una battaglia perduta in partenza..
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Gregory gemette dentro di sé. Il fatto che a breve Harrington sarebbe divenuto padre avrebbe cambiato tutto. Il primo passo era stato il matrimonio, ma un figlio lo avrebbe tenuto legato alla casa e al focolare domestico. Non ne faceva certo colpa all’amico: Harrington amava la moglie e Gregory non poteva che esserne felice, anche se provava una puntina di gelosia. Dal canto suo mai avrebbe voluto una moglie, ma era l’idea dell’amore in sé che lo attirava.
Era sempre stato convinto che cose così coinvolgenti come un matrimonio e la vita domestica non facevano per lui. Era una responsabilità troppo grande, che non voleva accollarsi. Aveva troppi vizi, i preferiti erano le donne e il Brandy, e sicuramente dopo il matrimonio avrebbe dovuto rinunciare prima all’uno e poi all’altro. A una moglie piaceva un uomo che rigasse dritto. Questo solo pensiero gli faceva accapponare la pelle! Certo, c’erano migliaia di matrimoni di convenienza in giro ma, se mai si fosse innamorato, avrebbe voluto un matrimonio d’amore, non un contratto d’affari. Non intendeva sperimentare il disastro di un letto freddo e una vita infelice.
Gregory lanciò un’occhiata ad Ashtey e lo redarguì: “Suvvia, non siate aggressivo!” Poi si voltò verso Samantha e disse: “Molto probabilmente, si trattava di un segreto tra coniugi.”
Per tutta risposta la ragazza disse, con aria teatrale: “Come potevo sapere io, che Lord Harrington non si fidasse dei suoi amici al punto da non farli partecipi di una così bella notizia?”
Una risposta come questa faceva sempre desiderare a Gregory di strangolare sua sorella, rammaricandosi di non averlo fatto quando erano bambini. “Intendo – disse, con parole di ghiaccio– che non sono affari vostri, e che non avevate il diritto di spifferarli in giro!”
Gregory fece un passo minaccioso verso sua sorella, ma Kaitlin si interpose tra loro: “Lord Shelby, forse gradite un the?” disse, con aria tremante.
“Un the?” Lui la fissò incerto: a che gioco stava giocando? “ No, non voglio il vostro the!” urlò. Di solito Lady Kaitlin non si ingeriva. E lui non voleva essere scortese con lei. Era un topolino timido che, sfortunatamente, aveva permesso a sua sorella di coinvolgerla in cose che non la riguardavano.
Incredibilmente lei rispose, con aria di sfida. “Mi spiace, signore, ma non posso permettervi di attaccare briga con vostra sorella. Una qualsiasi eccitazione potrebbe nuocere a Lady Marian e al bambino.”
Queste sole parole bastarono a indurre Gregory a tirarsi indietro. “Non avevo alcuna intenzione di fare del male a mia sorella!” si giustificò.
“Ne sono convinta, signore, – continuò Lady Kaitlin con calma fermezza – Ma voi e vostra sorella non fare altro che litigare.
“E’ vero – intervenne Ashtey –.”Ho visto più litigi tra voi che con altri, in tutta la mia vita.”
“Amen – disse Marian, schiarendosi la gola – Kaitlin ha ragione. Se il the non è di vostro gradimento, potete versarvi del Brandy.”
Lord Harrington e sua moglie si scambiarono uno sguardo d’intesa, e poi lui si rivolse ai suoi amici: “Che ne direste di ritirarci nel mio studio?” disse.
“No – rispose secco Gregory – Preferirei rimanere in compagnia delle signore, se non vi dispiace.” Poi si rivolse a Lady Marian: “Vi prego di accettare le mie scuse, e le mie felicitazioni per il buon evento.”
“Vi ringrazio, milord – rispose lei, amabilmente. Poi, volta al marito : “Allora, the per le signore e Brandy per i signori!” Ashtey annuì e si diresse al mobile bar, dove prese tre bicchierini , li riempì e li porse agli amici.
“Con la promessa che mi comporterò bene – disse Gregory. Poi, sollevando il bicchiere vero l’alto, esclamò:
“Un brindisi al futuro erede di Harrington.”
“Non è detto che sarà un maschio.” protestò l’amico.
