per sfiorare la coperta che gli aveva nascosto quella vista, poi strinse i denti e si ritrasse prima che le dita potessero effettivamente toccarla. “È così vicina. Ma anche la morte è vicina, e io vorrei vivere ancora un po’.” sogghignò e s’infilò le mani in tasca. D’ora in poi avrebbe dovuto prestare attenzione a quello che faceva, altrimenti la sua vita sarebbe finita prima del previsto.
Se Kyoko non fosse stata innamorata di suo fratello, le avrebbe detto la verità senza esitare. Sapeva di non essere l’unico a provare quei sentimenti per lei. Era la sacerdotessa e loro la proteggevano con la propria vita. La amavano tutti, ognuno a modo suo. Ma Toya era diverso, non gli era mai piaciuta nessun’altra. Shinbe l’aveva capito, suo fratello era profondamente innamorato di Kyoko, anche se non lo avrebbe mai ammesso.
Shinbe chiuse gli occhi, sentendo che iniziavano a bruciare. Non aveva il diritto di amare Kyoko né nessun’altra, in realtà. Lui aveva il potere di salvare tutti in battaglia, gli bastava lanciare l’incantesimo del tempo e creare un vuoto che risucchiava ogni cosa sul proprio cammino. Quello era il suo potere più grande e anche il suo peggior nemico. Ogni volta che lo usava, quel pericoloso incantesimo diventava sempre più forte.
Tutti gli dicevano di non usarlo a meno che non fosse l’unica scelta perché, un giorno, sarebbe diventato troppo forte da gestire e lo avrebbe sopraffatto. L’incantesimo era stato un “regalo” di suo zio… il loro nemico. All’inizio pensava che fosse un grande dono, ma adesso capiva che non era affatto così. Era una maledizione. E lui l’avrebbe usata per distruggere proprio colui che gliel’aveva lanciata… anche a costo di perdere la vita.
Shinbe sbadigliò, la notte scorsa non aveva dormito quasi per niente, né prima né dopo l’arrivo di Kyoko. Aveva trascorso buona parte della serata ad ascoltare Toya che si lamentava perché lei non era tornata prima di sera come aveva promesso.
All’inizio, Shinbe aveva pensato che fosse ancora troppo arrabbiata con suo fratello per tornare… prima di andarsene avevano litigato perché lui aveva cercato di impedirle di tornare nel suo mondo. Toya le si era addirittura parato davanti per non farle raggiungere il portale. Alla fine Kyoko gli aveva lanciato il suo solito incantesimo, ormai Shinbe aveva perso il conto di quante volte era successo. Poi aveva promesso di tornare il giorno dopo, prima di sera.
Shinbe sogghignò compiaciuto ricordando Toya che lottava contro l’incantesimo, imprecando e gridando tutto quello che avrebbe fatto a Kyoko quando sarebbe riuscito a muoversi di nuovo.
Shinbe la guardò di nuovo… ecco perché la trovava così irresistibile, era capace di litigare con Toya e amarlo un istante dopo. Non serbava rancore, a prescindere da quanto lui la facesse soffrire.
Quando Toya l’aveva incontrata per la prima volta, aveva tentato di ucciderla… ma adesso le cose erano cambiate, tutti sapevano che la amava da impazzire, e che sarebbe morto per lei. Tuttavia, fingeva ancora di non sopportarla e spesso feriva i suoi sentimenti. Era così che le nascondeva il suo cuore.
Shinbe si strinse il setto nasale, cercando di placare i propri pensieri. Onestamente, si sentiva male per Toya e non voleva pensare cose brutte, però suo fratello aveva una possibilità con Kyoko e sembrava che non gli importasse.
Lui, invece, avrebbe dato la propria vita per avere un’occasione del genere. L’avrebbe trattata come una regina, se solo lei glielo avesse permesso. Ecco perché la scorsa notte aveva perso il controllo, si sentiva esausto. E adesso… Shinbe strizzò gli occhi, forse Kyoko stava meglio con Toya, visto il modo in cui lui si era approfittato della sua innocenza.
Poi sobbalzò quando Kyoko si mosse di nuovo nel sonno, scoprendosi ancora di più. Osservò il candore della sua pelle e strinse i pugni nelle tasche. Perché aveva una pelle così bella?
Iniziava a sentire sonno e strisciò lentamente verso di lei, senza distogliere mai lo sguardo. Sapeva che, se si fosse avvicinato troppo, si sarebbe svegliata, si sarebbe girata e gli avrebbe dato un ceffone.
Finora, tutto bene. Si sporse per scrutare il suo viso e sorrise, odorava ancora di alcol.
“Non è un problema.” pensò.
