Giovanni Mongiovì

Le Tessere Del Paradiso


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stava per dire che non stava a lui concedere qualcosa del genere, tuttavia Vittore intervenne.

      «No, Signore, niente di tutto questo. Non ho portato in processione la testa dell’Ammiraglio per un compenso o per il desiderio di potere, ma affinché il mio nemico potesse vedermi e tremare… tremare e concedermi quello che chiedo. Un malvagio eunuco si frappone fra me e la sua giovane sorella.»

      Manfredo pensò immediatamente all’incontro avvenuto poco prima che Majone passasse per la porta della città e che Bonello lo ammazzasse. L’eunuco in carrozza intendeva infatti allontanare sua sorella da un uomo che non era al loro stesso livello, un uomo di cui la giovane donna si era infatuata.

      «Chi è costui? E dove soggiorna?» domandò Manfredo, incuriosito.

      «Si tratta dell’eunuco Mattia. Egli serve alla corte del Re. Tuttavia, mio Signore, costui mi ha teso un tranello proprio la stessa notte in cui l’Ammiraglio ha pagato i suoi torti. Mentre io ero alle prese con il sicario che egli mi aveva inviato, un certo greco ricercato pure dallo stesso Majone, la mia amata veniva prelevata e portata via, fuori città… ma non so dirvi dove.»

      Manfredo conosceva la destinazione e stava pure per rivelarla… quando ci ripensò.

      «Mi state chiedendo di ritrovarvela?» propose.

      «E di intercedere con Sua Maestà affinché mi sia concessa la sua mano.» rispose il venditore di conchiglie, prendendo la palla al balzo.

      Il biondo cavaliere si lisciò la barba e rispose:

      «È poca cosa. Voi però dovrete accrescere le vostre referenze. Ingiuriare un cadavere è stato già qualcosa, ma è mostrando il vostro potere con i vivi che vi farete un nome. Vedrete che poi vi sarà concesso quello che chiedete, non per diritto… ma per timore.»

      «Posso radunare trenta uomini!»

      «Trenta uomini sono già un esercito! No, Vittore, per ciò che dovrete fare ve ne basteranno molti meno.»

      «Chiedetemi qualunque cosa, Signore.»

      «Lasciate perdere quello che avete fatto in questi giorni. Questo non è più il momento di infiammare l’animo della povera gente, ma di lasciare che i nobili avanzino al Re le richieste in nome del popolo. Vi chiedo quindi di aiutare un’infelice vedova che rischia la miseria a causa di un debitore insolvente. Il pugno di Majone si è mostrato inclemente perfino con le donne e i bambini, e l’uomo che dovrete colpire al nostro Ammiraglio ha dimostrato di essergli fedele e di volerlo imitare nel male.»

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      1

      Saraceni: nome con cui erano comunemente conosciuti i musulmani nel Medioevo. Altri sinonimi utilizzati nel romanzo sono: mori, islamici e arabi. Alcuni di questi termini sono chiaramente impropri, tuttavia rispecchiano la conoscenza e la cultura della società dell’epoca. Oggi il nome “saraceni” viene utilizzato esclusivamente quando si devono indicare i pirati arabi e berberi che infestavano le coste del Mediterraneo, ma in questo romanzo indica tutti i musulmani. Il termine “musulmani” invece non è presente perché è di introduzione posteriore all’ambientazione del romanzo. Per lo stesso motivo non sono utilizzati mai i termini “bizantini” ed “ebrei”.

      2

      Giudei: nome con cui venivano chiamati gli ebrei in epoca medievale.

      3

      Cufico: stile calligrafico della lingua araba.

      4

      Egira: letteralmente “emigrazione”. Indica l’esodo di Maometto da La Mecca a Medina. L’anno di tale episodio, avvenuto nel 622 d.C., segna l’inizio del calendario musulmano.

      5

      Longobardi e Lombardi: il termine longobardi indica in senso stretto i discendenti del popolo germanico che invase la penisola italiana nel VI secolo, ma in senso lato tutti gli abitanti d’Italia che, da nord a sud, furono soggetti a tale popolo, e quindi anche a coloro che erano di origine italica (campani, lucani, ecc…). Nel XI secolo i longobardi parlavano ufficialmente il latino, ma si esprimevano nei dialetti romanzi dei luoghi in cui risedevano. Dopo la conquista normanna del sud Italia il termine derivato “lombardi” cominciò ad indicare solamente gli abitanti dell’Italia settentrionale.

      6

      Anno Mundi: nel calendario bizantino la locuzione Anno Mundi, abbreviato A.M., indica che il conteggio degli anni inizia dalla data della creazione del mondo, che secondo tale calendario sarebbe avvenuta l’1º settembre del 5509 a.C. In questo romanzo gli anni riportati nell’intestazione dei capitoli sono indicati secondo il calendario giuliano/gregoriano e secondo quello dell’etnia del protagonista di ciascuna parte.

      7

      Nicea: importante città dell’Impero bizantino, oggi parte della Turchia e conosciuta col nome di İznik.

      8

      Corcira: nome con cui era conosciuta un tempo l’isola greca di Corfù.

      9

      Faro di Messina: nome con cui veniva indicato l’attuale Stretto di Messina.

      10

      Eubea: grande isola del mare Egeo appartenente oggi alla Grecia. In passato era conosciuta anche come Negroponte.

      11

      Val Demone: uno dei tre Valli in cui era divisa un tempo la Sicilia. Il Val Demone corrisponde al triangolo nordorientale dell’Isola. Gli altri due sono il Val di Mazara ad ovest e Il Val di Noto a sudest.

      12

      Romei: appellativo con cui venivano chiamati i bizantini nel medioevo. Letteralmente “romani”, essendo Bisanzio proprio l’Impero Romano d’Oriente. Il termine “bizantini” fu coniato in un’epoca successiva. In questo romanzo sono anche chiamati col termine generico di “greci”, da non confondere con i greci propri della Sicilia, ovvero quella parte di popolazione indigena di lingua greca e osservante il rito orientale nella religione.

      13

      Stratigò o Strategoto: sorta di governatore della città di Messina con compiti esecutivi e giudiziari. La figura dello Stratigò risale all’epoca bizantina, ma si mantenne durante la dominazione normanna, a testimonianza del retaggio greco-bizantino della città.

      14

      Basiliani: monaci seguaci della regola di San Basilio. Possono essere di rito sia greco che latino, ma in questo romanzo si intendono soltanto quelli di rito orientale.

      15

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