“Beh, è comunque un evento da festeggiare!” esclamò Gregory. Tutti brindarono alla futura nascita, dopodiché sorseggiarono i loro Brandy. A Gregory piaceva l’effetto che gli faceva il liquore, mentre scendeva giù per il palato. Nel frattempo, Harrington e Ashtey si erano appartati in un angolo della stanza e discutevano tra loro. Ma a Gregory non importava di cosa stessero parlando. Continuò a sorseggiare con calma il suo liquore. Quel brindisi era l’unica cosa che potesse rimettere le cose a posto, dopo quel suo scatto di nervi di poco prima. Avrebbe dovuto lavorare di più su se stesso per smussare quei brutti lati del suo carattere. E in realtà lui stesso odiava quegli scatti d’ira.
Si guardò intorno. Ora Lady Marian e Samantha stavano parlando fitto fitto per i fatti loro: sperò che sua sorella si prendesse una bella lavata di testa, per la triste figura che aveva fatto! Lady Kaitlin, invece, sedeva in disparte nei loro pressi. Stava lì da sola e non aveva ancora finito il suo the. Gregory se ne sentì incuriosito, ma non si mosse. Avrebbe potuto alzarsi e andare a farle compagnia. O forse poteva maltrattarla un po’, per come si era ingerita tra lui e la sorella, ma poi pensò che non aveva alcun diritto di trattarla male. Non aveva doveri nei suoi confronti, dato che non erano nemmeno parenti, e men che mai aveva intenzione di corteggiarla. Non era uomo da corteggiare nessuno, soprattutto una donnina così timida e cortese come Lady Kaitlin. Lei meritava qualcosa di più di un farabutto come lui.
Così alla fine rimase dov’era e si rassegnò a passare la serata da solo.
CAPITOLO TERZO
Erano previsti ancora alcuni eventi sociali per quell’estate. Certo, ci sarebbero state ancora delle feste nella tenuta di campagna, ma Kaitlin poteva considerarsi ormai libera dagli impegni formali. Tuttavia, non era sicura che ciò fosse un bene per lei. Da sola, tendeva a chiudersi in se stessa, e senza lo stimolo di Marian e Samantha ad aprirsi al mondo esterno, Kaitlin era convinta che si sarebbe tappata in casa e basta. Si sentiva gli spasmi alla stomaco e il cuore a mille, all’idea di dover socializzare con qualcuno. Se avesse voluto trovar marito, avrebbe prima dovuto combattere con la sua ansia.
“A cosa state pensando, signorina? – le chiese , con forte accento Scozzese, la sua cameriera personale. Mollie stava acconciando i capelli della ragazza in un sofisticato chignon. A breve si sarebbe recata al ballo di fine stagione a Loxton.
“A niente di particolare – rispose lei, con mollezza. Kaitlin aveva con la sua cameriera un rapporto non formale; anzi, confidava spesso nel suo aiuto per acconciarsi al meglio e secondo i dettami dell’ultima moda. In un certo senso, Mollie era come un’amica, per lei. Certo, c’erano Samantha e Marian, ma con loro non riusciva ad aprirsi del tutto. Cosa che non le succedeva con Mollie.
“Forse dovremmo aggiungere qualcosa alla mia acconciatura – disse.
“Cosa, signorina?– chiese Mollie.
Kaitlin deglutì a fatica. Non capiva perché si sentiva così imbarazzata a tirar fuori due parole. E quando aveva delle incertezze era ancora peggio. “Non so… forse il pettinino di mia madre, o il suo diadema di zaffiri…”
“Certo ! – rispose la cameriera – Il diadema farebbe risaltare i vostri occhi e si accorderebbe bene con il colore del vostro abito! Ora vado a prenderlo e ve lo sistemerò subito.” Terminò di pettinare le ciocche bionde di Kaitlin e poi andò a prendere il gioiello. Infine lo sistemò per bene tra i capelli della ragazza, facendolo risplendere come una vera corona. “Ecco, signorina. Siete stupenda! E ora vi prego di alzarvi, così vi aiuterò a indossare l’abito.”
Kaitlin ubbidì, mentre Mollie andava a prendere il bellissimo abito color indaco, che era uno dei suoi preferiti. Il centro del corpetto era di seta di un intenso colore blu e ricamata con piccoli punti avorio, il tutto rifinito da nastrini d’argento e perle che arrivavano fin sulla vita. Kaitlin entrò nell’abito, che Mollie tirò su fino a farle infilare le braccia nelle