La lunga treccia di capelli ramati le circondava una spalla, lui la scostò di lato con delicatezza e si stese accanto a lei, strofinando il viso sui suoi capelli. Non osava avvicinarsi, ma poteva comunque offrirle un senso di sicurezza mentre dormiva.
Se si fosse svegliata e lo avesse trovato lì, si sarebbe giustificato dicendo che era stanco e che quello era l’unico modo per riposare e tenerla d’occhio allo stesso tempo. Sarebbe stato felice dello schiaffo che avrebbe ricevuto per questo, ne sarebbe valsa la pena solo per starle accanto un paio d’ore. Era troppo stanco per preoccuparsi delle conseguenze mentre i suoi occhi si chiudevano. Si trovava proprio dove voleva, al diavolo le conseguenze.
Kyoko piagnucolò con aria assonnata e si girò, sentendosi circondata dal calore. Si strofinò il mento e il viso, poi girò la testa e, sentendo qualcosa di solido, sospirò… probabilmente stava sognando di nuovo. Per provare la sua teoria, allungò una mano. Era qualcosa di molto solido. Si rannicchiò e quello strano calore sembrò avvolgerla ancora di più. Sentiva odore di tè al gelsomino e legno.
“Perché non riesco a togliermelo dalla testa? Aveva un così buon odore.”.
Ricordò la prima volta che lui l’aveva tenuta tra le braccia, era convinto di doverla salvare. Sorrise nel sonno, Shinbe era così forte ed era così dolce a preoccuparsi per lei, anche se le sue ragioni non erano del tutto legittime. Quella era stata la prima volta che aveva notato il suo buon odore.
Kyoko rabbrividì al ricordo e l’oggetto misterioso sembrò avvolgerle il polso. Lei allungò il braccio e si bloccò quando sentì un distinto fruscio di stoffa.
“Eh? Stoffa? Da quando i sogni fanno il rumore della stoffa?”.
Si svegliò di soprassalto, aprì gli occhi e vide il trench grigio che la avvolgeva. Scattò come una molla e scostò il braccio che la circondava. Shinbe gemette e rotolò sulla schiena.
Kyoko andò nel panico, guardandosi intorno nella stanza. Gli altri non c’erano e quello non era affatto un sogno… Shinbe stava dormendo accanto a lei. Doveva concentrarsi… che cosa stava succedendo? Lo guardò immobile…
“Quello di ieri era solo un sogno, no? Datti una calmata.” pensò nervosamente. “Dov’è Toya? Suki… Kamui… Kaen… dove sono finiti tutti?”.
Si spaventò quando Shinbe gemette nel sonno e infilò le mani nelle tasche. Alzandosi, lo aveva scoperto e adesso si sentiva in colpa. “Ha freddo.” si disse, e anche lei aveva freddo. Ricordò di essersi sentita congelare mentre cercava di addormentarsi.
Era per questo che si era sdraiato accanto a lei? Per tenerla al caldo? Kyoko arrossì, “Oh, che dolce.”, poi scosse la testa “No, no, no! A cosa sto pensando? Niente dolce.” sospirò sorridendo. “Mi arrendo.” pensò, e s’inginocchiò lentamente per tirargli su la coperta, ma si bloccò quando lui si mosse all’improvviso. Kyoko indietreggiò per vedere se si sarebbe svegliato, ma ciò non accadde, quindi lo coprì, prese il suo zaino e corse fuori dalla capanna.
Shinbe aprì un occhio mentre lei si allontanava. Quando se ne fu andata, rise tra sé: “Di nuovo salvo per un pelo.”, poi si chiese come mai non avesse un’impronta di mano stampata su una guancia o il cranio fracassato… Si alzò lentamente e contò fino a dieci, poi la seguì per vedere dove stesse andando.
Una volta fuori, Kyoko si appoggiò a un albero, rendendosi conto che, probabilmente, sarebbe dovuta rimanere a letto. Il cuore le batteva forte e sentiva dolore dappertutto, si chinò per massaggiarsi le ginocchia. Ricordava di aver ballato con Tasuki alla festa, ma si sentiva come se fosse stata investita da un camion. Un bel bagno nella sorgente calda sarebbe stato un sollievo per i muscoli. Non avrebbe più mangiato neanche la frutta, alle feste.
All’improvviso le venne in mente una cosa… Toya avrebbe sentito l’odore di Shinbe sui suoi vestiti, e l’ultima cosa che voleva era metterlo nei guai per qualcosa che non aveva fatto. Si allontanò dalla capanna barcollando e gemendo per i postumi della sbornia, decisa a lavare via non solo il dolore ma anche i vestiti.
Toya