nni Mongiovì
IL CERCATORE DI CORALLI
Regnum
Sullo sfondo: cattedrale di Palermo, decorazioni dell’abside; XII secolo.
Copyright © 2020 Giovanni Mongiovì
A Valentina e ai suoi sguardi...
A Tommaso, piccola anima che non indossa maschere...
PARTE II - NELLA RETE DELL’INGANNO
Cronologia dei sovrani di Sicilia
Regnum - Le tessere del Paradiso
Capitolo 1
Tarda primavera 1148, Balermus1
Non sono molte le parole che finiscono per contenere un significato intrinsecamente specifico quando sono spogliate di ogni susseguente descrizione. Ad esempio, se parliamo del "dio dei mari" è chiaro che ci riferiamo al pagano Poseidone. Ma se spogliamo della sua specificazione l'appellativo "dio", è subito palese che stiamo parlando del Dio delle grandi religioni monoteistiche. Proprio da quest'esempio, il più eccelso, comprendiamo quindi che il privilegio di essere considerati qualcuno o qualcosa per antonomasia riguarda solo una piccola ed esclusiva rosa di nomi e attributi.
Tale privilegio fu concesso anche al termine Regnum. Non che il Regnum Siciliae fosse l'unico esistente, ma a causa di grandezza e splendore finì per essere annoverato tra i contemporanei della sua fondazione come il Regno per antonomasia. Creazione di Ruggero, figlio dell'omonimo Conte che aveva strappato la Sicilia ai saraceni, il Regno divenne l'icona dello splendore e del cosmopolitismo. Crogiolo di razze e culture, esso sbalordì i viaggiatori stranieri per la fertilità delle sue terre e la bellezza della sua capitale.
L'aspetto più esemplare del Regnum andava tuttavia ricercato nell'esercizio del potere di Re Ruggero; un sovrano europeo che vestiva all'orientale e si attorniava di eunuchi mori come funzionari di stato. Mentre infatti l'Europa sperimentava più pienamente il sistema feudale, Ruggero regnava alla maniera dei re-sacerdoti delle epoche antiche, sedendo in chiesa più in alto degli stessi vescovi e precludendo perfino l'autorità del papa nei suoi territori. Mentre infatti il mondo cristiano prorompeva per la seconda volta nel grido "Dio lo vuole!" e si gettava nel massacro delle guerre sante, il Regno diveniva un esempio atipico di tolleranza.
Ruggero dimostrava di disinteressarsi del sangue degli infedeli e dei meriti per il Paradiso non perché fosse poco cristiano, ma perché la ragion di stato e la convenienza lo portavano nell'opposta direzione. Aveva sdegnato i re d'Europa, suoi pari, che in quegli anni avevano ricevuto la croce dei cavalieri diretti in Terra Santa dalle mani di Bernardo di Chiaravalle. Aveva ritenuto infatti di dover preservare il suo esercito, composto nella quasi totalità da saraceni2 e convertiti, e la sua formidabile marina per altri scopi. Mentre infatti tutti i sovrani della cristianità marciavano verso levante per la riconquista di Edessa3 e la difesa di Gerusalemme, e altrove si adoperavano per la liberazione di Lisbona, egli si impegnava ad espandere i territori del Regno oltre i suoi confini. In quegli anni i siciliani strappavano l'isola di Corcira4 all'Impero d'Oriente e saccheggiavano perfino Atene; si sarebbero spinti oltre l'umanamente concesso, arrivando a scoccare frecce contro le finestre dell'Imperatore nell'inviolabile Costantinopoli...
In molti definivano Ruggero un mezzo infedele e una sorta di sultano cristiano per via dello stile di vita della corte palermitana e dei numerosi islamici di cui si serviva per l'esercizio del potere. Aveva infatti un harem composto da donne siciliane, calabresi, lombarde, franche e saracene d’Africa, il quale, similmente a quanto avveniva nei palazzi orientali, era sorvegliato da eunuchi. Inoltre, il suo primo ministro si chiamava Emiro degli Emiri e i suoi ministeri erano i dīwān5, gestiti alla stessa maniera di quanto avvenisse sotto il dominio saraceno. Insomma, tutto nel Regnum aveva un sapore esotico!
Nonostante questo, sebbene i suoi motivi andassero al di là del fervore religioso del periodo, Ruggero credette bene che i tempi fossero maturi per espandersi a sud, nell'Ifrīqiya6 saracena.
Ci aveva provato più di vent’anni prima, quando non esisteva ancora il Regno, ed allora i siciliani avevano portato a casa una sonora sconfitta, la quale aveva fatto rallegrare l'Islam e ispirato i poeti delle corti africane. Adesso però Ruggero si era fortificato ed era ricco come nessuno in tutta l'Europa cristiana. Per di più l'Africa degli ziridi7 attraversava