l’aveva travolto, avevano fatto una breve prova e poi lui l’aveva cacciata dalla sua vita.
In realtà lei aveva seguito il suo consiglio, per una volta, ed era andata da Pan per guadagnarsi il suo perdono. Adesso lei viveva con Pan, Katerina e il loro figlio, Leonida, in Grecia con l’ex Satiro Ariston e sua moglie Lily. Lui non poteva vedere la sua famiglia perché lei era lì. Era a dir poco sconvolgente. Dopo essere andata via per così tanto tempo, ora non se ne sarebbe andata più.
Qualcuno fece schioccare le dita davanti al suo viso. “Prestami attenzione quando parlo con te”. Afrodite lanciò un’occhiataccia. “Sai che non mi piace essere ignorata. È così … innaturale”.
“Come quelle estensioni dei capelli?”
Lei ansimò e si sbatté le mani sui fianchi. “Mi piace giocare con gli accessori di bellezza mortali. Sono la Dea dell’amore e della bellezza. Che cosa vorresti che facessi?” Lei socchiuse gli occhi e allungò una mano verso la sua spalla, pizzicando la stoffa con disprezzo. “Che cosa hai sulla maglietta?”
Hermes sorrise. “Vomito essiccato di bambino”.
“Eew!” Lei ritirò la mano così in fretta che pensò che avrebbe perso l’equilibrio con quelle scarpe, adatte per un negozio di costumi di Halloween.
“Qual è il problema? Anche tu hai avuto figli”. Amava prendere in giro la sua sorellastra perché era una persona davvero odiosa. Amore e bellezza. “Tutti quei bambini che hai generato con Ares che hai sfoggiato davanti a tuo marito che hai abbandonato nel regno mortale quando l’Olimpo ha chiuso i battenti”. Quando il pantheon cessò di essere adorato, Zeus rese il regno accessibile solo a quelli che già lo erano al tempo. Efesto era rimasto nella sua fucina nel regno umano, mentre sua moglie continuava la sua relazione con Ares. I loro figli vivevano nell’Olimpo, ma lei li rivendicava solo quando le faceva comodo.
Afrodite emise un suono disgustato nella parte posteriore della gola. “E’ per questo che ho dei domestici”.
Non si trasmetteva amore con le braccia fredde e insensibili degli estranei. Lui roteò gli occhi e la spinse da parte, avvicinandosi al trono. Oltrepassò Demetra e represse l’impulso di abbracciare sua zia che amava così tanto sua figlia da far diventare il mondo un inverno quasi eterno al pensiero di perderla. Ancora una volta, si ritrovò a sbuffare per l’abbandono di Pan da parte di Hybris e dovette cancellare quei pensieri dalla sua testa. Si è scusata. Sta cercando di rimediare al suo errore.
Lui sollevò la testa per rivolgersi a Zeus e lo scrutò. Lui si stava massaggiando le tempie mentre Era sorrideva come se le piacesse il disagio di suo marito. Probabilmente era così. Era un segreto mal gestito, il fatto che lei era in collera con Zeus per tutti i bambini imbroglioni e bastardi che aveva messo al mondo e Hermes stesso era uno di loro. Il problema era che le piaceva di più essere la Regina del suo popolo.
“Ti c’è voluto molto tempo per arrivare qua”, disse Zeus aprendo gli occhi scuri per fissarlo con uno sguardo. I suoi capelli neri erano grigi alle tempie, ma sembrava ancora molto più giovane di quanto i mortali credessero che fosse. Rasato, carnagione abbronzata, di solito Zeus indossava abiti su misura adatti all’era moderna, tranne quando si trovava nell’Olimpo. Ora, era adornato di vesti bianche setose rifinite con filo d’oro. La fibula che teneva insieme la stoffa alla spalla aveva la forma di un fulmine. Di solito, quando lo indossava, Hermes si lanciava in una versione di “Greased Lightning”, ma poiché era stata una brutta giornata per suo padre e praticamente per l’intero pianeta, si trattenne.
Agitò la mano per rispondere all’osservazione di Zeus. “Sembravi occupato, quindi ho aspettato”. Si guardò attorno in modo esagerato, girando a destra e sinistra. Poi annuì e emise rumori di approvazione e uno schiocco con la sua lingua.
“Che cosa stai facendo?”
“Io?” chiese innocentemente. “Sto ancora aspettando, ovviamente, che tu smetta di essere occupato. Guarda tutte queste persone”. Fece un gesto. “E sai una cosa? Sono offeso dal fatto che tu credi sempre che stia facendo qualcosa di riprovevole per meritare quel tono negativo nella tua voce”. Non era entrato in modo spettacolare, ma nemmeno poteva controllarsi nonostante le circostanze terribili.
