città emanava ricchezza. Non la ricchezza travolgente dei magnati dell’industria che si spostavano negli ultimi modelli di automobili, no, qui era la ricchezza propria e netta, quella della gente così potente che le loro vie erano pulite tre volte al giorno e che le loro abitazioni erano fatte su misura.
I pochi abitanti che aveva visto erano vestiti più o meno semplicemente, ma sempre con gusto. Dimostravano una classe fuori dal comune.
La sobrietà dell’élite.
Non c’erano senzatetto o operai. Naëli si chiedeva se la gente avesse dei domestici. Ma può darsi che lei avesse visto solo i bei quartieri.
Da quello che le aveva detto suo padre, che aveva già viaggiato attraverso quella città in passato, gli organizzatori avevano fatto del loro meglio per questa edizione della Coppa. Degli striscioni rossi ricamati con cura si stendevano in ogni angolo di Ys, rappresentando una coppa intagliata con motivi dorati circondata da sette stelle su un fondo rosso sangue. Ogni Principato aveva il suo colore: rosso, verde, giallo, blu, marrone, bianco e viola. Era l’emblema della corsa, quello che ossessionava i pensieri di Joan da diversi anni. E per contagio, anche quelli di Naëli dopo che le aveva proposto di accompagnarlo.
Sul viale di partenza non si trattava più di ornamento, ma di fasto lussuoso. Innumerevoli file di gradinate erano state istallate affinché gli spettatori potessero assistere alla partenza della celebre Coppa dei Sette Principati, ed erano ben diversi dai soliti gradoni di legno montati in fretta. Questi erano ricoperti da uno spesso tessuto porpora e sembravano quasi confortevoli. Anche la strada aveva avuto diritto al suo tappeto rosso, dato che stava per essere scalfita da centinaia di ruote furiose tra qualche istante. Come se i dirigenti avessero voluto che la ricchezza del Principato scoppiasse davanti agli occhi di tutti.
Tutto ciò era di gran gusto e faceva sognare Naëli.
Come prima corsa, era abbastanza lusinghiera.
Bandiere di ogni tipo sventolavano di qua e di là per incoraggiare i concorrenti. Corridori di Kur, Hoz, Sarmajor, Galbi, Nirvûn, Kelebetokey e Sarkoth, ogni Principato forniva la sua squadra di partecipanti entusiasti. Ce n’erano pure che venivano dalle isole più lontane, al di là dei territori conosciuti. Tutti ci tenevano a difendere la loro patria. Ma in ogni paio di occhi si leggeva la stessa eccitazione.
La stessa preoccupazione.
Seduta sul sellino posteriore della moto, le braccia intorno alla vita di Joan, Naëli rispose alla domande di quest’ultimo con un accenno del capo poco sicuro e girò la testa a destra, con la sgradevole sensazione di essere osservata.
Uno strano individuo vestito di nero dalla testa ai piedi aveva gli occhi rivolti su di lei. Era al volante di una macchina profilata e dinamica tenebrosa dai fianchi sottili e la carrozzeria minacciosa, che le fece venire i brividi alla schiena.
Dei teschi inquietanti affioravano dalla scocca della vettura.
“Qualche concorrente dovrebbe essere eliminato per il suo aspetto” pensò lei. Non era per niente rassicurante. Lo sguardo dell’uomo era…malvagio.
Riportò l’attenzione sulla strada, a disagio. Il porta parola degli organizzatori, che rispondeva al nome di Yoklavin Seth, aveva parlato di questa squadra poco prima, quando aveva fatto le presentazioni. Dei nativi di Nirvûn, a quanto pare, che avevano già partecipato numerose volte. Era la squadra del Seghetto da Carne, la squadra numero due. “Diffidiamo di da questi qua, sono degli esperti”, aveva detto Joan.
Considerò per un attimo il loro veicolo, il Lupo di mare. Era una moto valorosa che Joan aveva truccato per renderla più veloce di un lampo. Doveva il suo nome al muso del lupo scolpito nel metallo che sormontava la ruota anteriore, prolungato da delle lastre bianche ondulate che evocavano le onde impetuose. Una serie di reattori più o meno voluminosi uscivano dalla sua parte posteriore e spingevano il veicolo con forza. Sui suoi fianchi era incisa una grande E, come per? Esploratori, il nome della squadra di Naëli.
