amica dicendole che stava tornando in hotel e invitandola a godersi la passeggiata con il suo bel principe americano. Per una volta, era lei ad avere conseguito un appuntamento con un uomo.
“Madame Riopel, giusto?” chiese un individuo dietro di lei, in francese.
Charlotte alzò la testa e riconobbe Gabriel, l’uomo dell’ascensore. Era un po’ troppo ben vestito rispetto alle altre persone presenti nel posto, ma non sembrava preoccuparsene troppo. Sorrise e girò leggermente la testa verso di lui.
“Gabriel Jones! Il mondo è veramente piccolo!” rispose Charlotte ridendo.
“Molto piccolo. E guardi che non l’ho seguita!” scherzò lui alzando le mani in difesa.
“Per mia fortuna! Non mi sarebbe piaciuto sentirmi pedinata”, ribatté lei ridendo di nuovo.
Emma aveva ragione. Era un uomo molto attraente. Soprattutto quando sorrideva possedeva un carisma impressionante di cui probabilmente non era consapevole. Le chiese se poteva sedersi sullo sgabello vuoto accanto al suo e lei accettò volentieri. Un po’ di compagnia le avrebbe fatto bene e, soprattutto, era qualcuno che parlava la sua stessa lingua.
“La sua amica se n’è andata?”
“No. È con l’uomo che le ha dato appuntamento stasera. Penso che stiano camminando sulla spiaggia o facendo qualcos’altro”, rispose lei strizzando l’occhio a Gabriel.
Lui sorrise, comprendendo l’allusione della giovane donna. Trovava Charlotte molto divertente ed era particolarmente rinfrescante dopo aver trascorso due giorni in compagnia di colleghi medici che parlavano solo di argomenti difficili legati alla loro professione. Charlotte vide da lontano il cantante della band che avanzava nella loro direzione.
“È qui per affari o per piacere?” chiese Gabriel dopo aver ordinato una birra.
“Affari. Sono una redattrice di Style Magazine. E lei? Piacere?”
Lui rise. Lei gli lanciò uno sguardo divertito.
“No. Lavoro. Se fossi qui per divertirmi, non sembrerei un manichino come ora, nel mio abito da impresario delle pompe funebri.”
Charlotte fece la bocca a forma di O, sorpresa da quello che aveva appena udito. Non riusciva a nascondere le sue emozioni, era troppo espressiva.
“Lei è un imbalsamatore?”
Non avrebbe mai immaginato che lui potesse esercitare un mestiere così macabro.
“No. Medico. Preferisco aiutare i vivi. È sempre più rasserenante per l’anima salvare una vita. Pensava davvero che fossi un becchino?”
Charlotte si mise un pugno sul mento e lo osservò per qualche secondo, con aria pensosa.
“Solo che ha un aspetto troppo serio, direi.”
Una mano si posò sulla spalla di Charlotte. Si voltò e vide il cantante della band, che si era esibito sul palco dall’inizio della serata.
“Ciao, io sono Ryan.”
I suoi occhi marroni, quasi neri, cercavano quelli di Charlotte, che li evitavano.
“E a me non interessa”, rispose subito, voltandosi di nuovo verso Gabriel, con cui stava conversando.
Il giovane rise nervosamente. Non era abituato a essere trattato in quel modo. Punto sul vivo, trovò improvvisamente la situazione eccitante.
“Sono l’amico di Ian. Tu sei Charlotte?”
“Sì, sono io. Ascolta, Bryan…”
“Ryan. Non Bryan…”
“Non ha importanza, sto parlando con questo signore. Un gentiluomo del mio paesino. È davvero scortese da parte tua interrompere la nostra conversazione”, spiegò lei in un inglese approssimativo che Ryan trovò delizioso.
Gabriel assisteva alla scena, cercando di nascondere un sorriso che apparve ugualmente sul suo viso. Tuttavia rimase in silenzio. Non voleva intromettersi. Charlotte era molto interessante e aveva trovato spiacevole che l’individuo interrompesse la loro conversazione.