Le sopracciglia di Zeus si restrinsero pericolosamente. “Hermes…”.
“Allora, dov’è Apollo?” cambiò argomento. Zeus lo aveva convocato quando il cielo stava iniziando ad oscurarsi. Aveva letto il messaggio di Zeus e, francamente, era più preoccupato che Calix venisse torturato. Tuttavia, poiché anche Apollo non c’era, e ad Hermes non gli avrebbe accordato il permesso di cercarli entrambi perché era stato redarguito di recente, avrebbe voluto risparmiare a suo padre tutte queste preoccupazioni. “Sta cercando di adattare il suo ego tronfio al carro del Sole?”
Con Helios scomparso, Apollo era destinato a occupare il posto del Titano per far girare il mondo, per così dire. Ogni ordine di immortali aveva una coppia in sostituzione di quelli precedenti quando il loro tempo terminava. Tranne Apollo e Artemide che avevano avuto il permesso di vivere nel lusso, i Titani avevano continuato a fare il lavoro contro la loro volontà. Artemide non era al tempio quando lui era arrivato, il che non era da lei. Forse era stata costretta a portare le redini del carro al posto del suo gemello.
Mentre la domanda di Hermes continuava a restare sospesa nell’aria, le chiacchiere degli Dei dell’Olimpo si zittirono. Essi non si preoccupavano mai di ciò che Zeus aveva da dire, ma volevano valutare la reazione di Hermes. Non che fosse la prima volta. Per fortuna tutto quello che aveva intenzione di fare era prendere in giro suo padre.
“Apollo è scomparso”, affermò Zeus mentre si sfregava la fronte. “Te l’ho detto”.
“Scusa, cosa?” Si chiuse l’orecchio nella mano a coppa e si sporse in avanti. “Puoi ripetere? Sembra che tu abbia perso sia il Titano sia il Dio che erano legati al Sole. Com’è potuto succedere?”
Zeus digrignò i denti. “Hai letto il messaggio fino in fondo?”
“Forse Helios e Apollo hanno confessato il loro amore reciproco e sono fuggiti. Gli umani sarebbero elettrizzati. Amano la storia d’amore proibita tra due uomini”. Batté le mani e poi sollevò il palmo della mano destra accanto a quella sinistra come se stesse tenendo un libro aperto. “Amanti stellati, uno un Titano, l’altro un Dio dell’Olimpo. La fiction sarà una stravagante spazzatura”.
Zeus si alzò in piedi, l’elettricità crepitava nell’aria intorno a lui. I capelli di Hermes si drizzarono dritti mentre il Re degli Dei alzava la mano e afferrava un lampo sfrigolante dal nulla. I suoi occhi solitamente scuri si schiarirono e brillarono di potere, luminosi e pericolosi. “Non testare la mia pazienza, Hermes. Non è una cosa su cui scherzare”. Zeus alzò lo sguardo sul resto degli Dei e delle Dee e gridò: “Lasciateci!”
Mentre gli altri uscivano, Hermes fissò suo padre. Era indugiò sulla soglia, ma alla fine scomparve dietro l’angolo. Probabilmente rimane ad origliare. Suo padre usava l’intimidazione per farsi strada e, sin da quando era un ragazzo, Hermes l’aveva sempre spinto oltre il limite. Zeus era a uno di quei limiti in quel momento, quindi qualunque cosa fosse successa agli immortali, non poteva essere buona.
“Sai dove sono?” Hermes ammorbidì il tono, lasciando cadere le sue intenzioni. “Possiamo forse andare a prenderli?” La domanda era lui poteva interferire? Di solito quella risposta iniziava in N e sfiniva con una O grande, grassa e clamorosa.
Zeus si strofinò il viso con una mano e si sedette sul trono. “Perché non l’ho previsto?”
Entrambe le divinità del Sole sparite? C’erano così tante battute su luce e oscurità che avrebbe potuto sparare, ma controllò quell’impulso. Zeus non aveva messo via il fulmine. Non che importasse; lui era troppo veloce perché un fulmine lo colpisse. Tuttavia, oggi non voleva metterlo alla prova se poteva evitarlo.
“Apollo è stato il primo a scomparire”, spiegò Zeus. “Aveva detto ad Artemide che se ne sarebbe andato, ma in qualche modo Helios ha capito che Apollo non lo poteva più controllare. Deve aver avuto un posto dove nascondersi per quando se ne fosse presentata l’occasione perché non riusciamo a