Era un bel veicolo.
Lo sguardo di Naëli vagò verso gli spalti alla ricerca di suo padre. Le aveva promesso che sarebbe venuto. Sapeva da quando lei frequentava Joan che sarebbe finita sulla pista. E si era preparato a questo. Non dovette scrutare per molto tempo le fila di spettatori. Era là, gesticolante nel vuoto come se non sapesse cosa fare con le sue braccia, i suoi occhiali così vicini all’estremità del naso che minacciavano di cadere da un momento all’altro.
Naëli rise nervosamente.
Suo padre era un grande uomo.
Ma l’angoscia era troppo forte perché lei non si concentrasse. Era semplicemente felice che lui fosse venuto dal lontano Principato di Sarmajor.
Fece un bel respiro, poi riaggiustò con calma i suoi occhiali rotondi sul casco e si preparò alla partenza.
Non c’era più spazio per l’esitazione ormai. Aveva preso la sua decisione da molto tempo.
Era troppo tardi per tornare indietro.
Al disopra di lei, in una cabina rotonda che sorvolava la pista, Yoklavin Seth prese di nuovo la parola:
-Concorrenti, concorrenti! La corsa è sul punto di iniziare. Le presentazioni sono fatte, ma i giochi devono ancora iniziare! Ognuno di voi può guadagnarsi un posto sul podio e scrivere il proprio nome ai fianchi delle leggende della Coppa! Oggi, i nostri generosi sponsor hanno fatto il tragitto dalle loro terre di origine per assistere al lancio della nona edizione. Signori e signore: I Principi commercianti!
Naëli dovette alzare la testa per scorgere le siluette che avanzavano sulla pista davanti ai primi concorrenti. E anche così, non arrivò a distinguere i loro volti. La voce amplificata di uno di essi arrivò alle sue orecchie. Quella di un uomo che aveva l’abitudine di governare.
- Sono il Principe commerciante Vesperil, governatore di Sarkoth. Parlerò a nome di tutti i miei confratelli qui riuniti. Aspetto un grande rispetto da parte di tutti i concorrenti. Un rispetto per gli altri, ma anche per le contee che attraverserete. La Coppa è un evento sacro, non dimenticatelo! E non lasciatevi ingannare, l’aspetto accogliente di Sarkoth nasconde numerosi intrighi…
Fece una pausa mentre la folla lo acclamava ancora più forte di quando le squadre erano state presentate poco prima, prima di concludere:
- Buona fortuna a tutti.
Ci fu un breve momento di silenzio, che Naëli interpretò come la risposta dei Principi commercianti, poi Yoklavin Seth riprese la parola dall’alto della tribuna con un sorriso:
-Pronti alla partenza…
Una piccola creatura avanzò davanti a lui tenendo una bandiera.
Cinque.
Quattro.
Tre.
Due.
Uno.
Il rombo di decine di motori furiosi riempì l’atmosfera mentre il centinaio di concorrenti partì rombando sotto gli urli del pubblico in delirio.
- Che la corsa cominci!
2
La competizione favorisce l’individualismo? Perché se essa riposa su una messa in concorrenza con degli avversari, essa si appoggia anche sul sostegno degli alleati. Chi può vantarsi di avere un giorno vinto da solo? Allenatori, Compagni, quelli che contribuiscono a un successo sono eminentemente più numerosi di quelli che si oppongono. La competizione non favorisce quindi la cooperazione più che l’individualismo?
NejimPalador, La prova
La partenza fu più delicata del previsto. Joan aveva dato un grande colpo di acceleratore alla partenza, ma Naëli aveva paura che non fosse sufficiente per prendere un distacco. Contavano sulla piccola taglia del Lupo di Mare per anticipare i concorrenti più pesanti e più grossi fin dai primi istanti di corsa. Dato che, effettivamente, erano tra i più piccoli. Intorno a loro non c’erano grossi apparecchi e imponenti macchine.
Tuttavia,