sul divano. Ora che aveva appurato che Marian stava bene, non vedeva il motivo di restare in piedi. E, comunque, non aveva altro da poter aggiungere alla conversazione. Per quanto la riguardava, era convinta che sarebbe rimasta zitella. Nessun uomo sembrava notarla. Per un breve periodo aveva sperato che il Conte di Ashtey la corteggiasse, ma poi quello aveva smesso di guardarla. Magari lei aveva frainteso le sue intenzioni.
In realtà, non sapeva nulla degli uomini, né come attirarli. Samantha era brava in queste cose, lei non aveva mai avuto problemi a conquistare un uomo. Ciò che le rendeva la vita difficile era suo fratello, il Conte di Shelby: col suo brutto carattere aveva spaventato più di un pretendente e mandato all’aria vari possibili matrimoni.
“State tranquilla – stava dicendo Samantha a Marian – Vi staremo vicine e vi aiuteremo noi.”
“Siete un ingenua, cara. Sapete che non sta bene che mi stiate vicina durante la gravidanza e…”
“Oh, non siate sciocca!– la redarguì Samantha – Ho letto molti libri sull’argomento, e anche Kaitlin!”
Marian si voltò con stupore verso Kaitlin! Dannazione! Perché Samantha doveva essere sempre così spudorata? E’ vero che lei aveva letto con curiosità tutte le riviste mediche di Marian: erano davvero interessanti e poteva comprendere il desiderio della cugina di diventare medico. Non che condividesse la stessa passione! Alcune cose riguardo il corpo umano erano assolutamente…disgustose! Decisamente, la carriera del medico non le interessava.
“Non capisco a cosa si riferisce Samantha.” provò a difendersi. Magari poteva fingere di non saperne nulla. Nessuno, tranne le due amiche che erano con lei nella stanza, avrebbe potuto contraddirla. Gli altri, quasi non la notavano.
“Non provate a fare la furba con noi! – la incalzò Samantha – Potete anche apparire timida e vergognosa come un topolino, ma noi conosciamo bene il vostro lato maschile!”
“Non dite stupidaggini! Non sono mica un maschiaccio. E’ una parola che si addice più a voi che a me!”
“Io la definirei una peste, più che altro!” esclamò una profonda voce baritonale alle loro spalle. Le donne si voltarono all’unisono a quel suono. Sulla soglia della stanza c’erano tre uomini: uno era Jonas, il marito di Marian. Gli altri due erano i suoi amici più cari, Lord Shelby e Lord Ashtey. Chi aveva parlato era Shelby, il fratello di Samantha.
“Non potete certo giudicarmi, data la vostra immorale condotta!” – si risentì Samantha, avvicinandosi minacciosa a lui.
“Rinfoderate gli artigli – disse stancamente Harringhton, passandosi una mano tra i folti capelli neri – Vorrei evitare spargimenti di sangue davanti a mia moglie.”
La ragazza si calmò. “Dite bene. Non è elegante per una signora come me rispondere in tal modo a quel tanghero di mio fratello!” Shelby sorrise malignamente. A quella vista, Kaitlin sentì il sangue rimescolarle dentro… Era così bello e affascinante! Samantha invece non si accorse del suo ghigno cattivo, e ciò le evitò un ennesimo imbarazzo. Invece lo ammonì con un dito, come si fa con un bambino capriccioso.
“Soprattutto, non vorrei arrecar danni a Marian e al bambino!” esclamò.
Marian sta per avere un bambino? – esclamò sorpreso e stizzito Shelby – Perché sono sempre l’ultimo