“Adesso me ne vado”, disse Gabriel, vedendo che il musicista insisteva.
“La sua birra è appena iniziata”, gli fece notare Charlotte, indicando la bottiglia dell’uomo con il dito.
“Non voglio essere causa di litigi…”
Charlotte scoppiò a ridere. Non conosceva Ryan e non aveva alcuna voglia di conoscerlo. Era convinta che Ian avesse chiesto al suo amico di tenerle compagnia mentre lui cercava, probabilmente, di sedurre la sua migliore amica. E Charlotte non aveva nessun bisogno di compagnia. Era lei a scegliere gli uomini con cui usciva. Non erano certo loro a scegliere lei. O almeno le piaceva crederlo. Era una donna orgogliosa, lo sapeva. Era un suo diritto.
Aveva deciso, dopo la prima rottura amorosa all’età di quattordici anni, che nessun altro uomo le avrebbe fatto del male come quella volta. Si sarebbe comportata come loro, anche se la maggior parte delle donne condannava quel tipo di atteggiamento e di comportamento. Sentiva che, al di là di quella promessa, era bloccata e si proteggeva dall’amore.
“Non devo niente a questo tipo perché non lo conosco”, disse Charlotte dopo che Ryan ebbe fatto dietrofront.
“Una donna con carattere e che sa esattamente quello che vuole! Brava!” esclamò Gabriel.
Charlotte posò il gomito sul bancone del bar e appoggiò il mento contro il palmo della mano mentre fissava Gabriel senza dire nulla. Dopo un po’, lui si mise a ridere imbarazzato.
“È la prima volta che incontro un medico che non è vecchio o noioso. Questo mi fa ricordare che è possibile trovare giovani medici come in Grey’s Anatomy, sparò Charlotte per poi scoppiare a ridere.
Era più forte di lei, le piaceva sedurre. A prescindere da chi fosse la vittima.
“Lo prendo come un complimento. Dovrebbe venire più spesso in ospedale, con me lavorano solo elementi prossimi alla pensione”, rispose lui giocando con la sua bottiglia.
“No! Non mi piace molto l’idea… Evito gli ospedali quando non sono malata, sono pieni di germi.”
“Il tipo con cui è uscita la sua amica a questo appuntamento, lo conosceva già?” chiese Gabriel incuriosito, deviando la conversazione.
Charlotte alzò lo sguardo verso il suo interlocutore di fortuna, colta da un’intuizione. La sua attenzione per Emma l’aveva colpita. Si chiese se la sua domanda fosse davvero disinteressata, dato che, di tutti gli argomenti che avrebbe potuto scegliere, proprio la sua migliore amica aveva tirato fuori.
“No, l’abbiamo incontrato oggi pomeriggio, sulla spiaggia…”
“È prudente lasciarla andare da sola con uno sconosciuto?”
Charlotte fece l’occhiolino a Gabriel, roteando il bicchiere e il ghiaccio sul fondo. Poi affondò lo sguardo in quello del medico.
“Ho la netta impressione che voi due siate fatti l’uno per l’altra… Non ha fatto che assillarmi con la sua paura che potesse essere un serial killer…”
“E ci è andata lo stesso?”
“Forse l’ho spinta un po’… e poi bisogna vivere il presente. Carpe diem! Tutto qui.”
Gabriel bevve d’un sorso il resto della bottiglia e si alzò. Aveva deciso di tornare in albergo. Doveva svegliarsi presto la mattina dopo. Anche se era abituato a dormire per brevi periodi di tempo, era più ragionevole approfittarne per riposare.
“L’accompagno in albergo?” le chiese educatamente.
“Perché no?” rispose Charlotte.
CAPITOLO 3 – APPUNTAMENTO MANCATO
Un raggio di sole penetrava tra le tende della camera d’albergo. Charlotte aprì prima un occhio, poi l’altro. Guardò il letto accanto al suo per assicurarsi che la sua amica fosse tornata sana e salva dalla sua avventura con Ian, ma era intatto. Vedendolo vuoto si sedette